Su La Repubblica, l'analisi di Enrico Sisti dal titolo: "Da trascinatore a ingombro, quel derby di sette anni fa in cui cominciò il tramonto", con il riferimento alla sostituzione dopo 45' minuti decisa da Ranieri. «Ma adesso torniamo al 2010. E precisamente al derby di ritorno. È lì che comincia ufficialmente l'era delle buggere, è lì che Totti scopre che la più autorevole guida per il paradiso del quarto scudetto, sfiorato sin troppe volte, può trasformarsi di colpo in un ingombro. [...] Pochi giorni dopo Totti allunga il contratto di altri quattro anni, ma già si parla del "dopo".
Ed è lì che Totti si perde. Quando tutti, oltre a lodarne le giocate, che continuano a esserci, s'interrogano su quando smetterà, lui viene colto dall'horror vacui. Cade nella trappola e anche lui comincia a domandarsi: «Che c'è dopo? Cosa farò dopo?». Un tarlo». E chiude: «Il talento dei grandi è un patrimonio planetario. Ma non dura mai abbastanza. La testa stacca, l'anima no, si ribella, vuole ancora giocare, a dispetto dei santi e dei tendini. Al corpo restano l'arte e la magia, ma la forza di esprimerle non ci sono più».