Il nome è sicuramente carino: BayArena, ha dentro sia il nome della squadra (o meglio della multinazionale che sta dietro alla società sportiva) che il concetto di arena, quindi di stadio. Si tratta dell’impianto dove gioca il Bayer Leverkusen, un catino di 30mila spettatori che ribollirà anche per la semifinale di ritorno di questa Europa League, cercando di spingere “le aspirine” a dare il massimo per rimontare lo 0-1 dell’andata all’Olimpico.
BayArena, uno stadio tra due autostrade
E pensare che all’inizio il Bayer, che non si chiamava ancora così, quando venne fondato nel 1907 non aveva nemmeno uno stadio. Si giocava letteralmente in giro, dove capitava, finché nel 1914 si trovò un posto a Dhünnplatz, oggi una zona chiamata Neuland Park. Nel 1932, come spiegato nello speciale de Il Cuoio, la squadra si sarebbe trasferita in un altro impianto, di vero culto tra i tifosi di quell’epoca, chiamato semplicemente Stadtpark, nella strada Hemmelrather Weg, oggi sede di una scuola, la Lise Meitner Grammar School. La proto-BayArena invece sarebbe nata il 2 agosto 1958, all’incirca sul terreno attuale, che oggi si trova “abbracciato” tra due autostrade: aveva una forma ovale, una tribuna coperta e circa 20mila spettatori come capienza. L’impianto si chiamava Ulrich Haberland Stadion, dal nome del primo direttore generale della Bayer dopo la Seconda Guerra Mondiale. Figlio di un ministro, nato nel 1900 e morto prematuramente nel 1961, Haberland fu una figura-chiave a prescindere per la Bayer: alla sua scomparsa la società farmaceutica era già abbondantemente diventata una multinazionale con 58mila impiegati in 133 paesi e ricavi annuali per quasi 3 miliardi di marchi.
BayArena, la ristrutturazione nel 1997
Il Leverkusen anteriormente giocava nello Sportplatz. Quel 2 agosto 1958 il club aveva ancora storia pressoché inesistente a livello di risultati, arriverà in Bundesliga solo alla fine degli Anni Settanta: fin lì era veramente solo una specie di dopolavoro della Bayer, ma per il match inaugurale dell’Ulrich Haberland Stadion riuscì a trovare come sparring partner il Fortuna Düsseldorf, che all’epoca aveva molto più blasone essendo vice-campione di Coppa di Germania in carica per due volte di fila. Oggi è tutto rovesciato, invece. Man mano che il Leverkusen sarebbe cresciuto salendo di categoria dalle varie leghe interregionali il club avrebbe cominciato a pensare di ampliare lo stadio ed è esattamente ciò che successe fino a quando nel 1997 si arrivò a completare i lavori per le due tribune, rendendole coperte, oltre alle due “curve”, anch’esse coperte. Solo dall’anno successivo, però, quell’impianto assumerà il suo nome attuale di BayArena.
BayArena, un gioiello da 30 mila posti
Il “problema”, però, è che nel frattempo il Bayer Leverkusen è diventaLa BayArena è stata ristrutturata più volte, l’ultima nel 2008 con un progetto da 70 milioni La curva delle “aspirine” sempre caldissima è un fattore in più nelle partite casalinghe to un club dell’alta borghesia tedesca. Arriverà la Coppa Uefa del 1988, con la finale di ritorno disputata proprio in casa, con quel 3-0 buono per pareggiare il 3-0 subito a Barcellona dall’Espanyol e poi teatro di un’agonica lotteria dei rigori, coi tedeschi a trionfare. Quell’impianto aveva ancora 22mila spettatori o poco più (quella sera della finale qualcuno in più, chissà), ma aveva bisogno di essere ampliato: fu un processo che si dilungò negli anni fino a portare il nulla osta a un progetto da 70 milioni per portare lo stadio a 30mila posti, con lavori conclusisi nel 2008. Oltre all’ampliamento venne costruito anche un nuovo tetto, per rendere la BayArena un vero gioiello degno di una squadra capace di qualificarsi ripetutamente per la Champions League (e di sfiorarla nel 2002) oltre che di lottare per la Bundesliga. Il tetto peraltro oggi si regge su una struttura esterna allo stadio, per cui il prossimo eventuale ampliamento potrebbe risultare addirittura semplice. Anche per via di questi lavori e della capienza non sufficiente la BayArena non è stata considerata per il Mondiale del 2006, mentre lo è stata per il Mondiale femminile del 2011, con quattro partite incluso un quarto di finale, Inghilterra-Francia.