ROMA - Sta finendo male, malissimo. Non è giusto affermare che la Roma sia ostaggio di Manolas, perché Manolas è un giocatore che ha firmato un regolare contratto con la Roma (fino al 2019) e ha diritto di scegliere se accettare o meno un trasferimento. Ma le conseguenze del rifiuto allo Zenit San Pietroburgo, che era stato pianificato in tutti i dettagli comprese le visite mediche già prenotate, possono essere fastidiose per Monchi, che aveva già impostato il piano di rafforzamento della rosa con un budget e che invece rischia di dover rinunciare ai 35-40 milioni promessi dal suo difensore più irrequieto.
TENSIONE - Nelle trattative di mercato è meglio non dare niente per scontato ma Manolas è tornato a tutti gli effetti sotto il controllo della Roma. Che adesso deve stabilire se convocarlo per il ritiro di Pinzolo o se lasciarlo a Trigoria con gli altri calciatori che non rientrano nei piani tecnici della società, sperando che Manolas alla fine riveda le proprie posizioni. Difficile, anche perché dalla Russia filtra la furia di Roberto Mancini che era stato rassicurato per telefono dallo stesso calciatore salvo poi essere mollato a un passo dalla firma. [...]
PIANO B - Se Manolas, che è tornato in Grecia per gli ultimi spiccioli di vacanze in attesa della nascita del secondo figlio, non trovasse una sistemazione di suo gradimento, la Roma dovrebbe cambiare i propri programmi. Con due sentieri diversi da percorrere: 1) Monchi in difesa si accontenta di ciò che ha, che è molto, e ridimensiona gli obiettivi per l’attacco visto che ha meno soldi da spendere; 2) torna in discussione la posizione di Rüdiger, sul quale Monchi si era esposto nel giorno della presentazione di Di Francesco («Zero possibilità che vada via»).
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