Roma, due anni di Tiago Pinto tra Mourinho e molti flop

Ha portato Abraham, Dybala e Wijnaldum insieme al tecnico: pesano i 48 milioni di investimenti sbagliati
Roma, due anni di Tiago Pinto tra Mourinho e molti flop© AS Roma via Getty Images
Jacopo Aliprandi e Guido D'Ubaldo
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Sono trascorsi esattamente due anni dall’arrivo a Roma di Tiago Pinto, general manager pescato dalla Retexo, la società di consulenza sportiva guidata da Gould, allora 36enne come il portoghese. Tanta curiosità tra i tifosi e gli addetti ai lavori per un dirigente che avrebbe ricoperto anche il ruolo di direttore sportivo, nonostante al Benfica non avesse eseguito operazioni di mercato ma soltanto affiancato il vero diesse, Rui Costa. Era il 4 gennaio 2021, un avvio già turbolento alla Roma per Pinto costretto subito a fare i conti con la grana Dzeko e con uno spogliatoio non del tutto vicino a Fonseca. Poi l’arrivo di Mourinho e un mercato di alti e bassi. Di giocatori che la scorsa stagione hanno contribuito alla vittoria della Conferenze League, di altri invece che non hanno lasciato il segno. Anzi, che sono soprattutto diventati riserve di chi già era in squadra prima del loro arrivo. Bravo e astuto nel riuscire ad arrivare prima ad Abraham, poi a Dybala e infine a Wijnaldum: tre giocatori sui quali ha pesato molto l’aiuto di Mourinho per portarli nella capitale. Le telefonate dello Special One sono state determinanti per il loro sbarco a Roma, così come per l’ingaggio dei suoi pupilli, prima Rui Patricio, poi Nemanja Matic. 

Obiettivi sbagliati

A pesare però sul bilancio in continua perdita sono soprattutto quei giocatori che non sono riusciti a imporsi in questo biennio, tra scommesse perse e tanti milioni spesi per obiettivi che poi si sono rivelati fallimentari. Come Reynolds (acquisto avviato dai Friedkin), pagato 7 milioni e spedito due volte in prestito gratuito in Belgio. O come Shomurodov, acquistato per 17,5 milioni (in quattro rate), con i ringraziamenti del Genoa. L’uzbeko in una stagione e mezzo ha segnato solamente sei reti, lamentandosi tanto dai ritiri della nazionale senza dimostrarsi fin qui all’altezza di una squadra che punta a tornare in Champions. E adesso su di lui c’è la Cremonese terzultima in classifica, oltre al Torino. Anche i tredici milioni (più percentuale sulla rivendita) per Matías Viña non sono stati una scelta giusta: quarantaquattro partite e solamente 2401 minuti (su 6840 totali) in una stagione e mezzo, tanta panchina e la ricerca di una nuova squadra. Nessuna disposta a prenderlo a titolo definitivo. 

Da rivedere

Ricapitolando, giocatori pagati complessivamente 48,5 milioni sono in panchina oppure sono partiti (o non riscattati come Maitland-Niles o Sergio Oliveira). Altri invecesono stati prelevati a parametro zero ma con un ingaggio da top player. Come El Shaarawy, 64 presenze e una media di 42 minuti a partita, che guadagna oltre tre milioni di euro netti a stagione: ha vissuto una stagione complicata per il cambio modulo, ma adesso sta cercando di conquistare la fiducia di Mourinho e già oggi potrebbe scendere in campo anche titolare. Belotti è arrivato a parametro zero e fin qui ha deluso: un solo gol, un rigore sbagliato, e tanta panchina. Nel calcolo dei giocatori acquistati e che non hanno inciso è incluso anche Celik. Per lui la Roma ha speso 7 milioni (con percentuale sulla rivendita al Lilla), ma il turco non è ancora riuscito a incidere, causa anche l’infortunio al ginocchio. Si è alternato titolare con Karsdorp, adesso sarà lui (forse) a giocare per i problemi del club con l’olandese. Titolare perché Mourinho non ha alternative, non perché abbia totalmente convinto. Due anni dopo Pinto si ritrova con una rosa scoperta in alcuni ruoli, un allenatore non certo soddisfatto dell’impossibilità di operare sul mercato e con alcuni giocatori che - complice anche una situazione internazionale complicata - non riescono a partire. La qualificazione in Champions è il vero obiettivo sportivo e finanziario: a fine stagione le valutazioni definitive sulla squadra e sul suo operato.ù


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