Roma, la rabbia di Mourinho tra ritardi sul mercato e sfortuna

Un punto in tre partite per i giallorossi: il tecnico portoghese ha perso la pazienza, ma è già in cerca di soluzioni
Roma, la rabbia di Mourinho tra ritardi sul mercato e sfortuna© Getty Images
Jacopo Aliprandi e Chiara Zucchelli
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ROMA - Un silenzio che fa rumore. Perché se sei José Mourinho e la tua squadra fa appena un punto in tre partite è chiaro che tutti si aspettano da te parole, pensieri, emozioni e analisi. Mourinho non si sottrarrà: non lo ha mai fatto, non inizierà certo adesso. Ma venerdì sera, dopo il ko contro il Milan, ha preferito non parlare. E non perché nello spogliatoio sarebbero volate parole grosse con un alcuni giocatori: il blocco squadra-allenatore è sempre compatto. Unito, come lo è stato nelle ultime due stagioni. Chiaro: i risultati non aiutano. Non è felice Mourinho, non sono felici i giocatori. Con una distinzione netta, però: lo Special One è la soluzione, non certo il problema. A maggior ragione se la squadra non gira. Da tempo Mou aveva avvertito che la Roma era in ritardo nella programmazione della stagione (ma anche del ritiro, prima organizzato in Asia salvo poi spostarlo in fretta e furia in Algarve), che l’assenza del sostituto di Abraham per tutta l’estate sarebbe stata un problema così come avere in rosa tanti giocatori con limiti fisici. Il mercato è stato chiuso in ritardo, e con l’arrivo di giocatori che nelle ultime stagioni hanno saltato tante partite per infortuni. Da Aouar a Paredes fino a Sanches. Tanti stop che in altri club con maggiori soluzioni possono essere risolti, non in una squadra come la Roma dove questi giocatori sono stati presi per diventare i titolari.

Mourinho, un tecnico troppo solo

Da tempo poi, anche in questo caso, Mourinho pensa che la società, soprattutto come comunicazione in determinati momenti della stagione, lo lasci troppo spesso solo. Motivo per cui venerdì sera non è intervenuto dopo la partita: avrebbe voluto - e dovuto - di nuovo parlare di un’eccessiva severità dell’arbitraggio nei confronti della Roma, avrebbe voluto - e dovuto - di nuovo chiedere uguale metro di giudizio per tutti. «Sono un pochino stanco di essere allenatore, uomo di comunicazione, di essere la faccia che dice che siamo stati derubati. Sono un pochino stanco di essere così tanto». Le parole di José pronunciate nella conferenza stampa post Siviglia restano ancora d’attualità, e fanno sempre più rumore.

Roma, un cantiere ancora aperto

Mourinho poi avrebbe voluto - e dovuto - ricordare che nonostante gli allenamenti siano iniziati da due mesi, praticamente la squadra è ancora un cantiere aperto. E da questo cantiere spesso entrano ed escono giocatori che non sono mai nelle migliori condizioni. La Roma, dal 6 agosto, giorno dell’amichevole a Tolosa, ha avuto tre infortunati (Dybala, Renato Sanches e Aouar) di cui due appena arrivati. Pellegrini, con il Milan entrato proprio al posto dell’ex Lione, non era al meglio per un fastidio muscolare e in settimana non aveva mai visto il campo. Smalling inizia adesso a trovare un briciolo di condizione, anche perché l’estate non era stata facile neppure per lui. Lukaku e Paredes hanno trascorso gli ultimi due mesi ai margini nei rispettivi club e quindi il ritmo partita, ad ora, è un miraggio. Resteranno a Trigoria ad allenarsi? No. Le nazionali chiamano. Non è andato, invece, Dybala: Paulo conosce perfettamente la sua importanza nella Roma e quindi resterà qui. Sembra sfumato anche il Gran Premio di Monza, nonostante l’invito di Domenicali: non vuole perdere tempo.

Roma, serve tempo per migliorare

Mourinho non ha parlato dopo il Milan per tutti questi motivi e anche perché, logicamente, non era soddisfatto del risultato e della prestazione almeno nella prima ora. La squadra ha chiuso in crescendo (non solo per la superiorità numerica) e questa è una buona base. Problema atletico? Non sembrerebbe visto come l’undici in campo ha corso (e tanto) nell’ultima parte di gara. I limiti tecnici invece sono emersi in maniera importante: la Roma ha visto i suoi terzini chiudere con un desolante 0 alla voce cross andati a buon fine. Zalewski ne ha fatti 6, Spinazzola 3, Celik 2: 11 tiri a vuoto, 11 potenziali pericoli che la Roma non è riuscita a sfruttare. E Kristensen, nuovo arrivo, in questo momento sembra un pesce fuor d’acqua nella spinta offensiva. Una squadra poco precisa, quindi, e poco cattiva con appena il 43% di contrasti vinti, a fronte del Milan che ha avuto una percentuale decisamente maggiore (71%). Tutti aspetti che Mourinho conosce e su cui sta lavorando. Serve tempo visto il ritardo degli innesti e la base su cui si è costruita la rosa: priorità agli aspetti economici (quindi alla ricerca di soluzioni low budget), in secondo piano le caratteristiche dei giocatori e le richieste del tecnico. Mou lavorerà per rendere questo gruppo una squadra anche dentro il campo, infortuni permettendo: ci vuole tempo. Ma José aveva già avvertito tutti.


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