Roma, cosa è successo davvero con la dipendente licenziata per un video

Dopo il racconto del Fatto Quotidiano emergono nuovi retroscena: mandato via anche il compagno, il motivo ha a che fare con il contenuto delle immagini contrario all'etica professionale
Roma, cosa è successo davvero con la dipendente licenziata per un video
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Una storia scabrosa dai contorni sempre più chiari di cui si parla in queste ore in tutta Italia e non solo. La notizia è riportata dal Fatto Quotidiano che racconta di una dipendente della Roma allontanata per “incompatibilità ambientale”: un calciatore delle giovanili, straniero, le avrebbe sottratto dallo smartphone un video in cui era in intimità con il fidanzato, anch’egli dipendente della Roma. Il video avrebbe poi fatto il giro del centro sportivo. Venuta a conoscenza dell’episodio, a novembre la Roma, dopo richiesta del gm Tiago Pinto e del responsabile del vivaio Gianluca Gombar, ha licenziato tanto la ragazza quanto il fidanzato, che della stessa era peraltro il “capo”. A quanto risulta non vi sarebbe stata dunque alcuna volontà discriminatoria nei confronti della donna che lavorava con i giovani calciatori (minorenni) del club anche perché i due non sarebbero stati licenziati per la diffusione del video, ma perché all'interno del video stesso erano presenti discorsi che violavano l'etica professionale.

Dipendente licenziata dalla Roma, cosa è successo

Ma ecco la ricostruzione (secondo le nostre fonti parziale) del Fatto Quotidiano: la storia risale allo scorso autunno quando la donna, trent'anni, è stata licenziata dopo che un video privato del suo telefono ha fatto il giro del centro sportivo. A sottrarle lo smartphone, diffondendo senza consenso le immagini intime della ragazza con il compagno, un giocatore straniero della Primavera, in odore di prima squadra. Il motivo? Non è chiaro. La donna è assistita dall'avvocato Francesco Bronzini e chiederà un risarcimento del danno al giovane giocatore, che avrebbe ammesso le sue responsabilità di fronte ad alcuni dirigenti del club. Oltre, ovviamente, a chiedere alla Roma l’immediato reintegro nei quadri lavorativi. Sempre che poi non arrivi anche una denuncia penale per reati legati al “revenge porn”. La Roma, in giornata, potrebbe chiarire ufficialmente l'accaduto.


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