Roma, patto per la Champions: i Friedkin osservano l’allenamento

La squadra è pronta alla volata finale: due settimane decisive per inseguire gli obiettivi stagionali
Roma, patto per la Champions: i Friedkin osservano l’allenamento© AS Roma via Getty Images
Jacopo Aliprandi e Chiara Zucchelli
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ROMA - La Roma aveva tutto da perdere nella sfida di domenica scorsa contro la Sampdoria. Avrebbe potuto sganciarsi dal treno Champions, precipitare la fiducia dopo i due ko contro Sassuolo e Lazio, e cominciare il periodo più importante della stagione nel peggiore dei modi. Invece dalla sfida contro la squadra di Stankovic ne è uscita rafforzata con un 3-0 che ha dato morale ai giocatori, ora più consapevoli di essere all’altezza della lotta al quarto posto e di poter essere tutti importanti per il doppio impegno delle prossime settimane. Campionato ed Europa League, Mourinho avrà bisogno di tutti per uscire dalle prossime due settimane di fuoco tra Torino, Udinese e le sfide contro il Feyenoord. Senza contare poi dei due big match consecutivi contro Atalanta e Milan.

Davanti ai Friedkin

Ecco perché ieri, alla ripresa degli allenamenti, i giocatori si sono parlati tra di loro, ma anche con lo staff tecnico di Mourinho per confrontartsi sulle mosse per affrontare nel migliore dei modi i prossimi quindici giorni, ma in generale anche gli ultimi due mesi della stagione. La Roma è arrivata al bivio, i giocatori lo sanno e hanno capito che tutti quanti dovranno dare oltre il loro 100% per cercare di chiudere positivamente questo momento così delicato e importante. Il sacrificio non dovrà essere un problema, il massimo sforzo invece all’ordine del giorno e nessuno dovrà pensare a se stesso ma tutti dovranno lavorare per la squadra. Il gruppo lo sa, nessuno si è tirato indietro, anche quelli che in questo 2023 hanno giocato col contagocce si sono sentiti parte in causa e aspeteranno il proprio momento per essere utili alla causa giallorossa. Già a partire da ieri lo sforzo in allenamento è stato notevole, sotto lo sguardo dei circa 150 ex azionisti del club che in estate avevano aderito all’Opa nell’ambito del delisting, e hanno potuto beneficiare dei vantaggi e incentivi dell’Assist Club. Ma soprattutto sotto lo sguardo attento di Dan e Ryan Friedkin: i proprietari hanno assistito all’allenamento dal loro ufficio, osservando attentamente la sessione dalle vetrate che avevano fatto istallare sul lato dei campi nei loro primi giorni al Fulvio Bernardini. Anche questo un segnale importante alla squadra, magari anche al tecnico che aspetta l’incontro con il patron giallorosso per pianificare il futuro.

Testa giusta

La testa è quella giusta. O almeno lo è stata finora visto che la Roma ha segnato 10 gol di testa in campionato e solo il Napoli capolista, con 15, ha fatto meglio. Ma la testa è anche quella giusta perché i giocatori hanno capito che, da adesso, si entra davvero nella fase cruciale della stagione. E allora colpi di testa sì, ma solo in campo e davanti al portiere avversario. Per il resto la Roma è chiamata a mantenere la barra dritta e a pensare all’Europa: quella di quest’anno, con il doppio incontro contro il Feyenoord dal dente avvelenato dopo la sconfitta in Champions. E quella della prossima stagione, cruciale per i piani del club.

Lavoro in campo

Il lavoro di Mourinho e del suo staff, naturalmente, parte dal campo. E con una squadra che fatica a segnare - la Roma è il settimo attacco del campionato - ogni occasione è buona per provarci. Ecco spiegati i tanti allenamenti sui calci piazzati e, di conseguenza, i tanti gol di testa di cui l’ultimo, quello di Wijnaldum contro la Samp, è stato il decimo in campionato. Prima di lui era toccato a Smalling, Ibanez e persino a Tammy Abraham, che certo non sta vivendo la sua stagione più prolifica.

Lavoro fuori

Non solo campo, però, ma anche spogliatoi. Se c’è un allenatore che, in questa fase della stagione, riesce a tirare fuori il meglio dai suoi giocatori è José Mourinho. Da lui, e solo da lui, arriva la decisione di lasciare praticamente una settimana libera durante la sosta perché da lui, e solo da lui, i giocatori sono chiamati a dare il massimo in questi giorni. La società c’è, è presente, anche fisicamente, ma è Mourinho a essere faccia a faccia con i suoi giocatori. Ecco perché ha voluto che chi non fosse in nazionale staccasse la spina ed ecco perché ha scelto, ancora una volta, il silenzio. Parlerà in coppa perché obbligato, per il resto bocca cucita e lavoro psicologico martellante. Parleranno, invece, i giocatori: ieri Dybala a Dazn, oggi qualche altro leader ai canali Uefa. Le interviste, però, arriveranno nelle prossime settimane. Ora testa solo al campo e al patto per superare queste settimane nel migliore dei modi.


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