Roma, il momento di Svilar: dice no alla Serbia per il Belgio e gestisce un fastidio muscolare

Decisivo contro il Brighton, il portiere giallorosso si gode il suo periodo magico e pensa se rispondere alla convocazione di Stojkovic: i dettagli
Roberto Maida
3 min

ROMA - L’ha fermato con i piedi, l’ha fermato con le mani. La sensazione: Danny Welbeck avrebbe potuto anche tirare altre venti volte ma non avrebbe segnato. Non giovedì sera, quando tutto nella Roma ha funzionato a cominciare dal portiere. Sempre più sicuro, sempre più titolare. Mile Svilar è uno dei simboli del nuovo corso: rilanciato già da Mourinho, che lo scelse nella sua ultima partita da allenatore, è stato poi adottato da De Rossi, che ne ha osservato gli incredibili progressi anche in termini di freddezza.

Svilar e il dubbio tra Serbia e Belgio

E pensare che «da tre o quattro settimane gioca con un problema muscolare» ha fatto sapere il padre Ratko, ex portiere della nazionale serba e ora principale consulente del figlio. Svilar junior è stato così bravo nella Roma da meritare le attenzioni della madrepatria: il ct Stojkovic lo ha convocato per le prossime amichevoli contro Russia e Cipro. Però non è detto che Mile accetti. Perché lui, nato ad Anversa come Lukaku e Nainggolan, vorrebbe giocare per il Belgio, dopo aver già frequentato le selezioni giovanili. Il paradosso è che con la Serbia ha già debuttato due anni e mezzo fa in amichevole, sempre con Stojkovic. Ma poi deve aver cambiato idea, avendo forse compreso che anche il Belgio lo vuole come potenziale erede di Courtois. Sul tema papà Ratko, 9 presenze negli Anni 70, si chiama fuori: «Qualunque decisione prenda io sarò dalla sua parte. È evidente che io vorrei giocasse nella Serbia, perché sono serbo, ma lui è nato e cresciuto in Belgio e quindi può avere un sentimento differente rispetto alla nazionale».

La gioia di Svilar dopo il Brighton

Intanto però Svilar può godersi senza dubbi il momento da protagonista con la Roma. Dopo un anno e mezzo di apprendistato ha preso il posto di Rui Patricio e non vuole più mollarlo. «Io mi alleno ogni giorno per essere pronto - ha detto dopo la vittoria sul Brighton -. Lo facevo anche prima quando andavo in panchina. Sono contento di poter lavorare con una persona come Rui Patricio, che mi aiuta sempre». Giovedì è stato decisivo per tenere la porta chiusa: «Parare è il mio lavoro ma non mi assegno voti. Siamo felici di aver regalato una bella serata ai nostri tifosi, che con i loro cori mi fanno venire la pelle d’oca. Comunque ancora non è finita, dobbiamo superare il turno al ritorno. De Rossi? Mi ha sorpreso, ha uno spirito molto positivo che ci ha sostenuti nel momento più duro».


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