Pellegrini, che succede: come il capitano della Roma prepara il rilancio

Alla Roma manca da inizio stagione il contributo di uno dei suoi giocatori più rappresentativi: il momento è arrivato. I suoi compagni lo stanno aiutando
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Jacopo Aliprandi

Serviva un mental coach come Ranieri per dare una svolta al momento negativo di Pellegrini. Un mental coach per lui, ma anche per l’ambiente che dalla conferenza stampa pre Atalanta sta vedendo Lorenzo con uno sguardo diverso. La comunicazione è sempre importante, e le parole del tecnico hanno pesato tanto nelle considerazioni dei tifosi nei confronti del loro capitano. Niente più rabbia e frustrazione per le sue prestazioni ma sostegno e incoraggiamento in un momento complicato della sua carriera. Ma soprattutto della sua vita. Il peso delle responsabilità lo ha schiacciato in questi ultimi mesi tanto difficili per la Roma. Dall’addio turbolento di Mourinho, a quello scioccante di De Rossi, i nervi tesi con alcuni dirigenti, le prestazioni negative, l’ultimo ribaltone sulla panchina con l’esonero di Juric e l’arrivo di Ranieri. E ancora, i fischi allo stadio, gli insulti fuori Trigoria, gli striscioni, la paura di non uscire più da una crisi che lo ha avvolto e che lo sta privando della cosa più bella per un calciatore, quella per cui inizia a lavorare sin da bambino: la felicità di giocare, di lottare al centro dell’arena, di essere il capitano della Roma. Ranieri lo ha capito, dall’alto della sua esperienza, e ha deciso di fermarlo. Fuori dai radar per quasi un mese in cui ha giocato soltanto 45 minuti contro il Napoli, lontano dai riflettori dopo quelle parole pronunciate a Boras in cui aveva messo in discussione il suo futuro per il bene della Roma. E forse anche per il suo, consumato in quel momento da un peso mentale che poi ha inciso negativamente anche sulle sue condizioni fisiche. 

Il lavoro

E adesso chi vede Pellegrini tutti i giorni lo descrive in crescita. Più sorridente, più rilassato, più leggero. Almeno per quanto concerne gli argomenti sportivi all’interno del Fulvio Bernardini, perché il suo pensiero in questi ultimi giorni è andato tutto a Edo Bove che ha sentito privatamente per fargli sentire la vicinanza di tutta la Roma. Nessun post social, nessun messaggio pubblico: Lorenzo in questo momento vuole stare lontano dai riflettori, e lavorare sodo per ritrovare la forma migliore, fisica e mentale. E i primi sorrisi stanno tornando grazie all’aiuto che sia il club sia la famiglia gli stanno dando per uscire dal momento no. Un po’ tutti stanno cercando di sostenerlo dentro al Fulvio Bernardini: dai medici Vannicelli e Gregorace, all’Head of Performance Sertori, fino ai fisioterapisti Martinelli (che conosce da una vita), Alterini, Gari, Capogna, Lacopo e Raieta e i nutrizionisti Rillo e Ventura. Tutti in qualche modo e con qualche gesto stanno aiutando il loro capitano. Poi chiaramente è la famiglia a fare tutto il resto. La miglior medicina per chi ha la testa piena di dubbi e insicurezze è stare con chi la alleggerisce: la moglie Veronica, i figli Camilla, Thomas e Nicolò, i parenti e naturalmente gli amici più stretti. Uno è Mancini, con cui ieri sera ha organizzato la cena pre-festività con le rispettive famiglie. 


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Il Lecce e l'Olimpico

«Io ho avuto due fenomeni nella mia carriera di centrocampisti, a far gol: uno Lampard e l’altro Pellegrini. Negli allenamenti già comincia a segnare, a trovare la porta rispetto a quando sono arrivato. Sta iniziando quel processo di ricrescita di cui ha bisogno il ragazzo. È un ragazzo molto sensibile, molto introverso e soffre più di tutti per la situazione». Ranieri è stato chiaro, l’ambiente ha capito e quando Pellegrini tornerà in campo non sentirà più fischi, ma applausi di incoraggiamento. Sabato? Possibile, da titolare o a partita in corso. Fatto sta che Lorenzo adesso ha voglia di tornare in campo, proseguendo gradualmente il cammino verso la felicità ma anche testando i suoi miglioramenti in partita. Anche perché poi basta un clic, basta un episodio per ritrovare fiducia e ottimismo. Tra oggi e domani il tecnico e il capitano decideranno se la sfida contro il Lecce potrà essere quella del suo nuovo esordio, della sua rinascita. Pellegrini ha segnato 32 gol nelle ultime tre stagioni, come dice Ranieri un bottino importante per un centrocampista. Riuscire a trovare il prima possibile una rete, la prima stagionale, gli darebbe un aiuto importantissimo per riprendere il suo percorso e tornare a giocare ai suoi veri livelli.


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Serviva un mental coach come Ranieri per dare una svolta al momento negativo di Pellegrini. Un mental coach per lui, ma anche per l’ambiente che dalla conferenza stampa pre Atalanta sta vedendo Lorenzo con uno sguardo diverso. La comunicazione è sempre importante, e le parole del tecnico hanno pesato tanto nelle considerazioni dei tifosi nei confronti del loro capitano. Niente più rabbia e frustrazione per le sue prestazioni ma sostegno e incoraggiamento in un momento complicato della sua carriera. Ma soprattutto della sua vita. Il peso delle responsabilità lo ha schiacciato in questi ultimi mesi tanto difficili per la Roma. Dall’addio turbolento di Mourinho, a quello scioccante di De Rossi, i nervi tesi con alcuni dirigenti, le prestazioni negative, l’ultimo ribaltone sulla panchina con l’esonero di Juric e l’arrivo di Ranieri. E ancora, i fischi allo stadio, gli insulti fuori Trigoria, gli striscioni, la paura di non uscire più da una crisi che lo ha avvolto e che lo sta privando della cosa più bella per un calciatore, quella per cui inizia a lavorare sin da bambino: la felicità di giocare, di lottare al centro dell’arena, di essere il capitano della Roma. Ranieri lo ha capito, dall’alto della sua esperienza, e ha deciso di fermarlo. Fuori dai radar per quasi un mese in cui ha giocato soltanto 45 minuti contro il Napoli, lontano dai riflettori dopo quelle parole pronunciate a Boras in cui aveva messo in discussione il suo futuro per il bene della Roma. E forse anche per il suo, consumato in quel momento da un peso mentale che poi ha inciso negativamente anche sulle sue condizioni fisiche. 

Il lavoro

E adesso chi vede Pellegrini tutti i giorni lo descrive in crescita. Più sorridente, più rilassato, più leggero. Almeno per quanto concerne gli argomenti sportivi all’interno del Fulvio Bernardini, perché il suo pensiero in questi ultimi giorni è andato tutto a Edo Bove che ha sentito privatamente per fargli sentire la vicinanza di tutta la Roma. Nessun post social, nessun messaggio pubblico: Lorenzo in questo momento vuole stare lontano dai riflettori, e lavorare sodo per ritrovare la forma migliore, fisica e mentale. E i primi sorrisi stanno tornando grazie all’aiuto che sia il club sia la famiglia gli stanno dando per uscire dal momento no. Un po’ tutti stanno cercando di sostenerlo dentro al Fulvio Bernardini: dai medici Vannicelli e Gregorace, all’Head of Performance Sertori, fino ai fisioterapisti Martinelli (che conosce da una vita), Alterini, Gari, Capogna, Lacopo e Raieta e i nutrizionisti Rillo e Ventura. Tutti in qualche modo e con qualche gesto stanno aiutando il loro capitano. Poi chiaramente è la famiglia a fare tutto il resto. La miglior medicina per chi ha la testa piena di dubbi e insicurezze è stare con chi la alleggerisce: la moglie Veronica, i figli Camilla, Thomas e Nicolò, i parenti e naturalmente gli amici più stretti. Uno è Mancini, con cui ieri sera ha organizzato la cena pre-festività con le rispettive famiglie. 


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