Qualcuno aiuti il soldato Zaniolo© AS Roma via Getty Images

Qualcuno aiuti il soldato Zaniolo

Alessandro Barbano
5 min

Zaniolo che marca visita a due giorni dalla trasferta di Genova. Il sospetto che voglia evitare l’umiliazione della panchina. L’irritazione crescente di Mourinho per un rapporto padre-figlio che stenta a decollare. Azioni e reazioni disegnano una coazione a ripetere che addensa di nubi il futuro del talento giallorosso.

Proviamo a raccontare ciò che accade, stando ai fatti visibili. Il campionato che sta per chiudersi è per Nicolò una parabola decadente, che contraddice la naturale evoluzione della sua potenza in atto. Lui resta potenza allo stato puro, come due, tre, quattro anni fa. L’atto non si vede in nessuno degli appuntamenti che contano. Tra le cose che invece si vedono c’è una fasciatura sul ginocchio, che somiglia a un gesso. È una protezione irrinunciabile o lo specchio della paura di ricadere? Due infortuni a catena, lunghi insieme diciotto mesi, non sono un accidente facile da dimenticare. Chi li ha subiti ha fatto molta fatica a uscirne. Un anno di rodaggio è il minimo sindacale da mettere in conto.

Ma che rapporto c’è tra gli infortuni e il fallo inutile in Italia-Macedonia, costatogli l’ammonizione e, di conseguenza, la prudenziale sostituzione? E ancora, come spiegare le sue pertinaci sgroppate a testa in giù e i tiri impossibili dalla tre-quarti appesi al cielo? Zaniolo a tratti somiglia al più alto del branco, che giochi d’estate sulla spiaggia e pretenda di risolvere da solo la contesa. Il suo incaponirsi in imprese egocentriche cresce parallelamente all’oscurarsi del suo animo. L’effetto che si produce è l’isolamento dal gruppo. Più lui gioca da solo, meno lo cercano i compagni. Meno palloni riceve, più fatica fa a smarcarsi. A un certo punto le maglie della difesa avversaria devono incutergli un tale disagio che fi nisce per nascondervisi dietro.

Il problema non è tanto il ruolo, che pure nessuno sembra attribuirgli con certezza. Dopo un campionato mediocre, come quello che sta per compiersi, sembra che non sia un esterno, perché fa fatica a sfuggire alla marcatura sulla fascia, ma neanche un attaccante, se è vero che le uniche palle che riceve deve andare a prendersele a centrocampo. E se fosse un centrocampista, gli mancherebbe la copertura, poiché il modo che usa per fermare l’avversario è di commettere falli evitabili. Eppure la memoria di alcuni suoi gesti atletici ci ricorda che in condizioni ottimali, in qualunque ruolo ha fatto prodigi, mostrando forza, classe e acume tattico da top player. Possiamo arrenderci a un declino così precoce, prendendo atto con indifferenza che il germoglio non è sbocciato? Noi crediamo di no.

Crediamo che Zaniolo resti il miglior talento del calcio italiano, il più potente, il più tecnicamente dotato, ancorché il più fragile di carattere. A questo punto di irrisolta debolezza si deve il suo precipitare in basso, secondo la selezione naturale dello spogliatoio che, come direbbero i latini, è “dura lex, sed lex”, cioè l’unica legge di cui disponiamo. Una legge che taglia fuori coloro che non dispongono di un sufficiente dominio delle emozioni e degli affetti. In una parola, i più immaturi. Così è stato per Cassano e Balotelli, per fare solo due esempi. Così drammaticamente rischia di essere per Nicolò, diverso dai primi due per costanza e spirito di sacrificio, ma ugualmente fragile.

Possiamo però smarcarci da questa ineluttabilità. E chiederci che cosa possono fare l’allenatore, il club, il sistema calcistico per impedire che risorse così significative vengano sciupate. Siamo convinti che Zaniolo meriti un sostegno personalizzato, in un certo senso speciale, perché speciale è la sua qualità. Certo, è più facile gestire le stelle, potendone disporre. Ma in un contesto formativo sano, il fallimento di un allievo è anzitutto un fallimento per il suo maestro. Se il calcio si sottrae a questa regola, resta un universo primitivo, ancorché innaffiato dal denaro. È già accaduto troppe volte perché si ripeta. Un tecnico illuminato come Mourinho non può arrendersi alla sregolatezza del genio. Un manager moderno e avveduto come Friedkin non può gettare alle ortiche un tesoro. Qualcuno aiuti il soldato Nicolò!


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