Roma, Pallotta: «Io parlo solo con Totti»

Il presidente giallorosso: «Non dirò niente a nessuno, se non a lui. La lite con Spalletti? Situazioni normali»
Roma, il ritorno di Totti: il capitano raggiunge quota 301 gol in carriera
Roberto Maida
2 min

ROMA - Ha ragione Sabatini: non basta un gol a modificare le indicazioni di un presidente, che è orientato a non rinnovare il contratto a Totti. Ma forse uno spiraglio nascosto da qualche parte, nella ricerca di un accordo indolore, rimane. E James Pallotta, dall’altra parte del mondo, non lo chiude. Preferisce rimandare la questione fino alla stretta finale, che è attesa nelle prossime settimane. «Non sto parlando a nessuno di ciò che dico a Francesco, tranne che a Francesco» ci ha raccontato, appellandosi alla riservatezza che sin dai primi incontri ha preteso. Che la partita non sia del tutto conclusa però lo hanno lasciato intendere sia Spalletti sia Totti, nel giorno della distensione.

Il RAPPORTO - Totti aveva chiesto «correttezza» alla società. E Pallotta sta cercando di accontentarlo, non pubblicizzando i contenuti di colloqui molto delicati che evidentemente non sono finiti. Solo quando sarà evidente che un punto di intesa è impossibile, il presidente gli comunicherà la decisione definitiva. A lui e basta. Totti replicherà a modo suo, rilanciando. Se Pallotta non cambia idea (dai, smetti), in nome di una precisa scelta aziendale, difficilmente lo farà Totti (voglio giocare), in nome di un orgoglio difficile da placare. Sono due posizioni opposte che si basano su due convinzioni diverse. Pallotta, ispirato dal commiato che gli è passato sotto gli occhi di Kobe Bryant, ritiene che a quarant’anni Totti possa essere una risorsa solo come dirigente. Totti invece è sicuro, come ha dimostrato domenica a Bergamo, di essere ancora capace di essere decisivo da calciatore. E allora la separazione, se uno dei due soggetti in causa non accetta la teoria dell’altro, sarebbe inevitabile.

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