Le scuse di Kumbulla: con Berardi le ruggini partono da lontano

Il difensore non era mai stato espulso nella sua carriera: Marash è mortificato per aver penalizzato la squadra
Le scuse di Kumbulla: con Berardi le ruggini partono da lontano© LAPRESSE
Roberto Maida
4 min

ROMA - È stato un raptus. Quando si è sentito attaccato alle parti intime da Berardi, Marash Kumbulla ha visto nero per quel secondo che distingue il bene dal male. E ha agito nel modo peggiore, causando rigore e rosso con un calcione che avevano visto tutti tranne l’arbitro Fabbri e i suoi collaboratori di campo. Sono cose che non dovrebbero succedere, nella vita, ma che invece a volte capitano. Lo conferma il reo, che è il ragazzo più tranquillo del mondo e che per pochi istanti si è trasformato in un violento. Nella sua giovane carriera, tra club e nazionale albanese, Kumbulla non era mai stato espulso. Per sporcare la cartella disciplinare ha purtroppo utilizzato la strada più dannosa per la Roma.

Periodo

Raptus è una parola che viene dal latino e che letteralmente significa “rapimento”. Ecco, Kumbulla ha rapito la partita e l’ha portata con sé negli spogliatoi, concedendo al Sassuolo una vittoria comoda che forse non sarebbe stata possibile se nel secondo tempo si fosse ripartiti in parità numerica. Non è la sua stagione, decisamente: aveva sbagliato contro la Cremonese in Coppa Italia e quell’errore aveva provocato lo 0-1; ha sbagliato domenica, colpendo un avversario in area di rigore. L’avesse fatto a centrocampo sarebbe stato espulso lo stesso ma almeno non avrebbe spinto la squadra a -2 nel punteggio. E’ un vero peccato perché giusto giovedì, dopo un periodo di sfiducia e di delusioni, era tornato protagonista in positivo con il gol del 2-0 alla Real Sociedad, festeggiato con il pallone sotto alla maglietta in onore della figlia in arrivo. Nel momento in cui ha potuto dare continuità al suo percorso, meritando un’altra possibilità da titolare, è andato in tilt.

Il duello

A fine partita Kumbulla, mortificato, si è scusato con i compagni, che hanno apprezzato. Mourinho invece non ha preso molto bene l’episodio, che ha inciso non poco sulla sconfitta. Sono dinamiche comprensibili. Ma il ragazzo non vorrebbe che l’opinione pubblica - chissenefrega degli insulti social - gli appiccicasse sulla maglietta la lettera scarlatta del picchiatore. O dello stolto. La verità è che con Berardi c’erano dei precedenti. Non soltanto in questa partita, nella quale Fabbri aveva già richiamato entrambi per un altro confronto proibito a centrocampo. I due si erano già beccati in passato. E Kumbulla, pur consapevole dell’errore che non ammette giustificazioni, si domanda come mai il calcetto di Berardi non sia stato sanzionato, al contrario della sua reazione scomposta.

Altalena

Adesso però, aspettando la squalifica che non sarà inferiore a 2 giornate, non può fare altro che rimettersi al lavoro per risalire. Sapeva di non essere il centrale preferito di Mourinho e forse per questo, caricato dalla responsabilità di dover dimostrare, non è stato lucido nella gestione dei nervi. Pagherà anche la multa che merita. A questo punto rischia di tornare ai margini della squadra, che aveva faticosamente riconquistato. Ma non si sa mai. Da giovedì a domenica è passato da cento a zero, nel gradimento generale. Può accadere prima o poi anche il contrario. 


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