Questa Roma è un gigantesco pacco sorpresa

L’eccitazione dei tifosi come un Natale a luglio. Sarà la prima vera squadra targata Eusebio-Monchi. E sotto l’albero c’è ancora posto
Questa Roma è un gigantesco pacco sorpresa© LAPRESSE
Giancarlo Dotto
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Più eccitati dei tifosi romanisti di questi tempi ci sono solo i gabbiani la notte a Trastevere quando scendono dai tetti a crivellare i sacchi dei rifiuti che la gente lascia per strada, presagendo di affondare il becco assatanato in un avanzo di amatriciana, un resto di abbacchio o una buccia di cocomero. O, per restare nell’umano, i compratori compulsivi che fanno le ore piccole rovistando come ossessi nei siti cinesi e ordinando le più inverosimili boiate per poi cedere all’oblio, sicché quando le cose arrivano, uno o due mesi dopo, sono arrapanti misteri avvolti in una carta dozzinale. Per restare nel calcio, i tifosi juventini che aspettano Cristiano Ronaldo o i napoletani smaniosi di fare santo Carletto Ancelotti e infilarlo nel prossimo presepe al posto di Gesù Bambino.

La Roma che si ritrova a Trigoria è un gigantesco pacco sorpresa che il popolo romanista non vede l’ora di scartare. Il vantaggio dei tifosi, rispetto ai gabbiani che si ficcano nella porcheria o dei compulsivi che pagano di tasca propria il loro horror vacui, è che non si tratta in questo caso di rifiuti o di cinesi, e che la loro eccitazione, oltre a non essere dispendiosa, ha più a che fare con quella delle creature accompagnate in un luna park rinnovato di sana pianta, dove luci, suoni e insegne sono una promessa di goduria, in certi casi una tentazione ad abbonarsi. Nel caso dei romanisti, la stordente fiera va a compensare la malinconia listata a lutto di una perdita come quella del Ninja, incredibilmente viva e resistente in tempi di calcio suk, o minacciata, vedi Alisson (fossi nella testa di Monchi e di Eusebio ci penserei fino allo sfinimento, per poi buttare, rimpiangendola, la plusvalenza nel secchio, solo riflettendo su quanto la qualità dei portieri sia decisiva in questi mondiali). E’, questa che inizia, la Roma delle tante domande sospese e una sola certezza, definitivamente la Roma di Monchi e di Eusebio, staff incluso, responsabili fino in fondo di quello che è e di quello che sarà. Senza alibi. Immaginando alla Lucio Dalla un Natale a luglio, partirei alla base dell’albero scartando due sagome note e ignote allo stesso tempo, quella di Schick e quella di Karsdorp. C’erano già ma, per motivi diversi, invisibili. Roba da sballo, se, da ombre, diventeranno carne e sostanza. La scatola chiamata Cristante fa anche rima con eccitante. Come giocherà e dove giocherà? E’ stato uno dei centrocampisti più chic della scorsa stagione, aitante, prestante e performante. Lo sarà anche lontano da Gasperini? Domanda sospesa. La storia di Gagliardini all’Inter non incoraggia. Stuzzicano mica poco quelle corpose buste ai margini, nemmeno tanto, dell’albero, chiamate Bianda e Coric. Se saranno tutto quello che promettono di essere, la Roma avrà il nuovo Aldair (ma dico anche Juan) e il nuovo De Rossi (ma dico anche Pizarro, per me sottovalutata parecchio la sua storia in giallorosso) o, male che va, plusvalenze per la cassa. Ma questo non è, in tutti i sensi, affare nostro. Aggiungo Zaniolo, aspettando di sapere se sono ossa da rinforzare in qualche provincia. Di Mirante, Marcano e Santon sappiamo abbastanza, ma la curiosità forte, lo chiamerei auspicio, è di capire se l’ex interista saprà diventare un ceffone a quei poveracci che lo insultano non sapendo nemmeno che faccia abbia lui, non avendone, loro, una in proprio. L’orgasmo da scoprimento (meglio di scoperta) lo troviamo, però, su, all’apice dell’albero, ficcando il naso nelle due scatole (si spera non pacchi) abbaglianti che portano i nomi di Kluivert e di Pastore. Il primo è talento puro. Uno dei pochi figli, forse (per me sicuro), che oltrepasseranno il padre. Avrà la testa giusta per sbarazzarsi di una piazza che trasforma in un nanosecondo la passione in linciaggio? Si combinerà come e quanto con il totem Dzeko? E Ünder? Replicherà in meglio e più continuità? Kluivert a sinistra e Cengiz a destra, magari Schick al centro o dovunque. Non siamo forse nell’adrenalina pura a disco rotante? Pastore ha tutto l’appeal del mondo e anche il passato per gettare i tifosi nell’abisso dell’amore. Avendo anche la giusta età. A 29 anni potrebbe restare a vita, senza finire nell’inceneritore cardiaco delle plusvalenze. O ha ragione Walter Sabatini quando dice che il ragazzo ha talento ma non il cuore per le sfide che contano? Quanto è grande la sua voglia di smentire il pigmalione?

C’è anche una scatola vuota, lassù, senza nome, da lasciare per ora chiusa. Berardi, Forsberg, Ziyech? Chiunque sia, sarà un’altra cupidigia. Ma, sapete una cosa? La mia più eccitata attesa è per la busta più piccola, nascosta tra i rami. Non vedo l’ora di andare a spiarla. Porta il nome di Alessio Riccardi e un numero sulle spalle che, a Roma, è peccato solo nominare, il dieci. Diciassettenne. Diventerà quello che è? Per me, nel giro di due o tre anni, più forte di Pjanic. Se sbaglio, faccio il Terminillo con la Legnano di mio nonno e una borraccia di aceto.

Questa è la Roma che inizia. Una decina di domande appese, confuse all’evocazione. E la febbre più bella, quella della curiosità. Basterà che due o tre di loro (i due Patrick, Kluivert e Schick, Pastore, Cristante o quello ancora di là da venire) si convertano in risposte positive per immaginare una Roma da competizione. Dentro un campionato che si annuncia comunque e ovunque pieno di domande conturbanti. Dalla Juve di Cristiano Ronaldo al Napoli di Carlo Ancelotti, passando per la nuova Inter di Spalletti e Nainggolan e aggiungendo la mai sottovalutabile Lazio di Lotito e Tare. Ne vedremo e saranno belle.


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