Iervolino: "Diritti tv, persa una grande opportunità. E su Inzaghi a Salerno..."

Il presidente della Salernitana parla delle sue idee per innovare il calcio e delle difficoltà incontrate dal suo club. Rilanciando
Tullio Calzone
7 min

Presidente Danilo Iervolino aveva immaginato tante difficoltà quando acquistò la Salernitana?  
«Sì, mi era ben chiaro che il calcio è un’industria complessa. Ma non credevo potessero esserci tante variabili. Oggi abbiamo una squadra in zona retrocessione pur avendo investito molto e disponendo di ben dieci nazionali. Evidentemente c’è bisogno di altro. Soprattutto di serenità e personalità. Ma ce la metteremo tutta per uscire dalle secche in cui ci troviamo». 
 
Intanto, dopo la sua battaglia contro lo strapotere dei procuratori, la media company per la valorizzazione dei diritti televisivi non ha accolto grandi consensi in Lega A ed è stata abbandonata anche da quelle società che pure l’avevano incoraggiata. Avreste dovuto preparare meglio l’alternativa a Dazn e Sky? 
«Abbiamo perso una grande opportunità per ammodernare il calcio italiano. È mancata una visione unitaria. Avremmo potuto effettuare una lotta efficace e radicale alla pirateria e fornire un servizio innovativo ai tifosi, coinvolgendoli in tutta l’attività: dai sondaggi al calendario, dai ritiri alle iniziative sociali collaterali. Inoltre avremmo potuto offrire prezzi calmierati ai tifosi e alle famiglie. Anche costruendo tutto ciò in un medio periodo attraverso una startup innovativa. La maggioranza dei club di Serie A non ha voluto osare. Avremmo potuto gestire le sorti del calcio con le nostre mani. Invece siamo nelle mani di altri per i prossimi 5 anni». 
 
Quanto è sorpreso da questa incapacità del calcio di rinnovarsi di fronte a difficoltà sempre più certificate dai conti economici in rosso delle società? 
«Tanto. I problemi sono sostanzialmente due. I contratti sbilanciati tra diritti e doveri dei calciatori, perché se uno fa tre gol subito chiede l’aumento, se invece sbaglia un intero girone non succede niente; e poi serve una norma chiara come in Germania relativa ai bilanci delle società che non dovrebbero mai chiudere in rosso». 
 
Lei ha provato a aggiungere cultura d’impresa e idee innovative nel sistema. Possiamo dire che è stato, almeno per il momento, respinto con qualche perdita e che non si arrende? 
«La cultura d’impresa c’è e lo dimostra in modo eloquente il Milan, una società risanata che ha aumentato i ricavi e ridotto i costi. Si può vincere avendo una corretta gestione e un conto economico in equilibrio». 
 
Crede più nelle nuove tecnologie e negli algoritmi o sono sempre gli uomini a fare la differenza anche sul mercato e in campo? 
«Sono sempre decisivi gli uomini. Le tecnologie possono favorire scouting e analisi. Ma è sempre il fattore umano dirimente». 
 
Ha dichiarato in un’intervista di essere “sempre dalla parte degli ottimisti. Vedo un futuro roseo per i giovani e soprattutto per l’Italia”. Ne è convinto anche per il nostro calcio? 
«Certamente. Io penso che il calcio sia un hub per il trasferimento dei sani valori della competizione, della legalità e della salute. Inoltre ha un impatto sociale enorme soprattutto sui nostri giovani. Bisogna rafforzare il rapporto con i territori anche attraverso le Academy. E le società debbono favorire politiche di supporto ai propri atleti e assisterli con iniziative di formazione. Tenendo conto che l’attività di un atleta dura pochi anni rispetto a una vita intera». 
 
Imprenditore di successo, ma la sua Salernitana non se la passa bene, penultima in classifica e a rischio retrocessione. Su cosa non è riuscito ancora a incidere? 
«Qualcosa in realtà l’abbiamo fa tta. Tre anni consecutivi in Serie A non era mai successo nella storia calcistica di questa città. Abbiamo ottenuto risultati positivi giocando alla pari con grandi club. Tuttavia per una mentalità vincente occorre tempo. E qualche errore ci ha penalizzati. L’importante è non ripeterli». 
 
Come mai si è inceppato il suo rapporto con Paulo Sousa? Sembravate fatti uno per l’altro: empatici, positivi, concreti! «Nel calcio i rapporti personali debbono prescindere da quelli lavorativi che dipendono unicamente dai risultati. La nostra intesa sul piano umano resta intatta. Ma avrei voluto altri risultati. Un tecnico è il capo dei calciatori e quando le cose non vanno deve risponderne inevitabilmente lui». 

Aurelio De Laurentiis avrebbe forse voluto affidare al tecnico portoghese il Napoli ed ha finito per togliergli la Salernitana? 
«Non lo so, non ci ho pensato e non ci penso. Però nel calcio gli amori viziati non funzionano. Occorrono gli amori puri». 
 
Ritiene di aver avuto delle responsabilità in questa crisi tecnica inattesa dopo la bella salvezza della scorsa stagione? 
«Ovviamente sì. Mi rimprovero di aver fatto alcuni acquisti, di aver dato tanta fiducia a qualcuno non ripagata a dovere. Dovrò essere più prudente in futuro».

Qualche osservatore atten to o malizioso sostiene che l’entusiasmo iniziale stia gradualmente venendo meno in Iervolino. Cosa replica? 
«La verità è che l’entusiasmo eccessivo può generare allucinazioni. Bisogna stare con i piedi per terra. Ma è anche vero che senza entusiasmo è impossibile affrontare grandi sfide». 
 
I tifosi salernitani si sono già spazientiti. Ritengono di meritare di più in futuro, dimenticando, evidentemente, il recente passato. 
«Ho una chiave di lettura personale differente. I nostri tifosi sono critici nei confronti di questa squadra anche perché consapevoli degli investimenti fatti dalla società e provano disagio a vedersi laggiù in classifica. Constatare tante disattenzioni e vedere gente che non suda la maglia, è questo che la gente patisce e contesta. Non altro». 
 
Pippo Inzaghi ha già portato quanto meno fortuna, considerando il rocambolesco pareggio con il Cagliari. Ma servirà altro per salvarsi, o no? 
«Noi dobbiamo essere concentrati e credere nei nostri mezzi che non sono pochi. Se ritroveremo la condizione fisica e l’entusiasmo riusciremo a guarire. Inzaghi è un ottimista vincente. Tuttavia non ci faremo trovare impreparati sul mercato». 

Come mai ha accantonato l’idea di uno stadio di proprietà? 
«L’Arechi ha ottenuto un robusto finanziamento regionale e sarà ammodernato. I salernitani avranno uno degli stadi più belli d’Italia. Non sarà una complicazione questo lavoro di adeguamento. La difficoltà sarà dover giocare altrove. Vedremo come affrontarla. Ma è un disagio comune ad altre società nelle nostre stesse condizioni». 
 
Salernitana ancora in A poi una società più strutturata e forte? 
«Penso che ci sia da riflettere su questa sua sollecitazione. Anche se noi abbiamo già portato un manager competente dentro il nostro club e abbiamo Gianni Petrucci nel CdA. Rifletteremo anche su questo ulteriore possibile arricchimento. Consapevoli che c’è bisogno di strategia e di equilibrio innanzitutto». 


© RIPRODUZIONE RISERVATA