Retroscena Conte e i giocatori: cosa è successo nel confronto di Napoli dopo il crollo con il Psv
EINDHOVEN (Olanda) - La chiave dell’analisi che anche Conte e la squadra hanno fatto ieri al rientro dall'Olanda, in un’ora di riunione schietta e articolata al centro sportivo con analisi al video della partita, è unica: il gruppo ha due strade davanti a sé, tirare tutto fuori e reagire già sabato con l'Inter prima che la crisi diventi nera oppure continuare a vivacchiare facendo finta di credere che Eindhoven, per quanto inaccettabile, sia stato solo un brutto episodio. La certezza, conoscendo il valore e l'orgoglio di Conte e le indiscutibili qualità morali dei suoi giocatori, sintetizzate nell'atmosfera di assoluta mestizia dopo il 6-2 con il Psv, è che hanno scelto la prima. Lo schianto olandese, un tonfo sorprendente nonostante i segnali di flessione, può stendere la belva feroce e fiera che ora guaisce trasfigurata e confusa, ma può anche ridestarla. Perché è di questo che si tratta: il Napoli, al momento, non c'è. Ha perso certezze e riferimenti, non sa più reagire o blindare un vantaggio. O forse non c'è più quello di un anno fa e bisogna rigenerarlo perché sono cambiati i tempi, il modulo, i giocatori e le motivazioni, e tutti, dall'allenatore all'ultimo arrivato, devono adeguarsi attraverso la consapevolezza e l'autocritica. Individuali e di squadra. Conte ha centrato il punto: "Me ne infischio della gloria individuale, il bene supremo è il Napoli". De Laurentiis ha sposato la sua linea: serenità e identità di pensiero. A cominciare dal discorso sulla pazienza e i tempi di inserimento dei tanti nuovi arrivati.
L'umore nel Napoli
Le responsabilità del crollo, inaugurato con il Milan e completato con il Psv attraverso 3 sconfitte nelle ultime 5 partite, sono collettive ed estendono le ombre a tutti i livelli: la novità tattica, il calo di qualche senatore, il peso delle assenze da Lukaku in giù, il logorio psicofisico, la gestione della preparazione, l'innesto dei nove acquisti e lo scarso apporto di almeno sette su nove. Con tracce di malumori personali impensabili fino a poco fa. Il Napoli non è più l'icona del concetto di squadra. In campo è palese, i risultati impietosi: la miglior difesa d'Europa era inespugnabile per il sacrificio e l'applicazione di ognuno, mentre oggi è un colabrodo. Numeri: 21 gol subiti in 10 partite tra campionato e Champions, 6 nelle ultime 8 e 11 nelle ultime 5. La fragilità e la rassegnazione di Eindhoven, contro un discreto Psv all'improvviso inarrestabile, hanno ricordato la Verona di un campionato fa. Conte non aveva mai subito una sconfitta del genere e ora dovrà guardarsi allo specchio con i suoi giocatori per tornare un corpo e un'anima dura come l'acciaio, rinfrescando un'aria all'improvviso pesante. Le responsabilità sono collettive, ma bisogna essere subito costruttivi: antipatico perdere il primo posto in Serie A, tremende l'onta e l'umiliazione d'Olanda, ma c'è tutto il tempo per tornare a correre in campionato e acciuffare i playoff in Champions. E per quanto l'Inter possa sembrare il peggior avversario possibile, in grande forma e in crescita, potrebbe anche diventare il migliore pungolando l'orgoglio: il Napoli s'è sempre rialzato dopo le cadute. Era questo, il Napoli di Conte: e sabato può dimostrare di esserlo ancora.
La gestione delle difficoltà
Le difficoltà anticipate dal tecnico in ritiro e approfondite prima di Fiorentina-Napoli, forse l'ultima partita dominata e divorata con la fame di un tempo, sono arrivate puntuali: non era un pianto preventivo. Ma ora deve risolverle e curare le ferite: la squadra sembra confusa, vittima di un logorio fisico e mentale che va gestito tra carichi e pressioni. Il doppio impegno riempie e svuota e i numerosi infortuni sono un segnale, un allarme. E sono concause del crollo: Rrahmani e Lobotka, ad esempio, sono pilastri fondamentali per il gioco e gli equilibri e a questo punto insostituibili. Finora sono stati poveri anche l'impiego e l'impatto dei nuovi, ad eccezione di Hojlund e De Bruyne: se i nove di cui parlava Conte hanno soltanto complicato gli equilibri interni, beh, vorrebbe dire un mercato sbagliato, ma è troppo presto per lanciare tutto dalla finestra. Anzi, sarebbe capestro: l'isteria non fa che peggiorare.
