Roma, le promesse e gli azzardi: Tiago Pinto fa all-in

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Roberto Maida
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Ha impressionato soprattutto l’ultima parola, «Tranquilli», pronunciata dopo cinquanta minuti ben giocati, tra risposte concesse e altre strategicamente aggirate. Tiago Pinto promette, nonostante il deprimente inizio di stagione della Roma. Promette grandezza, che è la chiave di lettura dell’esortazione finale. Tranquilli. Ai tifosi chiede fiducia, equilibrio, ambizione. Forse perché a sua volta ha ricevuto garanzie dall’alto sul contratto: il suo, che scade proprio come quello di Mourinho. Ha acquisito, il general manager, la sicurezza del padrone della scena. Non a caso, dentro a una conferenza stampa finalmente impeccabile, ha invitato tutti i suoi uomini, a cominciare da Gianluca Gombar che è stato appena promosso a capo del settore giovanile. Non vuole parlare del futuro ma è convinto di averlo in pugno, dopo un’estate trascorsa a contatto con i Friedkin.

Pinto fissa l'obiettivo

Non ha saputo (o voluto) spiegare perché la squadra abbia raccolto solo un punto nelle prime tre partite, come non le accadeva da 28 anni, risultato anche in quel caso generato da un 1-2 all’Olimpico contro il Milan. Sensazione di chi scrive: la squadra è rimasta con la testa a Budapest, alla finale persa, e ha smarrito la ferocia che le aveva consentito di superare i suoi limiti, almeno in Europa. Ma Tiago Pinto ha assicurato che la Roma saprà ripartire per inseguire l’obiettivo dichiarato, il ritorno in Champions League, grazie a una rosa «più forte dell’anno scorso», passando neanche troppo discretamente la palla a Mourinho. Non resta che aspettare per capire se i suoi calcoli sono stati giusti, anche sul monte ingaggi aumentato di circa il 15 per cento.

Roma, il mercato tra entrate e uscite

A proposito di algebra: nelle operazioni in uscita, Tiago Pinto è stato certamente bravo. Non era semplice vendere a prezzi alti due giovani semisconosciuti come Tahirovic e Volpato - un po’ meno il terzino Missori, quasi regalato al Sassuolo: di lui si dice un gran bene - saltando la tagliola del 30 giugno e quindi rispettando in buona parte il fair play finanziario. Sugli acquisti, o meglio sui rinforzi, si è invece preso dei rischi per tenere insieme le tre gambe del tavolo: la competitività immediata, la sostenibilità economica, la capacità progettuale. Quando si assume la responsabilità del rilancio di Renato Sanches, «la mia ossessione», mette a disposizione dell’uditorio la sua credibilità professionale, pur sapendo che il successo dell’idea dipenderà dal giocatore e non da lui. Avendo pochi soldi da investire ha preferito puntare su gente importante ma bisognosa di attenzioni: Sanches, Aouar, Paredes, Kristensen, lo stesso Lukaku, aspettando di capire se N’Dicka saprà imporsi. A un gruppo già denso di incognite di medio periodo (Dybala, Pellegrini, Spinazzola, Smalling), Tiago Pinto ha aggiunto altri giocatori con un biennio complicato alle spalle. Le prime partite hanno confermato le perplessità, visti gli infortuni di Renato, Dybala e Aouar in ordine cronologico. Azmoun è addirittura entrato zoppicando a Trigoria. Ma è lecito immaginare che la Roma, attraverso il proprio staff, abbia studiato un piano miracoloso per curare le ferite.

Lukaku-Dybala, coppia per la Champions

Diciamo la verità: siamo arrivati al redde rationem. I Friedkin pagheranno 2 milioni al mese Lukaku, auspicando che l’investimento rientri con il ritorno in Champions dopo sei stagioni di insopportabile assenza. La coppia d’attacco Lukaku-Dybala sarebbe stata impensabile nella Roma prima di Mourinho, l’attrazione irresistibile di tanti campioni. Ma se le tante scommesse di Tiago Pinto non saranno vinte, sarà complicato scavalcare in classifica due squadre tra Inter, Milan, Napoli, Juventus e Lazio. Tanto più dopo la partenza ad handicap: la proprietà non reagirebbe affatto bene davanti a un altro fallimento.


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