Condizione, clausola e rapporti con Juric: tutta la verità sul giallo Dybala

Un altro caso turba Trigoria: il tecnico annuncia il "fastidietto" e la mancata convocazione di Paulo, che però voleva esserci
Roberto Maida

Il giallo ha il rumore di uno strappo. Ideologico, più che muscolare. «Fastidietto» è la parola utilizzata per motivare la strana esclusione. Paulo Dybala resta fuori, non è convocato per Roma-Bologna. Per la partita che probabilmente concluderà il suo travagliato bimestre, Juric rinuncia al giocatore più importante: «Ha sentito qualcosa in Belgio durante il riscaldamento e anche venerdì all’inizio dell’allenamento a Trigoria. Succede quando in carriera ti capitano tanti infortuni, magari una cicatrice ti trasmette sensazioni negative. Paulo non si è fatto male ma contro il Bologna non ci sarà. Ha un fastidietto, diciamo». 

La divergenza

Il neologismo svela cosa pensi Juric. Se fosse stata la finale di Champions League (fantascienza per la Roma di questi tempi) i pianeti si sarebbero allineati. Ma il problema sembra ancora più profondo di una noia muscolare. Proviamo a ricostruire: Dybala ha giocato l’ultimo spezzone di partita a Verona, dopo che aveva chiesto il cambio durante Roma-Torino. A Bruxelles giovedì sperava di partecipare dall’inizio. Invece è andato in panchina senza entrare. E non ha gradito. Alla fine della partita contro il Saint-Gilloise, ultimo capitolo di un libro deludente, Juric ha detto più o meno queste parole: «Non l’ho utilizzato perché lo voglio al top contro il Bologna». Ieri però in conferenza stampa ne ha annunciato lo stop, prima che lo stesso Dybala si potesse chiamare fuori. Anzi, Paulo in quei minuti stava andando a Trigoria convinto di potersi allenare. O almeno tentare di mettersi a disposizione. Questa almeno è la sua versione, che a differenza di quella ufficiale di Juric non troverete in un’intervista. 


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Il peso

La conclusione buonista che possiamo trarre, oltre alla realtà di un’assenza molto difficile da sopportare per la Roma, è che allenatore e giocatore non si siano capiti. Le altre ipotesi sono addirittura peggiori anche se, a ieri, tra i due non risultava alcun litigio. E’ verosimile che Juric, davanti all’incertezza e al malumore di Dybala, abbia cambiato idea venerdì, di rientro dal Belgio. Avrebbe voluto farlo giocare ma non ha percepito la convinzione e la determinazione nell’interlocutore. E così ha preferito lasciarlo a casa: il tempo delle mezze misure per un allenatore condannato alla precarietà è finito.

I ventenni

La conseguenza, considerando anche la «scelta tecnica» su Pellegrini, è che la Roma comincerà la partita più delicata della sua storia recente con un ragazzo del 2003, Mati Soulé, e uno del 2004, Niccolò Pisilli, tra l’altro unico giocatore della Roma convocato da Spalletti in Nazionale. Se ce lo avessero raccontato ad agosto, quando Dybala ha rifiutato la ricchissima proposta saudita per rimanere a Trigoria, avremmo pensato a uno scherzo.


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Il contratto

Ma i due casi sono distinti: Pellegrini va in panchina per scarso rendimento, Dybala per il «fastidietto». Non c’entra, a scanso di equivoci, la clausola del contratto che prevede l’oneroso rinnovo a stretto giro in caso di un certo numero di presenze da almeno 45 minuti. Era stato uno dei motivi di frizione tra Lina Souloukou e Daniele De Rossi. Qui la faccenda ha a che fare con i colloqui privati tra Juric e Paulo. Dybala ha salvato l’allenatore contro il Torino con una magia ma poi è praticamente evaporato. Contro il Bologna Juric, ammesso che sia ancora possibile evitare l’esonero, deve cavarsela senza di lui.


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Il giallo ha il rumore di uno strappo. Ideologico, più che muscolare. «Fastidietto» è la parola utilizzata per motivare la strana esclusione. Paulo Dybala resta fuori, non è convocato per Roma-Bologna. Per la partita che probabilmente concluderà il suo travagliato bimestre, Juric rinuncia al giocatore più importante: «Ha sentito qualcosa in Belgio durante il riscaldamento e anche venerdì all’inizio dell’allenamento a Trigoria. Succede quando in carriera ti capitano tanti infortuni, magari una cicatrice ti trasmette sensazioni negative. Paulo non si è fatto male ma contro il Bologna non ci sarà. Ha un fastidietto, diciamo». 

La divergenza

Il neologismo svela cosa pensi Juric. Se fosse stata la finale di Champions League (fantascienza per la Roma di questi tempi) i pianeti si sarebbero allineati. Ma il problema sembra ancora più profondo di una noia muscolare. Proviamo a ricostruire: Dybala ha giocato l’ultimo spezzone di partita a Verona, dopo che aveva chiesto il cambio durante Roma-Torino. A Bruxelles giovedì sperava di partecipare dall’inizio. Invece è andato in panchina senza entrare. E non ha gradito. Alla fine della partita contro il Saint-Gilloise, ultimo capitolo di un libro deludente, Juric ha detto più o meno queste parole: «Non l’ho utilizzato perché lo voglio al top contro il Bologna». Ieri però in conferenza stampa ne ha annunciato lo stop, prima che lo stesso Dybala si potesse chiamare fuori. Anzi, Paulo in quei minuti stava andando a Trigoria convinto di potersi allenare. O almeno tentare di mettersi a disposizione. Questa almeno è la sua versione, che a differenza di quella ufficiale di Juric non troverete in un’intervista. 


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