Mourinho, la Roma, il Psg e Zidane: tutti i retroscena

Lo Special One si allontana da Trigoria ed entra nel radar dell’emiro: è l’alternativa a Zizou
Mourinho, la Roma, il Psg e Zidane: tutti i retroscena© BARTOLETTI
Roberto Maida
4 min

ROMA - Non è niente ma può essere tutto. José Mourinho è nel mirino del Paris Saint-Germain, che ha deciso di silurare dopo un solo anno l’allenatore Galtier. A oggi non ha ricevuto offerte per raccoglierne l’eredità e tentare l’assalto all’agognata Champions League. Ma anche in Francia i media cominciano a parlare con insistenza di una lista di candidati, tra i quali il preferito sarebbe Zinedine Zidane. Mourinho è in corsa. E può anche arrivare a braccia alzate al traguardo se Nasser Al-Khelaifi, il presidente delegato dell’emiro qatarino, confermerà Jorge Campos alla direzione sportiva. L’asse tra i due portoghesi è abbastanza solido, come dimostra la trattativa di qualche anno fa con il Milan. Campos, in quel momento destinato al ruolo di responsabile dell’area tecnica rossonera, era pronto a ingaggiare proprio Mourinho, che poi ha spiegato di aver «rifiutato la proposta dopo qualche ora di riflessione per rispetto dei tifosi dell’Inter».

Lo stallo

La Roma da parte sua resta in attesa. Dan Friedkin ha un rapporto diretto con Al-Khelaifi, suo alleato all’Eca nonché grande “sponsor” della nuova Ceo romanista Lina Souloukou, perciò verrebbe avvisato tempestivamente se davvero il Psg fosse interessato ad assoldare Mourinho. La proprietà, forte di un contratto fino al 2024, non ha alcuna intenzione di muovere passi concreti verso l’allenatore finché i contorni progettuali non saranno nitidi. In sostanza se Mourinho, con una grande impresa, riesce a vincere l’Europa League riportando la Roma in Champions, verrà chiamato per negoziare un nuovo accordo. Altrimenti, il percorso può continuare senza strappi e senza scossoni a meno che non sia Mourinho, stimolato da prospettive differenti, a rassegnare le dimissioni.

Lo scenario

E’ difficile, nella settimana della prima semifinale contro il Bayer Leverkusen, valutare lo scenario complessivo in questo confronto di posizioni. Perché Mourinho è uscito più volte allo scoperto, l’ultima sabato scorso quando ha svelato di essere «stanco perché nella Roma non faccio soltanto l’allenatore, faccio molte cose». I Friedkin invece tacciono. Non tanto con i media - sarebbe strano il contrario, visto il profilo che hanno scelto nei loro primi tre anni da padroni del vapore - ma con l’interlocutore che in varie situazioni ha ammesso pubblicamente di aspettare un colloquio. «A fine stagione potrebbe essere tardi» ha detto Mourinho dopo la pausa mondiale, durante la quale aveva già rifiutato con garbo il ruolo di ct del Portogallo. I Friedkin, in occasione dello scambio di auguri di Natale, gli avevano assicurato di essere intenzionati a programmare il futuro già a gennaio. Ma poi hanno preferito rimandare ogni discorso.

Il patteggiamento

La forbice che separa Mourinho dalla Roma è un’arma impossibile da neutralizzare: si chiama settlement agreement, ovvero il patteggiamento firmato dai Friedkin con l’Uefa in seguito alle violazioni del regolamento sul fair play finanziario. I conti del club, nonostante le dichiarazioni autocelebrative di Tiago Pinto, sono ancora in forte sofferenza e hanno bisogno di un’iniezione di ricche plusvalenze per riprendere vigore. Nel 2022 la società ha chiuso il bilancio con le peggiori perdite gestionali di sempre (-219,3 milioni), che si sommano all’indebitamento generale. In questa situazione, a prescindere dal gradimento e dalle ambizioni, i Friedkin non riusciranno ad accontentare totalmente Mourinho, che vorrebbe un mercato e non un «mercatino». Resta da capire se José troverà una società determinata a investire più della Roma. Ed è ovvio che il Psg sia il club ideale per assecondarne i piani. Ma la Roma è pronta a perdere Mourinho?


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