ROMA - José Mourinho garantisce continuità e una programmazione che consente alla Roma di pensare in grande. Lo Special One ha fatto sapere di voler restare sulla panchina giallorossa, onorando il contratto che scade a giugno del 2024. L’allenatore ha dato la sua disponibilità a svolgere la tournée precampionato in Asia, a fronte di forti interessi commerciali, anche se per lavorare avrebbe preferito tornare in Algarve. Presto dovrà incontrare i Friedkin per capire se c’è una progettualità che possa prevedere anche il rinnovo del contratto di un anno. Gli americani ancora non hanno mandato segnali all’allenatore, che comunque non hanno mai messo in discussione per il futuro. Lo hanno scelto loro e sono ancora convinti di aver fatto bene. Avere un allenatore come Mourinho, che solo una volta nella sua carriera, quando era al Chelsea, è rimasto più di tre anni su una panchina, significa voler mettere in piedi un progetto per vincere. È quello che si aspetta il tecnico, legato a questo ambiente, a questi tifosi, che lo considerano il vero condottiero. José in questi mesi ha spesso inviato messaggi alla proprietà, per sollecitarla a costruire una rosa più competitiva. Nella prossima stagione vuole provare a giocare per vincere.
Mourinho, continuità
Mourinho garantisce quella continuità che alla Roma era mancata negli ultimi anni. Paulo Fonseca era rimasto due stagioni, senza riuscire a centrare l’obiettivo della Champions. Eusebio Di Francesco appena arrivato aveva portato la Roma nell’Europa che conta ed era arrivato alla storica qualificazione in semifinale di Champions League battendo il Barcellona, ma nella stagione successiva è stato esonerato dopo la sconfitta nel derby e l’eliminazione dagli ottavi di Champions contro il Porto, con alcuni errori arbitrali determinanti nella partita di ritorno. Prima di lui lo Spalletti bis era durato due stagioni e Garcia, del quale aveva preso il posto, si era fermato a metà della terza stagione, anche lui esonerato. Come Di Francesco. Per arrivare a una gestione più lunga bisogna andare al primo Spalletti, che fu anche l’ultimo allenatore ad alzare un trofeo prima di Mourinho. Per Luciano quattro stagioni ricche di soddisfazioni, con le dimissioni all’alba del quinto campionato, dopo due giornate.