Memories Roma,c’è Batistoni parla la difesa

Da Verona come ripiego, sfiorò lo scudetto: «Ero stopper e me ne vanto. Oggi servirei»
Memories Roma,c’è Batistoni parla la difesa
2 min
Marco Evangelisti
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ROMA - Ci sono Juan Jesus in ogni epoca, giocatori scartati da qualcuno, raccolti da qualcun altro, innestati su nuovi alberi, rifioriti. La Roma negli anni settanta ebbe Alberto Batistoni. Fiorentina, Verona, crepuscolo precoce. Andò alla Roma e quasi vinse lo scudetto. «Si misero di mezzo quattro pali. Tutti contro il Torino. Perdemmo due volte 1-0 e arrivammo terzi. Con la migliore difesa, e su 15 gol ne prendemmo quattro con la Ternana».

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Certo, Juan Jesus dev'essere ancora innestato e ancora deve rifiorire. L'altra differenza è che Juan Jesus è brasiliano e Batistoni era l'esatto opposto. «Né piedi particolari né velocità accecante. Però avevo intuito e senso della posizione. In qualche modo arrivavo sempre a chiudere. Su Riva, Boninsegna, Anastasi. Su Chinaglia. Con Chinaglia ci odiavamo in campo quanto eravamo amici fuori».

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ANNI DIFFICILI - La Roma in quegli anni non vinse un bel niente e la Lazio uno scudetto. «Quindi i derby erano incubi. Ma incubi indimenticabili. Venivo da Verona dove si faceva quel che si poteva, ero un pisano trapiantato a Roma. Altro tipo di città, gente diversa. Ho cambiato vita ed è stata una bella vita». Contento di ciò che ha avuto e di quanto ha fatto. Anzi, di ciò che è stato.

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«Uno stopper nel paese degli stopper. Io e Francesco Morini, quello della Juventus. Abitiamo uno accanto all'altro ad Arena Metato, una singolare concentra zione di quei difensori di una volta che non potevano passare la metà campo per decreto dell'allenatore. Io non ho mai segnato in vita mia, adesso tutti nell'altra area a saltare. Il risultato è che oggi  gli attaccanti arrivano a venti o a trenta gol. E che si acclama come miglior difensore italiano Bonucci, un libero in maschera».

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