Friedkin vuole una Roma modello Bayern

Friedkin vuole una Roma modello Bayern© ANSA
Ivan Zazzaroni
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E la Roma, la Roma chi compra?, è la domanda (sana, inevitabile) che il tifoso ci pone in continuazione. La nostra risposta è sempre la stessa: vorremmo poter pubblicare al più presto la notizia dell’arrivo di almeno un paio di campioni, ma non è ancora il tempo dell’oro. Importantissimo è che l’abbia comprata Friedkin, però, e che la continuità del club sia assicurata, il circuito delle speranze riattivato. Il mercato, gli acquisti, in una parola il rafforzamento della squadra non possono che appartenere alla fase 2.

Occorre avere altra pazienza, anche se le scorte della tifoseria sono esaurite: la situazione fi nanziaria ereditata da Friedkin è disperante, tanto che nelle scorse settimane la Covisoc aveva avvertito il management di Pallotta che per iscriversi al campionato sarebbero serviti altri numeri, altre garanzie. Stanchi delle titubanze di Jim e delle ingerenze dei dirottatori in servizio permanente effettivo, sono stati i soci a imporre la cessione ed è risultata vincente la strategia del texano che ha tenuto il punto per mesi, confermando l’ultima offerta di 575 milioni, inferiore di 65 a quella del febbraio scorso.

Con (i) Friedkin la Roma cambierà volto e volti, mission e soprattutto impostazione: il modello gestionale che vorrebbero riuscire ad applicare è quello del Bayern che, va detto, è forte di un impianto di sponsor da fare invidia a Cristiano Ronaldo. Per sviluppare la trasformazione è tuttavia necessario partire dal lavoro sporco, ovvero lo “smaltimento” affidato a Guido Fienga, il manager che - conoscendo perfettamente la temperatura della società - ha favorito il passaggio di consegne (pare che si fosse addirittura dimesso per accelerarlo).

Cosa deve fare la Roma per riportare i numeri sopra la linea di galleggiamento senza naturalmente trascurare l’aspetto della competitività?

I ripensamenti, le distrazioni, gli imprevisti che hanno ritardato il passaggio di proprietà, fino all’ultimo ostacolato tanto dall’interno del club quanto dall’esterno, non hanno permesso a Friedkin di individuare, ad esempio, un responsabile tecnico di livello (assenza gravissima sul piano operativo). Dei movimenti in uscita si sta pertanto occupando lo stesso Fienga, assistito da Morgan De Sanctis e da alcuni agenti di fiducia. La lista degli esuberi è infinita e comprende Bruno Peres, Olsen, Florenzi, Santon, Under, Kluivert, Perotti, Pastore, Juan Jesus, Fazio, Schick e Kolarov. Under e Schick hanno mercato. Per quattro potenziali intoccabili, Zaniolo (50 milioni dalla Premier), Diawara (30), Veretout e Dzeko, la società ha registrato manifestazioni di interesse ritenute insoddisfacenti.

Singolari i casi di Dzeko e Juan Jesus. Il primo è inseguito dalla Juve e dall’Inter. La Roma ha individuato in Milik il sostituto del capitano, ma il polacco è ancora bloccato da Paratici («io ti prenderò» è un suo must: con la stessa formula l’estate scorsa congelò a lungo Icardi). Se Arek riuscisse a svincolarsi, potrebbe realizzarsi una triangolazione che coinvolgerebbe il Napoli: Under e un giovane (Riccardi) da Gattuso, Milik alla Roma e il 34enne Dzeko a Torino. Per Juan Jesus Fienga aveva invece trovato l’accordo col Cagliari (3 milioni), ma il giocatore è stato in qualche modo promesso “a zero” al Genoa. Il brasiliano, che sta per ottenere la cittadinanza italiana, rischia di restare fermo un anno.

L’obiettivo realizzabile a breve è la consegna a Fonseca - al quale la proprietà chiede più elasticità e un più efficace “adattamento” al calcio italiano - di una squadra migliorata nei centrali difensivi e in attacco. Al momento la Roma è questa: Pau Lopez; Bruno Peres Mancini Ibanez (il club tenterà fino all’ultimo di riprendersi Smalling) Spinazzola; Cristante Veretout Pellegrini; Zaniolo Dzeko Pedro (Mkhitaryan). Nei piani, quello di portare ogni anno in prima squadra almeno un giovane del vivaio: il primo dovrebbe essere Riccardo Calafiori, 18 anni, difensore.

Friedkin punta inoltre a ricostruire il rapporto tra la Roma e Roma: considera infatti il club un formidabile valorizzatore in grado di rilanciare l’immagine stessa della città.


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