Roma, alla scoperta del Friedkin segreto

Siamo andati a curiosare nel mondo del manager che sta comprando la squadra giallorossa. "Ama la città da sempre, ora anche il club"
Roma, alla scoperta del Friedkin segreto© ANSA
M. Basile
4 min

Qui il miracolo non è il genere umano, ma il fatto che sia nata una città. Sei quartieri in cerca di un centro, in mezzo al niente, l’estate nove mesi l’anno, l’inferno da attraversare in auto lungo strisce di asfalto chiaro circondato da case basse e uno sterminato deserto. Houston è più ricca di Boston, più grande di Miami, più multietnica di New York e aperta di Dallas, ma più chiusa di almeno cinquanta città. La gente se ne sta in casa, in un silenzio rurale, chiusa in auto, dietro una porta a vetri e non ti apre, anche se vede che ci sei. Poi, improvvisamente, c’è questo posto, al lato di un lungo e monumentale viale di querce e gigli: una villa in stile coloniale, due piani, mattoni bruni in pieno stile Tudor. E i cancelli: aperti. Ma aperti non rende l’idea. Sono spalancati e incustoditi. Qui, a Houston. Dove le ville sono nascoste dagli alberi e cancelli enormi, dove per entrare in qualsiasi posto pubblico devi superare il controllo della security, dove se ti perdi in un parcheggio c’è subito l’agente che sbuca dal nulla, ti ferma e dice: dove sta andando? Ecco. Qui, invece, c’è questo cancello di ferro lavorato, spalancato in un modo così californiano, come se dicesse cosa fai? vuoi entrare? da renderne l’accesso inviolabile. A trovarlo chiuso, avremmo suonato. Aperto in questo modo, è impossibile. Un cordiale invito a non approfittare della gentilezza altrui, anche perché qui c’è il dettaglio delle leggi sulla violazione della privacy: sono severe. 

Friedkin, l'entusiasmo della gente 

Se c’è una chiave per capire chi sia davvero Dan Friedkin, l’uomo designato a rilevare la As Roma da James Pallotta per oltre 700 milioni, e provare a capire cosa i romanisti dovranno attendersi, è partire proprio da qui, da quella che i ricchi vicini indicano come la libera e democratica dimora della famiglia, nel parco di River Oaks, a ovest di Houston, tra querce spagnole, ciliegi e ginepri vecchi di due secoli. Si trova vicino al Country club, circolo di tennis dove bastano 700 dollari al mese per farne parte, ma 75 mila di quota d’ingresso, nel caso ci aveste fatto un pensierino. Del Monte driver. River Oaks boulevard. Il Memorial Park. Se Houston è davvero l’inferno, qualcuno ha cambiato le carte nella notte. «Dan è un ragazzo in gamba - commenta una signora sui settant’anni, abito lungo e leggero - come dice? Comprerà una squadra di calcio in Italia? Wooow. Mi raccomando, parli bene di questo posto». Da qui, ogni mattina presto, Friedkin esce in auto e si avvia al suo quartier generale, a venti minuti di distanza, passando attraverso un labirinto di strade residenziali, prati all’inglese e ville art deco, che poi aprono alla zona di Enclave Parkaway, dove si trovano gli uffici del The Friedkin Group. Il guardiano della security, all’ingresso della base della Toyota, dice di conoscere Friedkin, ma solo vagamente, e di sapere zero della Roma. Non lo pagano per parlare agli sconosciuti. Il punto è che, alla fine, girando questa “non città” da oltre due milioni di abitanti, la sensazione è che nessuno conosca davvero Dan, nonostante sia uno dei trenta miliardari più ricchi del Texas, stato del sud con un prodotto interno lordo più grande di quello della Svezia, nonostante i quasi quattro miliardi di dollari di patrimonio e la recente notorietà derivata dall’aver portato in Usa “Parasite”, il film trionfatore agli Oscar di Hollywood. Questa educata indifferenza può essere stata la fortuna della Roma.

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