Roma, il carattere vale più della tattica

Roma, il carattere vale più della tattica© AS Roma via Getty Images
Alessandro Barbano
3 min

Il sofferto uno a zero contro il Torino vale la conferma del quinto posto e una certezza: Zaniolo è la spalla ideale di Abraham. Aveva ragione a lamentarsi per il confino sulla fascia destra, a cui è stato costretto da diversi allenatori e, da ultimo, da Mourinho. Lui è una seconda punta, o al massimo un trequartista, deve giocare in mezzo al campo. E ieri lo ha fatto con intelligenza tattica, con generosità e con fantasia, propiziando tra l’altro il gol del centravanti inglese con una finta che vale un assist. Non è stata una partita né bella né facile per la Roma dei superstiti, con il centrocampo falcidiato dal covid di Cristante e Villar e dalla squalifica di Veretout, alle cui assenze si è aggiunta a un quarto d’ora dall’inizio l’uscita di Pellegrini per un infortunio muscolare.

Ma il carattere di Mourinho è stato, più della stessa prudenza tattica, il muro impenetrabile con cui i giallorossi hanno fermato un Torino caparbio e ben messo in campo da Juric, ancorché qualitativamente modesto. Se pure i granata hanno prevalso nel possesso palla e nel controllo del gioco a centrocampo, il risultato è giusto, perché le azioni più pericolose le ha costruite la Roma in contropiede, con una saggezza tattica che pare ormai assimilata dai giallorossi.

Non a caso nelle ultime tre partite Rui Patricio non ha preso un solo gol, e dalla sua porta ne ha visti segnare sette agli avversari. Se pure il Genoa, lo Zorya e il Torino non sono scogli insormontabili, la tre vittorie consecutive provano un’immagine di solidità tattica che va al di là dello stesso risultato. E offrono segnali incoraggianti per alcuni uomini decisivi nel disegno del tecnico portoghese. Come Mkhitaryan, che ieri è tornato a essere ispiratore prezioso e sponda per gli attaccanti, in un ruolo leggermente più arretrato e più centrale, che gli si addice meglio. E come Smalling, il cui rientro è una garanzia di tenuta per quella cerniera a tre che, con Mancini e Ibañez, sembra aver raggiunto un punto di equilibrio soddisfacente. Certo, prove più significative verranno dalla trasferta di Bologna e dalla sfida all’Olimpico contro l’Inter, per la quale è probabile che Pellegrini non sia recuperabile. Ma i 25 punti che la Roma ha conquistato sono la fotografia fedele di ciò che ha fin qui espresso sul piano del gioco.

Qualcosa di più del gruppo di squadre incompiute o in crisi, come Lazio, Fiorentina e Juve, che stacca di quattro lunghezze, e qualcosa in meno del quartetto di Champions, che incomincia con l’Atalanta a 28 punti. L’inserimento progressivo di Abraham nelle geometrie offensive, l’auspicabile sbocciatura di Zaniolo nella posizione per lui più congeniale, e il rientro di pedine preziose come Cristante e Veretout incoraggiano Mourinho sulla possibilità di accorciare le distanze verso la zona più alta della classifica. Due parole per il Torino. Pare la fotocopia sbiadita del Verona di Juric della scorsa stagione. Fa tutto per bene, dal pressing alto, alla marcatura a uomo sulle fonti del gioco avversario, ma non ha la qualità e la velocità, soprattutto in attacco, per dare al modulo del tecnico croato un'espressione credibile.


© RIPRODUZIONE RISERVATA