Dan Friedkin, vertice a Trigoria: cosa dirà a Gasperini. E c’è quella promessa per il mercato
Recuperare tutti, allargare la rosa, giocare un calcio brillante, valorizzare gli involuti e poi magari, perché no, riportare la Roma in Champions a distanza di quei sette anni nei quali sono stati spesi 700 milioni sul mercato. Il progetto affidato da Friedkin a Gasperini ha i connotati dell’impresa titanica, soprattutto alla luce delle scarse risorse economiche e delle difficoltà generate dal fair play finanziario Uefa. Dan, a Roma già da lunedì, oggi parteciperà all’assemblea dell’Eca, l’associazione europea dei club per la quale ricopre il ruolo di membro del comitato direttivo, mentre domani farà tappa a Trigoria per incontrare l’allenatore, il ds Massara e il senior advisor Ranieri. Il patron e il tecnico inizieranno a programmare il futuro, parlando anche del mercato di gennaio (promesso almeno un acquisto in attacco). Il texano restio a comparire in pubblico potrà quindi misurare dal vivo la bontà dell’effetto Gasp, una vera rivoluzione. Prima ancora di mettersi a insegnare la tattica, la tecnica e i movimenti, l’allenatore ha messo al centro della propria azione, fin dal primo giorno, la questione motivazionale: chiunque, al gong del mercato, si sia ritrovato per fortuna, merito o mancanza di alternative a far parte della Roma, deve diventare uno in più su cui contare. La sua mission oggi è questa. «Guardate che 19 giocatori della rosa hanno giocato almeno 3 partite», ha ricordato prima della sfida con il Lilla, quando qualcuno gli chiedeva che fine avesse fatto Ghilardi. Nella testa di Gian Piero tutto ha un senso, anche l’attesa: ci sono giorni in cui l’azzardo è un gioco a vincere, come quello in cui Pellegrini si è ritrovato titolare nel derby, e altri nei quali è meglio rispettare le tempistiche (spesso lunghe) dell’inserimento in un nuovo sistema e a differenti metodi di allenamento, come nel caso del difensore acquistato dal Verona.
Il discorso Pellegrini e non solo: di cosa si parlerà
A proposito di Verona: nell’ultimo giorno di mercato l’Hellas avrebbe preso Baldanzi, se la Roma avesse chiuso un acquisto tra Sancho e George. Alla fine Tommaso è rimasto e, pur essendo finito fuori dalla lista Uefa, ha avuto la sua chance da titolare domenica a Firenze. «Mi è piaciuto», ha detto Gasperini. L’ex Empoli, al riparo dalle fatiche del giovedì, avrà spazio, com’è nell’ordine naturale delle cose del turnover. Il recupero di Lorenzo, invece, ha del miracoloso: aveva saltato il ritiro, aveva perso la fascia di capitano, aveva sfiorato l’addio non essendoci un accordo per il rinnovo di un contratto che scade tra pochi mesi, eppure “Pelle”, come Gasp già lo chiama affettuosamente, sta diventando un punto di riferimento, tre volte titolare nelle ultime cinque. «Lo devo recuperare io da solo? - disse un giorno, sfogandosi, Gasp - Se è ormai inviso alla piazza e alla società, non lo posso fare. Se lo recuperiamo perché ci serve, e a me serve, allora facciamolo tutti insieme». Detto, fatto. L’opera di valorizzazione generale è andata avanti, resistendo a qualche bufera. Come quella che ha travolto Dovbyk nella notte di Roma-Lilla. Ai due goffi rigori sbagliati da Artem, Gian Piero ha risposto mandandolo subito in campo 72 ore dopo al Franchi. Una panchina lo avrebbe annientato psicologicamente, una volta per tutte. L’ucraino ha mostrato le solite difficoltà nel partecipare armoniosamente al gioco, però ha comunque risposto con un assist di tacco notevole.
La questione dei difensori
Erano quasi epurati e adesso sono risorse indispensabili pure Hermoso e Celik. Il primo non doveva neppure andare in ritiro, il secondo aveva le valigie pronte a gennaio. Con Gasperini lo spagnolo ha giocato titolare le prime tre, poi si è fermato per un infortunio al polpaccio e il turco ha preso la rincorsa. Entrambi sono membri di diritto degli «8-9 che oggi formano il nostro zoccolo duro», per usare le parole dell’allenatore più valorizzatore di questo campionato, uno dei pochi ancora capace di tirare fuori il sangue da una rapa.
