C'è un De Rossi all'Akragas. «Un cognome che pesa»

Andrea, cugino del Daniele della Roma, fa il difensore in Lega Pro: «Sono un terzino destro veloce che ama spingere. Mi piacciono Maicon e Sergio Ramos»
C'è un De Rossi all'Akragas. «Un cognome che pesa»
Daniele Liberati
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ROMA - La grinta di chi dà sempre tutto in campo, lo sguardo fiero e quella inconfondibile barba bionda. Semplicemente Andrea De Rossi. Non un cognome qualunque, soprattutto nel mondo del calcio. Cugino di Daniele, bandiera della Roma e della Nazionale, Andrea fa il difensore ed è appena tornato all’Akragas dopo una parentesi poco fortunata di sei mesi a Catania. «Con i rossoazzurri non so cosa non abbia funzionato. Ho firmato per due anni ma poi mi hanno messo fuori lista. Io mi sono sempre allenato, ma ho messo insieme solo due presenze in Coppa Italia. Per questo sono tornato all’Akragas (dove ha già collezionato in due anni 54 presenze e 2 gol, ndr) con grandi motivazioni. Ho una voglia impressionate di scendere in campo e rimettermi in gioco. E poi qui c’è mister Rigoli che mi ha lanciato, per me è una sorta di maestro. Gli devo tanto». Andrea scalpita, vuole aiutare i biancazzurri in un finale di stagione che si preannuncia un po’ più difficile dopo i tre punti di penalizzazione inflitti per l’inchiesta “Dirty Soccer”. L’Akragas ne ha ora 19, dietro ci sono soltanto Ischia, Martina e Lupa Castelli. «Ma siamo una squadra che ha le potenzialità per salvarsi ad occhi chiusi – sottolinea De Rossi - Abbiamo giocatori veramente bravi a partire da Di Piazza, Madonia, Zibert e altri. Siamo superiori a tanti nostri avversari. È vero, siamo nella zona calda della classifica. Il nostro primo pensiero è sicuramente quello di evitare i play out e mantenere la categoria. Obiettivi personali? Ogni bambino sogna di giocare ai massimi livelli con la propria squadra del cuore, poi quando cresci ti accorgi che non è facile come credevi. Adesso io penso solo a fare bene nell’Akragas, impegnandomi al massimo. Poi vedremo che succederà».

IL RAPPORTO CON DANIELE - Andrea è un De Rossi doc. Classe ‘94, nato a Ostia (a pochi chilometri da Roma) e una somiglianza fisica davvero notevole con suo cugino. «Chiamarsi De Rossi è stato un peso, è un cognome importante – racconta Andrea - Bisogna impegnarsi e faticare il doppio. Con Daniele ho un rapporto bello, da cugino. Ci vediamo durante le feste. Ho un ricordo bellissimo legato a lui: quando ero nel settore giovanile della Roma giocammo un’amichevole col Parma all’Olimpico prima della partita di serie A. Una grande emozione. Sia Daniele che mio zio Alberto mi sono stati vicini specie in questo ultimo periodo. Mi hanno aiutato a non perdere gli stimoli. Con mio zio non parliamo di tattica, anche se è un allenatore. Cerca di non mettersi troppo in mezzo e mi lascia fare. Il mio ruolo? Sono un terzino destro, anche se mi è capitato di giocare centrale. Diciamo che mi trovo bene in tutte e due le posizioni. Ho le leve lunghe e il baricentro alto. Sono veloce e mi piace spingere con le sovrapposizioni. Mi piacciono Sergio Ramos e soprattutto Maicon. Quando stava bene era uno dei più forti, giocava con una serenità incredibile».

DA ROMA ALLA SICILIA - Tifoso della Roma («Forse prima ero un po’ più accanito, ma comunque la seguo con attenzione. Ora ci stiamo riprendendo e speriamo che le cose vadano meglio») e prodotto del settore giovanile giallorosso («Ho giocato lì sei anni fino agli Allievi nazionali»), Andrea si è integrato benissimo in Sicilia. «Non me lo sarei aspettato di venire qui. C’ero stato solo uno volta in vacanza, ma a Cefalù. I siciliani sono bravissime persone e mi trattano come un figlio. Qui è bellissimo, sembra che non esista l’inverno. La temperatura non scende mai sotto i dieci gradi e il mare è stupendo. Meglio di Ostia? Qui è un’altra cosa (dice ridendo, ndr). E poi c’è la Valle dei Templi. L’anno scorso sono andato due volte a vederla. È una meraviglia, di notte quando è tutta illuminata è davvero stupenda. È chiaro però che Roma è Roma, mi manca. Quando l’aereo atterra a Fiumicino senti subito l’aria di casa. Di notte poi è uno spettacolo. Un vero museo a cielo aperto». Parola di De Rossi.


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