Pallotta: «Non me ne vado, ora lo stadio per una Roma al top»

Il presidente della Roma si racconta: «Voglio una grande squadra, abbiamo vissuto un periodo difficile. Con Lazio e Porto ci giochiamo tanto»
Pallotta: «Non me ne vado, ora lo stadio per una Roma al top»© ANSA
Jacopo Aliprandi
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ROMA - «Prima di diventare il presidente della Roma avevo i capelli, ora li ho persi quasi tutti». È dura fare il patron di un club di alto livello, soprattutto quando cerchi di arrivare a determinati obiettivi. James Pallotta ha testato sulla sua pelle le diffoltà nel raggiungere traguardi prefissati, a partire dallo stadio della Roma: «I ritardi nel progetto stadio ci hanno riportato indietro di due o tre anni - le parole di Pallotta al sito ufficiale del club -. Pensavamo che oggi ci saremmo trovati molto più vicini all’apertura e tutto ciò ci avrebbe aiutato a generare entrate di gran lunga maggiori, per poter competere costantemente con i più grandi Club di Europa. Nel merchandising non siamo stati in grado di andare nella direzione che avremmo voluto intraprendere, ma le cose stanno cambiando. Il ticketing in passato non è stato gestito al meglio, ma ora finalmente stiamo andando nella direzione giusta. A livello commerciale ci è voluto un po’ per accelerare rispetto al punto di partenza e negli ultimi due anni siamo andati decisamente meglio. Ritengo che l'anno scorso sia stato grandioso, perché abbiamo stretto delle grandi partnership globali, ma abbiamo bisogno di aumentare ulteriormente le entrate per poter competere regolarmente sul campo. Questo è un dato di fatto. c'è stato mix di aspetti positivi e demoralizzanti. Chiunque mi conosce, sa che non mi ritengo mai totalmente soddisfatto, ma penso che stiamo cercando di mettere in piedi un marchio globale e credo che in generale la Roma goda di molto più rispetto a livello internazionale nel mondo del calcio rispetto a sei anni fa».


OBIETTIVO TOP 10 - L'obiettivo di Pallotta è portare la Roma stabilmente tra le dieci migliori squadre d'Europa. Obiettivo complicato da raggiungere ma non impossibile secondo il presidente americano:  «Onestamente, gli ultimi sei o sette mesi sono stati difficili, a causa dei ritardi nello stadio, ma ora stiamo facendo nuovamente progressi. E non è un segreto che sono stato deluso da alcuni risultati in questa stagione. Come ho detto prima, dobbiamo migliorare, perché abbiamo alzato l’asticella dei nostri obiettivi sapendo che possiamo raggiungerli. Se riusciamo a sistemare certe cose, vedrete il mio entusiasmo salire alle stelle. Vogliamo entrare nella top 10 delle squadre europee, ma è inmpossibile senza stadio. Possiamo vivere grandi anni, come la scorsa stagione, e passare periodi in cui andiamo fino in fondo in Champions League, ma voglio arrivare a essere tra i top 10 e non parlo solo in termini di fatturato, ma di tutto: mi riferisco al campo, alla percezione che c’è di noi, ai media, ai social, a tutte queste cose. E per riuscirci abbiamo bisogno di più entrate: per questo dico che lo stadio è il punto di svolta. Se si pensa che io sia più ossessionato dallo stadio rispetto alla squadra, semplicemente è perché non passa il mio messaggio: è proprio perché sono ossessionato dalla squadra che ho questa determinazione a costruire lo stadio, per mettere su un gruppo in grado di competere stabilmente a parità di condizioni con certi avversari. Penso che negli ultimi anni, guardandoli complessivamente, il nostro sia un Club da top 20. A livello calcistico, direi che in questo gruppo ci sono probabilmente due o tre squadre in Spagna, una o due squadre in Francia, due squadre in Germania, sette in tutto. In Inghilterra ce ne sono altre sei e siamo a tredici, alle quali possiamo aggiungerne forse cinque italiane. Guardandola in questo modo, direi che sul campo siamo certamente tra le migliori 20. In alcune aree fuori dal campo, penso che siamo tra i primi 10 club». 


FUTURO - La sfida alla Lazio, poi quella contro il Porto: due grandi partite che possono detemrinare il futuro della Roma in campionato e in Champions League«Abbiamo delle grandi partite sabato e mercoledì. È per questo che giochiamo a calcio. Queste sono partite che si attendono con ansia: in cui c’è una gran posta in palio. Non chiedermi un pronostico, ma se giochiamo come so che possiamo fare, siamo in grado ottenere i risultati di cui abbiamo bisogno. Tra cinque anni la Roma deve giocare nel nuovo stadio. Mi piacerebbe vedere una grande squadra sul campo, competere per i trofei, davanti a dei tifosi entusiasti a Roma e in tutto il mondo e un management solido in tutte le aree. L'aspetto economico non è la mia forza trainante con la Roma. A volte sono depresso e frustrato perché odio perdere. Più di ogni altra cosa. In me c’è una natura competitiva. So che alcune squadre hanno a disposizione un budget due o tre volte più grande del nostro, ma non riuscire a competere sempre e a certi livelli mi disturba comunque». 

RAPPORTO CON I TIFOSI - Pallotta da anni contestato dalla Curva Sud, prima per quel «Fucking idiots» rivolto verso i romanisti, poi per le cessioni e i risultati della squadra e alcune strategie del club non in linea alle aspettative«Sono onesto, una volta esserre contestato mi faceva male. Non voglio dire bugie, all’inizio non lo accettavo. Ma ora non me ne frega niente, perché so che il lavoro su cui ci impegniamo da tanto è solo per il bene del Club. Quando perdiamo sbagliamo tutti, ma questo accade da molto prima di me: anche gli altri presidenti della Roma sono stati criticati. Quando me ne andrò qualcun altro verrà criticato allo stesso modo, ma per ora preferirei che la gente criticasse me e sostenesse i giocatori. Dite quello che volete su di me, ma supportate i calciatori. Sono nello sport da molto tempo e non ho mai sentito un atleta dire che è stato veramente motivato ??dagli insulti e dal livore dei propri tifosi. Non penso di essere frainteso. Parlo con molti tifosi e so che capiscono cosa stiamo cercando di fare. Parlo anche con tanti che non sono nostri fan e mi dicono "anche se non mi piace il tuo Club, stai facendo un ottimo lavoro per il calcio italiano: ne abbiamo bisogno". Ci sarà sempre qualcuno che sosterrà come siamo interessati solo a vendere i giocatori per fare soldi e io mi dico “Davvero? Non mi è entrato un centesimo in tasca dai trasferimenti». 

LASCIARE LA ROMA - La realizzazione o meno dello stadio deciderà molto del futuro della Roma«Ma non ho mai pensato di lasciare la Roma. Faccio 61 anni fra due settimane e questo progetto mi esalta ancora. Quando forse ne avrò 75 non starò più qui a guidare questo Club, ma questo non è un progetto a breve termine per me. Quando un giorno lascerò la presidenza del club vorrei che le persone sappiano che ho fatto tutto ciò che potevo fare per la Roma. Alla fine, quando andrò via, vorrei che la percezione fosse questa: che avevamo una grande squadra che indossava i colori della Roma con orgoglio e ha combattuto sul campo per i tifosi e per la città e che siamo stati una società di prima classe. Voglio che le persone sappiano che abbiamo fatto le cose nel modo giusto, gareggiando e cercando di vincere. La percezione deve essere questa, altrimenti significherebbe aver fallito».



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