La squadra virtuale di Mourinho

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La squadra virtuale di Mourinho© AS Roma via Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Come se l’estate non fosse mai arrivata. Eppure fa ancora molto caldo e siamo addirittura a fine ottobre. Come se il mercato non fosse mai cominciato. Come se Tiago Pinto non avesse mosso un dito. Come se Dybala, Wijnaldum e Matic facessero ancora parte di altre realtà. Come se Mourinho si ritrovasse alle prese con la sua prima Roma. Per più di un’assenza e un minimo di turnazione, la Roma di Helsinki veniva dal recente passato. Abbiamo infatti rivisto la squadra imperfetta dello scorso anno comunque capace di prendersi la Conference League: Camara, acquisto di reazione all’infortunio di Wijnaldum, l’unica novità tecnica (e numerosi gli aggiustamenti difensivi). Un’aggravante: dodici mesi fa, al posto del centrocampista guineano, che peraltro non ha fatto male, c’era Mkhitaryan, l’uomo ovunque del quale José - giustamente - non riesce ancora ad accettare la partenza. Sintetico il campo, in qualche modo virtuale la formazione presentata all’Europa, reali l’impegno profuso da tutti, il ritorno al gol di Tammy Abraham, fino ieri la principale espressione di un potenziale offensivo insuffi ciente, e l’ennesimo pasticcio difensivo che ha consentito a Hetemaj di firmare il gol del pari provvisorio. Ludogorets permettendo (giovedì la decisione), nel futuro di Mourinho ci sono i “tiburones fracasados”, le big retrocesse dalla Champions e per ora parliamo di Juve, Barcellona e Atlético Madrid; nel suo presente, tanti pesci scorpione, sempre pronti a inoculare con gli aculei veleniferi una tossina pericolosa per il clima, ma non letale per l’allenatore. I pesci scorpione sono quelli che il gioco latita; quelli che contro il Napoli la Roma non ha mai tirato in porta (prima di essere battuta dall’armata Spalletti, 46 gol in 16 partite, la squadra di Mou aveva creato più di tutte); quelli che da uno come lui ci aspettavamo il salto di qualità e quelli che - come Pietro Lo Monaco - a precisa domanda rispondono ancora «Mourinho non è mai stato special». E invece continua a esserlo, speciale. Speciale nella gestione delle difficoltà e della sofferenza che accompagna quasi tutte le prove di una Roma strutturalmente incompleta; una Roma “faticante” che, fino a quando non rientreranno Dybala e Wijnaldum, potrà contare sui gol di Smalling, Ibañez e Cristante. Sulle palle da fermo.


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