Spinazzola: "La vittoria in Conference una liberazione. Mi manca ancora qualcosa"

Il terzino giallorosso si racconta: "Il mio infortunio è uno dei peggiori, devo ancora lavorare per tornare al top"
Spinazzola: "La vittoria in Conference una liberazione. Mi manca ancora qualcosa"© AS Roma via Getty Images
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ROMA - Leonardo Spinazzola lavora sodo per farsi trovare pronto per la ripresa del campionato in programma il primo ottobre contro l'Inter. Il terzino giallorosso ha saltato anche i giorni di riposo per allenarsi a Trigoria individualmente per migliorare la condizione atletica. Spinazzola è stato anche il nuovo protagonista dell’AS Roma Podcast. Queste le sue parole, a cominciare dalla vittoria della Conference League: “La sera della finale vinta abbiamo detto: ‘non ci rendiamo conto di quello che abbiamo fatto. Lo sapremo solo al nostro ritorno a Roma il giorno seguente’. Quel giorno è stato una liberazione per me dopo un anno incredibile. Ha rappresentato la chiusura del cerchio“.

In questi giorni potevi essere a Coverciano, con Mancini avete deciso che restassi qui a Roma a lavorare. 
"Sì, è stata una mia richiesta, il mister mi ha concesso questi dieci giorni per lavorare, per rimettermi a posto e fare dei lavori specifici che mi mancano da luglio, per il polpaccio. Lui mi ha capito".

Come ti senti? Sei del tutto recuperato? 
"Questo infortunio è uno dei peggiori per il calciatore, anche per le mie caratteristiche che si basano sulla velocità. Qualcosa mi manca sull'appoggio, quando devo andare sull'avanpiede, ma cerco di riprendere il più possibile".

Che ricordi hai dello Spinazzola bambino? 
"Stava sempre fuori, sotto casa a giocare a calcio e nascondino. Prima tutti stavano sotto casa a giocare, non c'erano telefoni e tecnologia ed era stupendo. A scuola ero un po' zuccone (ride, ndc), ma ho sempre avuto la testa sulle spalle, educato e rispettoso. Ma mi piaceva divertirmi".

Parlano sempre tutti benissimo di te, merito anche della famiglia. 
"I miei ci sono sempre stati, è un insegnamento che mi ha dato più papà, mi diceva di essere sempre educato e rispettoso, facendomi volere bene da tutti. Mi ha sempre ripetuto questa frase. Anche mia mamma mi lascia sempre spazio, ha paura sempre di 'rompere' e rovinare il momento con mia moglie e i figli".

Tu esultavi con la mitraglia a Foligno: la Roma era nel destino. 
"Sì, con Batistuta, poi con Totti e Cassano insieme era troppo bello vederli. La Roma è sempre stata bella da vedere, con giocatori che ti facevano divertire. Io sono sempre andato dietro ai giocatori, non alle squadre. Ho iniziato con Batistuta, poi Ronaldo di cui avevo la cassetta e la guardavo tutti i giorni provando a rifare le sue finte. Poi Rui Costa, prima io ero trequartista, lui era elegante. Kakà, Totti, Del Piero, sempre giocatori di fantasia".

A Siena subisci il primo grave infortunio: ti è venuto in mente di smettere?
"Sì, avevo 14 anni, ti allontani da tutte le comodità della famiglia. Poi dopo un mese entrata sulla caviglia, sono stato fuori due mesi, dovevo andare a scuola per forza perché altrimenti mi avrebbero cacciato. Ogni giorno con le stampelle i chilometri avanti e indietro, ho passato sei mesi davvero difficili, ma è normale perché a 14 anni sei molto piccolo. Poi mi sono abituato. Non ho smesso, anche grazie all'aiuto della famiglia, ogni volta che mi sentivano strano al telefono prendevano la macchina e venivano da me".

Sei di piede destro offensivo: perché non sei diventato un esterno alto? 
"Perché per farlo devi avere quei 15 gol per stare ad altissimi livelli. Io 15 gol non li faccio da 15 anni, quindi all'età di 16 anni che facevo gli Allievi ma salivo con la Primavera c'era Baroni. Lui mi disse che per lui dovevo fare il terzino. Io a 16 anni ero un po' strano con le mie idee, o era bianco o era nero. Poi posso sbattere contro un muro ma sempre fino alla fine con la mia idea. E gli risposi 'No mister, non mi va. Io devo giocare interno, sono esterno alto. Impossibile'. E lui mi ha fatto tornare con gli Allievi, non mi ha più chiamato in Primavera. A 21 anni a Siena ho fatto per la prima volta il quinto con Beretta, mi trovai molto bene. Poi non trovavo spazio all'Atalanta da esterno alto, a Perugia con Bisoli da terzino puro a quattro e da lì è stato tutto in crescita"

Che effetto ti ha fatto entrare nell'ambiente Juventus? Un incontro che ti ha fatto tremare le gambe? 
"Io sono arrivato in Nazionale che c'era Buffon. E dopo un anno che ci giocavo insieme avevo ancora paura di parlare con lui, sempre. Lui ti metteva proprio a tuo agio, ma era più forte di me. Come Totti, l'ho visto in Roma-Atalanta e ho detto 'Oddio'. E me ne sono andato, non l'ho salutato. Poi Del Piero, Buffon, Pirlo e Totti".

Nel torneo di Viareggio sei stato eletto miglior giocatore del torneo: è stato il tuo primo piccolo traguardo? 
"Sicuramente, per le giovanili il Viareggio è molto importante. Miglior giocatore del Torneo è una vetrina per i giovani, ma non c'entra niente con il salto nel professionismo".

Che consiglio daresti allo Spinazzola di quel video? 
"Di avere un po' più di pazienza, che di pazienza io ne ho poca".

Poi Siena, Atalanta, Empoli, Perugia. A uno di Foligno, giocare col Perugia ha creato problemi?
 "No, il mio migliore amico ha tatuato il logo del Foligno mi ha fatto solo una battuta. Non c'è questa grande rivalità, anche perché il Perugia è stato sempre più in alto, poi tutta la famiglia da parte di mia mamma è di Perugia, quindi anche io sono mezzo e mezzo"


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