Roma, i numeri sono dalla parte di Mourinho: i dettagli

La Roma ha risalito la classifica con la qualità offensiva: nel 2022 era decima nel possesso palla, ora è terza. Solo l'Inter costruisce più occasioni
Roberto Maida
4 min

ROMA - Aggiornamento quasi completato, la Roma è già una nuova cosa. Da una stagione all’altra, Mourinho sta finalmente degustando la bollicina del cambiamento. Almeno in campionato, dopo il lungo lavoro estivo di ristrutturazione tattica, i risultati ne supportano la ricerca: non si vede quasi più la squadra solida, battagliera e sparagnina che aveva la tendenza a mantenere il punteggio basso per avvicinarsi alle finali europee. Adesso si comincia a vedere una squadra che controlla le partite e a volte le domina, anche se poi ritarda spesso l’accelerazione decisiva: che 13 gol su 27, quasi la metà, siano arrivati nell’ultimo quarto d’ora delle partite è per certi versi un elemento positivo, denota e connota il carattere del gruppo, ma è anche una spia da non sottovalutare, perché non sempre si potranno risolvere i problemi sfidando il cronometro.

Roma, l'evoluzione iniziata in Portogallo

Mourinho ha afferrato il quarto posto, e quindi una poltrona comoda come la Champions, attraverso un miglioramento sviluppato già dai primi giorni d’estate, in Portogallo. Durante gli allenamenti ventilati dell’Algarve, anche se gli mancavano diversi rinforzi di mercato, insisteva molto sull’idea di modificare l’idea offensiva. Non più blocco basso e aggressioni per ripartire a razzo, non più palla alta come strategia di stabilizzazione. Ma manovra corale e paziente, partendo dal basso, con verticalizzazioni improvvise e movimenti continui di centrocampisti e attaccanti. Non tutto ha funzionato subito, come accade spesso nei cambiamenti, ma adesso l’identità della Roma è abbastanza riconoscibile: a Reggio Emilia contro il Sassuolo per dominio territoriale e occasioni non c’è stata partita, anche se Dionisi con la sua accorta e insolita tattica aveva difeso il vantaggio (anche in dieci contro undici) fino al rigore di Dybala.

Il confronto con la Roma della passata stagione

Lo scorso anno, dopo 14 giornate, la Roma aveva 2 punti in più ma giocava con meno naturalezza il pallone. Nella classifica del possesso palla era decima con il 50,6 per cento di media. Oggi invece è terza con il 55,4%. Questo non è un dato che di per sé assicura benessere, tanto è vero che le prime due in questa categoria sono Napoli e Fiorentina, non le battistrada Inter (sesta) e Juventus (tredicesima), ma certifica il tentativo di assumere sembianze diverse, di rendersi meno leggibili. La Roma lo ha dovuto metabolizzare quasi forzatamente quando le operazioni di agosto hanno stravolto l’assetto tradizionale: la partenza di Ibañez e, soprattutto, di Matic ha suggerito un rischio che, grazie all’improvvisa apertura del fronte Lukaku, valeva la pena correre. E allora Tiago Pinto, invece di sostituire Matic con un omologo che si occupasse di proteggere più che di costruire, è andato a prendere Leandro Paredes, che non è stato fin qui sempre brillante ma nelle ultime settimane ha migliorato tutte le statistiche personali: palloni toccati, passaggi riusciti, occasioni create. A proposito dell’ultima specialità, occhio anche al rendimento generale: la Roma ha il secondo attacco del campionato dietro all’Inter ed è seconda (sempre dietro all’Inter) anche per numero di grandi chance costruite. Significa passare molto tempo nella metà campo avversaria. Nei minuti finali e non solo.


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