Ciao De Rossi, capitano di un futuro troppo breve

Ciao De Rossi, capitano di un futuro troppo breve
Ivan Zazzaroni
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Caro Daniele, ci siamo, purtroppo. E allora ti saluto a nome del Corriere dello Sport-Stadio e - pur senza esserne autorizzato - anche dei tanti avversari che in questi diciotto anni ti hanno ammirato e rispettato a distanza: gli striscioni esposti dalla curva laziale e da quella juventina, ma anche da altre tifoserie, ne sono una chiara e piacevole testimonianza.  
 
Un giorno per le tue doti, il tuo carisma e la totale adesione alle vicende della Roma ti elessero Capitan Futuro: ma il tuo futuro è stato più breve del previsto poiché l’ombra di Francesco Totti, l’inarrivabile, ti si è allungata addosso fino a due anni fa, ritirandosi proprio nella fase declinante della tua carriera. 

Dal calcio hai ricevuto tanto, ma non tutto quello che avresti meritato. In quest’ultimo periodo ho avuto modo di confrontarmi più volte con te e con chi ti conosce nel profondo ottenendo continue conferme della tua sensibilità e delle tue qualità umane e professionali. 

Non giustificherò mai la decisione della Roma americana - tra il surreale e il casuale, al di là dell’evidente intempestività - così come non l’accetta la tua gente (la riprova oggi all’Olimpico): il calcio a volte imprigiona le stranezze di un mondo sbagliato nel quale sentimenti, passione e gratitudine vengono continuamente calpestati. 

A chi ha scelto di farti fuori, consiglio la lettura di Watanabe, che un giorno scrisse: “Una notte era nuvoloso, non si vedeva quasi nulla e, all’improvviso, tra la nebbia, vidi delle bandiere. Per me, questa è l’immagine della poesia, la bellezza che ognuno vede nella nebbia quotidiana”. Uno come te non può conoscere degradazioni: ti immagino presto promosso Generale Futuro, allenatore compiuto e di successo. Il Corriere dello Sport-Stadio ti accompagnerà come ha fatto dal 2001 a oggi, perdonandoti anche un paio di eccessi di... zelo. 

A presto, Dono Di Roma.
 


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