La panchina lunga fa bene alla Roma

Leggi il commento sulle sostituzioni di De Rossi e le riserve giallorosse
La panchina lunga fa bene alla Roma© ANSA
Ugo Trani
3 min

Finalmente la Roma. Adesso davvero nuova. In De Rossi e ancor di più nella rosa. Completa in campionato più che in Europa League: giovedì Daniele - nel ritorno del playoff contro il Feyenoord - non potrà avere l’abbondanza messa in piazza allo stadio Stirpe, dove ha schierato - ad esempio - dall’inizio Kristensen e Huijsen, entrambi fuori dalla lista Uefa.

Roma, finalmente la panchina lunga

Il segreto del successo contro il Frosinone (0-3) è insomma la panchina lunga che, dopo la trasferta di Rotterdam, ha fatto la differenza. Fisicamente, tecnicamente e tatticamente. De Rossi, dopo lo sforzo di coppa, ha potuto rispondere alle rivali più accreditate nella corsa alla zona Champions, l’Atalanta e il Bologna che hanno confermato, vincendo anche in questo turno, il quarto posto con 4 punti di vantaggio sui giallorossi. Daniele, con il secondo successo in trasferta consecutivo (ultima volta a ottobre del 2022, contro l’Inter e la Sampdoria), è quindi riuscito a rimanere in scia e a staccare la Fiorentina, la Lazio e il Napoli. Mai la Roma in questa stagione è stata grande così. Numericamente. Massima scelta tra titolari e panchinari. E si è capito dal turnover abbondante deciso da De Rossi dopo il pari contro il Feyenoord. Sette novità dopo la trasferta in Olanda. Addirittura sette giocatori di movimento, rivisitando ogni reparto del 4-2-3-1 utilizzato fino all’intervallo: tre-quarti della difesa con tre interpreti diversi, Kristensen, Huijsen e Angeliño; metà centrocampo, con il ritorno di Cristante, e tre-quarti del rombo offensivo con l’ingresso di Baldanzi, Azmoun ed El Shaarawy.

Roma, la rotazione di De Rossi

Questo in partenza. E ricordando che N’Dicka, appena tornato dalla vittoria in Coppa d’Africa, ha avuto una giornata di meritato relax (non convocato), e che Abraham, indicato tra l’altro come partente prima che si facesse male, è ancora convalescente, De Rossi ha continuato la rotazione in corsa. E’ intervenuto subito, all’intervallo. Ha potuto proteggere Huijsen ammonito per l’esultanza polemica dopo lo splendido gol del vantaggio e sostituire Lukaku con il doppio obiettivo - far riposare il centravanti aspettando il match di ritorno in Euroleague e aggiustare il sistema di gioco estremamente offensivo -, dando spazio a Llorente e Pellegrini e passando al 4-3-3. Dentro a seguire anche Celik per Kristensen, prima di forzare il turnover dopo le reti di Azmoun e Paredes. Ecco Smalling (out da cinque mesi e mezzo) e Aouar per Angeliño e Baldanzi nel 3-5-1-1, senza giustamente concedere nemmeno un minuto a Dybala. Al Feyenoord, dunque, ha pensato sul serio solo con il successo al sicuro. Non prima. Se avesse guardato a giovedì, avrebbe fatto giocare Bove dall’inizio. Ha invece preparato la partita per riprendere la striscia positiva in campionato (4 vittorie in 5 partite) e incoronato il nuovo portiere: è Svilar.


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