© Bartoletti
ROMA - I sussurri corrono veloci. E lui li ha sentiti. «Non segna più, è in parabola discendente, non sta in piedi». Poteva reagire bene, poteva reagire male. Ha scelto la prima via, quella del lavoro silenzioso e un po’ rabbioso: Edin Dzeko ha scaricato in rete due palloni nella partitella infrasettimanale a squadre miste giocata a Trigoria, offrendo segnali di stabilità ed efficienza a Spalletti in vista della partita di domani contro il Carpi. E’ il suo modo di presentare la candidatura a centravanti, un ruolo ma anche una filosofia, nella Roma che cerca di piazzarsi in zona Champions.
carica. Una doppietta in famiglia non vale niente per le statistiche e neppure riabilita un calciatore agli occhi dei tifosi. Ma è una vampata di autostima per un atleta frustrato: guadagna da fuoriclasse ma gioca da figurante. Non segna su azione in campionato dal 30 agosto (Roma-Juventus 2-1), non segna in assoluto dal 24 novembre (Barcellona-Roma 6-1). Dopo un buon inizio di stagione si è smarrito nelle sue incertezze, prendendosi più volte la responsabilità dei suoi errori senza però mai riuscire a superarli.
INCROCIO - I suoi guai, guarda caso, sono cominciati proprio in occasione della partita d’andata contro il Carpi. Un sabato pomeriggio facile facile, che per lui si è trasformato in ricordo doloroso: il ginocchio che gira dopo un contrasto, la convalescenza, il recupero che non sembra mai completo.