Stankovic, un reality survivor
La grandezza attuale di Stankovic, che già in campo dimostrò di non essere proprio una damina, sta tutta in questo tenace sforzo di sopravvivenza umana. Il suo reality Survivor consiste nel tirare avanti nonostante. Un nonostante complessivo, omnicomprensivo, universale. Non c’è niente che vada per il verso giusto, di questi tempi. Niente che possa far pensare al miracolo della salvezza, men che meno a quello di battere l’Inter. In definitiva, a Stankovic resta una sola consolazione: mai e poi mai, a Genova, ora, qualcuno oserebbe tirar fuori lo slang che si usa di solito davanti a certe classifiche, panchina che scotta, panchina in bilico, armamentario di graticole e grigliate varie. Come no, già non gliene sono capitate abbastanza, mettiamogli pure sotto una panchina che scotta. Grazie al cielo, nemmeno lo scimunito del villaggio penserebbe di dare la colpa dello sfacelo all’allenatore, stavolta. È qualcosa.
Stankovic, un uomo in missione
Questo allenatore lunedì affronterà la squadra del cuore con i lucciconi, ma non tanto e non solo perchè l’Inter smuove le mozioni del cuore, più ancora perchè penserà inevitabilmente a come ce l’hanno mandato, in quella missione. Con una squadra che aspetta gli stipendi arretrati, con una società che rischia d’essere buttata fuori dalla serie A come inquilino moroso, e soprattutto con un ineffabile Viperetta che ancora fa l’indiano a questo modo: «Io mi rivolgo alla squadra e all’allenatore Stankovic: andate in campo lunedì contro l’Inter e asfaltateli. Nessuno caccerà la Sampdoria dal campionato, nessuno farà niente perché la Sampdoria pagherà gli stipendi. Stiamo vicini a questa squadra meravigliosa».
Io mi chiedo come abbia fatto Amadeus, che ha buttato dentro cani e porci, a lasciare fuori da Sanremo il più grande battutista su piazza.