ROMA - Felix Afena-Gyan si è raccontato ai microfoni di Gianluca di Marzio. Tanti i temi trattati tra cui il suo inizio, il rapporto con Mourinho, la prima squadra e molto altro. Queste le sue parole:
Come è nata la passione del calcio?
"Ho questa grande passione per il calcio fin da quando ero piccolo. Ho giocato in una delle migliori academy del mio Paese, grazie soprattutto al sostegno della mia famiglia. Sono sempre stato determinato nel fare il calciatore".
La Roma si è accorta subito del tuo talento..
"Uno scout della società mi ha notato in occasione di un torneo in Ghana e mi ha portato nella capitale per un provino. La Roma ha deciso di mettermi subito sotto contratto. E era un’opportunità che non mi sarei mai aspettato nella mia vita. Sono grato al club e a Dio per questo".
Chi vorresti ringraziare per essere arrivato fin qui?
"Se sono qui oggi lo devo soprattutto a mia madre, a lei devo dire grazie. È la persona che sta facendo di più per me in questa fase della mia vita".
Mourinho?
“È un grande allenatore, in particolare con i giovani. È un mister che ti incoraggia, che ti motiva, mi piace molto. Ti spinge e sprona a fare quello che vuole, a dare il meglio di te e a migliorare giorno dopo giorno. Credo che questo rapporto con me sia dovuto all’impegno che metto in ogni allenamento, al mio duro lavoro sul campo.Sono sicuro che se non mi impegnassi così tanto come faccio, il mister magari non mi menzionerebbe in una foto su Instagram come ha fatto".
Sui social e davanti alle telecamere, Mourinho non perde occasione per ricordare come “il ragazzino ha delle qualità”…
"Probabilmente il mister si riferisce ad alcune mie caratteristiche, sono consapevole della mia velocità e di attaccare la profondità, gli spazi. Ma sono convinto di dover sfruttare la sua esperienza e quella dello staff della prima squadra per imparare ogni giorno qualcosa di nuovo".
Qualche giorno fa ha fatto molto discutere la tua scelta di non rispondere alla prima convocazione del Ghana. La spieghi?
"Ho ritenuto fosse troppo presto per me rispondere alla chiamata della nazionale perché ho bisogno di crescere, dal punto di vista fisico ma anche mentale e psicologico. Inoltre ho pensato che fosse importante per me restare a Trigoria per accumulare allenamenti agli ordini di Mourinho, per continuare a migliorare e a crescere. Ho moltissimo rispetto per la mia nazionale e spero in futuro di poterne far parte”. Una scelta condivisa con lo stesso Mourinho: “Il mister mi ha chiesto se sarei andato e gli ho detto che non mi sentivo ancora pronto. Ma è stata una mia decisione. Ho pensato fosse prematuro per me fare un passo del genere”.
In allenamento provi a rubare con gli occhi qualche insegnamento?
"Osservo sempre Tammy e Shomu, imparo molto da loro, da come si muovono in campo. Quando sono in panchina, e li guardo da fuori, osservo i loro movimenti per cercare di copiarli, di imparare, perché sono giocatori che sono molto avanti ovviamente rispetto a me. E nello spogliatoio davvero tutti mi stanno dando una mano, siamo una squadra, parliamo tra di noi e se mi capita di fare qualcosa che non va bene, c’è sempre qualcuno che me lo fa notare per aiutarmi. Parlo con tutti, con chi sa di più l’inglese, come Pellegrini che mi aiuta sempre tanto. Anche durante gli allenamenti, se c’è un esercizio che il mister spiega in italiano, i compagni si avvicinano e si assicurano che io abbia capito.Ringrazio davvero tutti per il sostegno e per l’amore con cui mi hanno trattato. In particolare ringrazio tutti gli allenatori e i calciatori della Primavera perché è grazie al loro sostegno che adesso sono qui in prima squadra”.
Obiettivi stagionali?
"Sicuramente la speranza è quella di fare il primo gol in Serie A. Sono un attaccante e vorrei segnare sempre. Mi piacerebbe segnare ogni volta che gioco per aiutare la squadra”