Il giallo ha il rumore di uno strappo. Ideologico, più che muscolare. «Fastidietto» è la parola utilizzata per motivare la strana esclusione. Paulo Dybala resta fuori, non è convocato per Roma-Bologna. Per la partita che probabilmente concluderà il suo travagliato bimestre, Juric rinuncia al giocatore più importante: «Ha sentito qualcosa in Belgio durante il riscaldamento e anche venerdì all’inizio dell’allenamento a Trigoria. Succede quando in carriera ti capitano tanti infortuni, magari una cicatrice ti trasmette sensazioni negative. Paulo non si è fatto male ma contro il Bologna non ci sarà. Ha un fastidietto, diciamo».
La divergenza
Il neologismo svela cosa pensi Juric. Se fosse stata la finale di Champions League (fantascienza per la Roma di questi tempi) i pianeti si sarebbero allineati. Ma il problema sembra ancora più profondo di una noia muscolare. Proviamo a ricostruire: Dybala ha giocato l’ultimo spezzone di partita a Verona, dopo che aveva chiesto il cambio durante Roma-Torino. A Bruxelles giovedì sperava di partecipare dall’inizio. Invece è andato in panchina senza entrare. E non ha gradito. Alla fine della partita contro il Saint-Gilloise, ultimo capitolo di un libro deludente, Juric ha detto più o meno queste parole: «Non l’ho utilizzato perché lo voglio al top contro il Bologna». Ieri però in conferenza stampa ne ha annunciato lo stop, prima che lo stesso Dybala si potesse chiamare fuori. Anzi, Paulo in quei minuti stava andando a Trigoria convinto di potersi allenare. O almeno tentare di mettersi a disposizione. Questa almeno è la sua versione, che a differenza di quella ufficiale di Juric non troverete in un’intervista.