Anguissa, il cannoniere che viene da lontano

Zambo è diventato il cavaliere nero della leggenda: per il Napoli un privilegio
Mimmo Carratelli
4 min

Con quella grande faccia da madonna bruna, le trecce rotanti da guerriero antico, le gambe possenti di quelle che solcano gli altipiani camerunesi, Frank Anguissa, Zambo, questo suono iberico che ne esalta la forza, piega l’erba al suo passaggio imperioso, piega l’avversario che non gli resiste, piega il destino delle partite, scuote l’aria correndo, scuote la rete calciando il pallone alla fine della sua avventura corsara, l’esecuzione finale del suo dilagante tragitto. Anguissa riempie le partite e il cuore dei tifosi azzurri. Riempie il campo. È una presenza che dà coraggio ai compagni e tormenta gli avversari che cedono alla sua corsa, che lo inseguono inutilmente, che si arrendono alla maestà del suo gioco imponente. E’ il leone che avanza nella savana del football. E’ il cavaliere nero della leggenda di Re Artù. E’ il pistolero del western pallonaro. Giunge a Napoli, che sono ormai quattro anni, dall’umidità di Fulham, un sobborgo londinese in un’ansa del Tamigi, e dalle mestizie del Fulham scivolato in una retrocessione senza scampo. Frank Anguissa porta con sé la forza di un paese immenso, l’Africa equatoriale, fra il deserto e l’Atlantico. Un regale emigrante del pallone fra Marsiglia, la Spagna, l’Inghilterra sino all’approdo finale nel golfo azzurro e nel primo Napoli di Luciano Spalletti fra Osimhen e Koulibaly, Lozano e Zielinski, Lobotka e Insigne. Si annuncia l’anno successivo con un gol al Liverpool in Champions e una “doppietta” al Torino, i primi fuochi di un cannoniere occulto, attaccante a sorpresa con Conte, cannoniere scelto. Straripante nell’ultimo gol all’Inter, la corsa veemente per cinquanta metri, tagliando il campo dal centro a sinistra, col codazzo di tre interisti che non riescono a fermarlo, l’ultimo scatto e la conclusione da centravanti di lunga carriera, un tiro abile e implacabile. Anguissa è il bomber che viene da lontano, dalle risacche del centrocampo, dalla giungla della trequarti, dove bisogna mordere e fuggire, contrastare e partire.

E’ la nuova vita di Zambo, angelo nero nelle aree avversarie quando sta nella mischia dei sedici metri e improvvisamente mette le ali e si innalza per il colpo di testa sovrano e vincente, oppure avvoltoio che piomba davanti al portiere dopo la lunga corsa nella terra propizia dove nasce il suo improvviso furore di cannoniere. Porta con sé il vento caldo dell’Africa, i muscoli guizzanti di una razza primigenia, il cuore di un continente doloroso e antico. Frank Anguissa è il messaggero che viene dalla culla del mondo, dove l’uomo si è eretto e ha corso per la prima volta e dove la vita è fatica, umiliata e ribelle, prodigiosa nel contrasto alla natura e agli uomini, fiera e mai sottomessa. Anguissa è l’Africa delle fiere indomabili. Frank Anguissa è la Forza, è l’Anello del Signore degli anelli, è la spada fulminante di Gandalf. E’ il giocatore che con la luce abbagliante del gol riscatta una vita da mediano a recuperar palloni. Ha una eleganza sontuosa, una forza sorniona, una magnificenza da corsaro nobile. Non umilia l’avversario, non l’abbatte, ma lo sorprende e lo stacca. Negli anni, Anguissa è diventato un giocatore a tutto campo. Esce dalla trincea dei guardiani della terra di mezzo per l’assalto alla fortezza avversaria. Corre e si apposta. Dilaga da destra a sinistra. Ha un passo deciso, una corsa intelligente, quasi invisibile perché improvvisamente è là a disgregare le difese, ospite inatteso e risolutore. Protagonista dei due ultimi scudetti. Ed è un ragazzone dalla vita tranquilla, Frank, casa a Posillipo e pallone. Esce di rado, tre figli, “i miei pilastri”, Dayana l’ultima nata, e la moglie Patricia dalla grande capigliatura rasta attorno a un viso dolcissimo. Un uomo quieto e sereno sulla soglia dei trent’anni, prossimi a festeggiarli il 16 novembre, sotto il segno dello Scorpione, istinto, tenacia , passione. 


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