Il Torino nel mirino degli arabi: si può chiudere a 200 milioni

A Riyad si studia l’operazione per l’acquisto del club di Cairo: la contestazione dei tifosi è feroce e la concessione per lo stadio scade
Il Torino nel mirino degli arabi: si può chiudere a 200 milioni© Getty Images
Giorgio Marota
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TORINO - Una tifoseria in rivolta contro Cairo, una squadra in caduta libera con un solo successo nelle ultime nove gare e la concessione per lo stadio in scadenza e senza possibilità di rinnovo. Il Torino è esposto ai venti e quelli giunti nelle ultime ore somigliano a delle tempeste di sabbia. A Riyad si rincorrono infatti le voci su un possibile interesse arabo per l’acquisto del club. Non ci sono ancora trattative, ma secondo quanto filtra l’establishment saudita starebbe studiando il fascicolo granata, valutando la fattibilità dell’operazione. Cairo pubblicamente non ha mai messo in vendita il sodalizio granata, anche se davanti a una proposta da 200 milioni approfondirebbe la trattativa. Si sussurra che le richieste partano da quota 250.

Torino, la strategia degli arabi

Da quando, nell’estate del 2023, è cominciata la grande spesa in Europa degli sceicchi, è parsa evidente anche la loro strategia: il calcio è considerato un veicolo straordinario per aumentare il portafoglio di investimenti nel settore turistico e dell’intrattenimento in un Paese fino a pochi anni fa chiuso al mondo e ultraconservatore; la classe dirigente, tramite il progetto “Vision 2030” del principe ereditario Mohammad bin Salman, si è resa conto però che le risorse del petrolio sono in esaurimento e che la vera necessità sta diventando la crescita di quello che potremmo denominare “Pis”, il prodotto interno sportivo, al quale contribuiscono le star (Ronaldo e tutti gli altri), i grandi eventi (il Mondiale 2034) e le infrastrutture (il nuovo stadio di Riyad sarà galattico). Quindi, i sauditi preferiscono che i soldi circolino internamente (Al-Hilal, Al-Nassr, Al-Ittihad e Al-Ahli le 4 regine) anziché esportarli. E quando si muovono non lo fanno con imprenditori privati, bensì tramite il fondo sovrano. L’acquisto di un club italiano potrebbe però essere un’opportunità. Un po’ come lo fu il Newcastle, diventato un avamposto arabo in Premier. Cairo ormai conduce rare sortite a Torino. Prima della gara con il Como di un mese fa, non si faceva vedere allo stadio da maggio. Da Milano però intrattiene rapporti con investitori di tutto il mondo, Arabia inclusa. Le ultime voci arrivano dopo quelle già smentite dallo stesso patron sulla trattativa con Red Bull, entrato come sponsor ma forse interessato a rilevare la maggioranza delle quote. Cairo non conferma mai proposte o interessi, è la logica del mercato a suggerirglielo. Eppure, stanco di essere additato come un tiranno dal suo popolo, si sta mettendo all’ascolto.


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