Pellegrini, addio alla Roma a gennaio? Cosa può succedere e dove potrebbe andare

Il suo entourage sta lavorando per cercargli una nuova squadra, il club giallorosso è pronto a lasciarlo andare
Roberto Maida

ROMA - Non immaginava neanche lui di essere interpellato così presto: «Lorenzo, entri tu al posto di Koné». Il cambio a sorpresa di Ranieri, che nell’intervallo ha sostituito anche l’altro ammonito Hummels con Celik, ha spalancato uno spiffero di luce che Pellegrini ha accolto come l’assonnato che viene svegliato di soprassalto dall’apertura di una persiana. Non era facile ricollegarsi con l’attualità, con la partita, con la Roma, quando tutto intorno trasmetteva un senso di estraneità. E così, dopo la settima esclusione delle ultime otto partite, Pellegrini ha giocato male. Molto male. Sembrava terrorizzato, confuso anche dalla posizione da occupare, tanto da chiedere dopo pochi minuti delucidazioni alla panchina.

Pellegrini, un 2024 da dimenticare

Pellegrini ha sbagliato tanti passaggi semplici ma sarebbe uscito quasi inosservato da San Siro se non gli fosse capitato sui piedi, dopo un movimento giusto dietro alla linea difensiva del Milan, il passaggio di Dybala che poteva valere una vittoria della Roma e forse anche una svolta personale. Ma evidentemente non è il suo momento e, a parte qualche sprazzo di talento ed efficacia delle prime settimane con De Rossi, non è questo il suo anno, come dimostra il rendimento fiacco anche all’Europeo con la maglia numero 10 sulle spalle.


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Pellegrini-Roma, perché le strade si potrebbero dividere

Mollato anche da Spalletti dopo l’ingenua espulsione contro il Belgio in Nations League, proprio dentro all’Olimpico che lo ha fischiato a lungo, Pellegrini è arrivato al punto in cui bisogna scegliere da che parte stare. Tutti gli allenatori che lo hanno incrociato nel 2024, dopo avergli assicurato fiducia iniziale, lo hanno degradato, non togliendogli la fascia di capitano ma (peggio) il posto in squadra. Da Mourinho a Ranieri, passando per lo stesso De Rossi e Juric, nessuno è riuscito a rilanciarlo perché evidentemente non era possibile farlo. Poi si sa, nello sport le sentenze non sono mai definitive. E Lorenzo ha le capacità per superare anche questa situazione. Ma è pensabile che ci riesca con la Roma, ormai? E’ ciò che si sta domandando da qualche mese, da quando cioè Lina Souloukou lo escluse dalla riunione con i giocatori che serviva a capire l’umore dello spogliatoio a proposito di un possibile cambio di tecnico. La Roma da parte sua ha mostrato disponibilità: se Pellegrini trova una squadra di suo gradimento, può andare via anche a gennaio. Del resto, Friedkin giudica spropositato l’ingaggio da circa 6 milioni - bonus inclusi - che un contratto rinnovato colpevolmente in ritardo ha generato.


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Pellegrini vuole la Premier

Erano però altri tempi. A un anno e mezzo dalla scadenza, Pellegrini ha ricevuto generiche manifestazioni di interesse in Italia (dal Napoli soprattutto). Ma il suo entourage ha chiesto a Davide Lippi, avvistato sabato a Milano in compagnia del giocatore nell’albergo della Roma, di sondare anche il mercato inglese. Il 2025 potrebbe cominciare con una separazione che adesso, più che clamorosa, appare addirittura logica.


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ROMA - Non immaginava neanche lui di essere interpellato così presto: «Lorenzo, entri tu al posto di Koné». Il cambio a sorpresa di Ranieri, che nell’intervallo ha sostituito anche l’altro ammonito Hummels con Celik, ha spalancato uno spiffero di luce che Pellegrini ha accolto come l’assonnato che viene svegliato di soprassalto dall’apertura di una persiana. Non era facile ricollegarsi con l’attualità, con la partita, con la Roma, quando tutto intorno trasmetteva un senso di estraneità. E così, dopo la settima esclusione delle ultime otto partite, Pellegrini ha giocato male. Molto male. Sembrava terrorizzato, confuso anche dalla posizione da occupare, tanto da chiedere dopo pochi minuti delucidazioni alla panchina.

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Pellegrini ha sbagliato tanti passaggi semplici ma sarebbe uscito quasi inosservato da San Siro se non gli fosse capitato sui piedi, dopo un movimento giusto dietro alla linea difensiva del Milan, il passaggio di Dybala che poteva valere una vittoria della Roma e forse anche una svolta personale. Ma evidentemente non è il suo momento e, a parte qualche sprazzo di talento ed efficacia delle prime settimane con De Rossi, non è questo il suo anno, come dimostra il rendimento fiacco anche all’Europeo con la maglia numero 10 sulle spalle.


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