Torino, Bremer: "Il mio sogno è giocare i Mondiali col Brasile"

Il difensore si racconta in una lunga intervista al sito del club: "Un grande onore per me indossare spesso la fascia di capitano in questa squadra"
Torino, Bremer: "Il mio sogno è giocare i Mondiali col Brasile"© LAPRESSE
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TORINO - Gleison Bremer è diventato, nel corso dei suoi quattro anni al Torino, uno dei difensori più apprezzati della Serie A. In una lunga intervista rilasciata ai canali ufficali del club, il brasiliano ha ripercorso la sua storia calcistica, partendo dall'inizio, ovvero la scelta del suo nome da parte dei genitori: "Si tratta di una dedica al giocatore tedesco Brehme. Mio padre ha giocato nei dilettanti - spiega - da lì è iniziata la mia passione, anche se con lui non giocavo spesso perché lavorava tanto in una fattoria. Mi piaceva stare lì: per me era più un gioco che un lavoro, mentre per mio papà e mia mamma lavoravano duro. I miei genitori e mia sorella ora sono qui con me. Giocavo nella mia città, ma a Bahia non c’erano tante occasioni. A San Paolo ho avuto la mia prima squadra ma avevo già 17 anni. Di soldi ce n’erano pochi quindi guadagnavo qualcosa vendendo gelati, ma tutto quello che mettevo da parte andava a disposizione dell’allenatore, che con i soldi miei e dei compagni affittava il pullman per le trasferte. Non mi piaceva andare a scuola: ero contento del 6 o del 6 e mezzo. Mi piacevano storia e geografia, mentre odiavo la matematica. Anche lì, comunque, trovavo il modo di giocare a calcio con i miei compagni". L'occasione per il grande salto arrivò con l'Atletico Mineiro: "Al Espotivo Brasil giocavo in Primavera - ricorda Bremer - sono stato lì quasi due anni, poi sono arrivati San Paolo e Atletico Mineiro. Con la squadra Under 20 abbiamo vinto la Coppa do Brasil: ho giocato anche grazie ai tanti infortunati che si sono avuti in squadra. Ho imparato in fretta in quegli anni, che hanno preceduto il mio arrivo in Italia. Ho esordito in prima squadra contro la Chapecoense, squadra con cui poi il Torino ha stretto una amicizia che ha portato al gemellaggio. Il Torino l’ho scelto per il forte interesse del ds Petrachi: mi disse che per un difensore era fondamentale imparare la tattica e che l’Italia era il posto giusto. Il calcio basiliano ha più spazi, qui è più difficile. Ricardo Oliveira mi disse che se fossi riuscito a fare bene in Italia avrei potuto giocare dovunque: aveva ragione, vista l’attenzione che c’è qui per la fase difensiva".

"La Seleçao è il mio grande sogno"

Di brasiliani nel Torino in passano ce ne sono stati, ed hanno aiutato Bremer a conoscere la storia granata prima del suo arrivo: "Casagrande e Junior li conoscevo - assicura - e sapevo del loro passato al Torino: i granata li conoscevo già quando sono arrivato. A Superga ero già stato per conto mio, poi sono tornato con la mia famiglia per raccontare la storia del Grande Torino. Ho scoperto anche di saper segnare: e la gioia che ti dà un gol è straordinaria. In Brasile potevo fare gol anche su azione, partendo in campo aperto visti i grandi spazi che c’erano. Ora faccio gol quasi sempre di testa, mi alleno sempre tanto e quando sbagli mi arrabbio molto. Quando sono arrivato qui mi sono concentrato sull’imparare l’italiano per capire cosa vuole l’allenatore. Con Mazzarri e Claudio Nitti ho imparato a difendere sull’uomo e a giocare il pallone con velocità: mi fermavo spesso dopo l’allenamento per continuare a lavorare per migliorare. Il mister mi diceva di avere pazienza e che sarebbe arrivato il mio momento: aveva ragione, visto che ora ho l’onore di essere il vice capitano ed indossare spesso la fascia quando il Gallo Belotti non c’è. Anche Sirigu mi è stato di grande aiuto: mi ha rincuorato sempre quando non giocavo. Ora sono cresciuto sia mentalmente che calcisticamente, mi sento pronto per affrontare tutti i grandi attaccanti che ci sono in Serie A. La Nazionale brasiliana è un mio sogno: sto dando il mio massimo per andare al Mondiale in Quatar. Sento che vengo spesso accostato alla Selecao, e quando arriverà il mio momento mi farò trovare pronto".

"Amo Torino, anche se mi mancano le spiagge del Brasile"

Non solo calcio nella vita di Bremer: "La boxe mi ha aiutato tanto - afferma il difensore - anche se ora non la pratico più. Quando ero piccolo il mio idolo era Robinho: mi piaceva fare gol. Quando sono stato spostato in difesa era Lucio il mio esempio. Di altri sport mi piace il basket, soprattutto l’approccio alla partita di Michael Jordan e Kobe Bryant. Il tempo libero lo passo sempre a casa con la famiglia, soprattutto dopo la nascita della mia bambina. Tutti amiamo la città, nonostante sia un po’ fredda: infatti del Brasile mi manca il sole, la spiaggia ed il mare. E il churrasco: è ancora il mio piatto preferito, nonostante la cucina italiana. Spero di tornare in Brasile, ma se mia figlia vorrà restare in Europa rimarrò al suo fianco. All’inizio volevo un maschio, ma con la nascita di Agata mi sono convertito: ora voglio un’altra femmina. E poi altri due figli. Mi piacerebbe un giorno insegnare calcio ai bambini, soprattutto per farli crescere disciplinati. La mia fede mi aiuta tanto: io e alcuni compagni ogni tanto ci riuniamo a pregare prima delle partite. Onestà e determinazione nel migliorare sono i valori che mi guidano".


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