Sognava un’investitura diversa, un’eredità naturale determinata dalla successione. Invece Lorenzo Pellegrini rischia di vivere la prima partita da capitano senza il meritato entusiasmo. Si sente strattonato tra due forze uguali e contrarie. Da professionista innamorato della Roma ha accettato la scelta di Fonseca e della società di togliere la fascia a Dzeko. Ma da calciatore amico di Dzeko non ritiene che la sanzione sia proporzionata alla colpa. Fosse per lui, rinuncerebbe subito all’onore. Già domenica contro l’Udinese. Non per mancanza di rispetto verso il club, o peggio verso la tifoseria, ma per eccesso di rispetto verso un compagno in difficoltà.
Roma, la questione fascia: il colloquio tra italiani, Fonseca e Tiago Pinto
Alla fine della scorsa settimana il gruppo italiano della squadra, una sorta di consiglio ristretto, ha chiesto all’allenatore di ripristinare la normalità. Ovvero, Dzeko capitano. Nel comitato erano presenti Pellegrini, ovviamente, più Cristante, che ha indossato la fascia sabato a Torino, Spinazzola, Mirante e Mancini. Non c’è stato alcuno scontro, è bene precisarlo. Ma un confronto costruttivo che mirava a riportare serenità all’interno dello spogliatoio. Fonseca e Tiago Pinto, molto delusi da Dzeko, hanno preso tempo. Tanto è vero che Pinto nella sua conferenza stampa di fi ne mercato ha parlato di provvedimento temporaneo. Ma adesso sta a Dzeko dimostrare di meritare i gradi: se continua a giocare come ha fatto nella mezz’ora contro la Juventus, difficilmente verrà riabilitato. Intanto Pellegrini può concentrarsi sul rientro agonistico. Saltata a malincuore la trasferta di Torino per squalifica, ha potuto sfruttare la partita di break per guarire dall’affaticamento muscolare che lo aveva frenato nelle ultime settimane. Contro l’Udinese di Gotti, un tecnico che stima tantissimo, tornerà sulla trequarti insieme con Mkhitaryan dietro all’unica punta, che sia Dzeko o Borja Mayoral.
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