Il bilancio di Abodi a metà torneo: Orgogliosi di questa B

Intervista con il Presidente della Lega di B che a metà campionato traccia un bilancio non solo tecnico di questa stagione. «Credibilità e rispetto, senza certi valori il calcio non cresce». In campo a Natale: operazione riuscita. «Sono arrivate risposte forti dalla gente. Peccato per gli incidenti dell'Arechi». I rapporti tra le Leghe e la Figc: «Impossibile non lavorare insieme a un progetto di riforma comune. Tavecchio? Metta finalmente tutti attorno allo stesso tavolo». L'accordo con Sky: «I proventi dei diritti tv triplicati hanno già alzato il livello del nostro campionato. E nel sociale la nostra proposta è già vincente».
di Tullio Calzone
18 min

Presidente Andrea Abodi, oggi si chiude il girone d’andata del campionato. Possiamo tracciare un primo bilancio che vada al di là della classifica?
«Il 25 agosto, giorno nel quale abbiamo presentato alla “Fabbrica delle Idee” di Pescara il calendario di una stagione sportiva che per la B sarebbe iniziata con due settimane di ritardo per gli effetti della frode sportiva organizzata da un manipolo di malfattori, parlai di Campionato della svolta. Quattro mesi dopo, a metà percorso, posso dire che abbiamo ripreso la strada giusta, tutti insieme: Lega, Club, Tesserati e Tifosi. La Serie B ConTe.it ha dimostrato in questo girone di andata di essere un Campionato vivace e divertente, testimoniato e premiato dalla crescente presenza del pubblico nei nostri stadi (nonostante gli stadi) e dagli ascolti televisivi, crescenti in modo ancor più significativo. E soprattutto, questi due indicatori ci testimoniano che la gente ha fiducia nel lavoro che stiamo facendo e che apprezza il modo con il quale lavoriamo per garantire credibilità, qualità e umanità al nostro calcio».
In effetti lei aveva definito questa stagione come quella della svolta nel segno della responsabilità. A che punto siamo?
«Siamo al punto che ogni giorno cerchiamo di aggiungere qualcosa sul piano non solo della responsabilità, ma, come ho già detto, anche della consapevolezza. Noi che abbiamo la fortuna e il dono di lavorare nel calcio e in questa Lega, dobbiamo sentire il dovere di offrire la faccia migliore del nostro amato sport, di garantire un impegno costante per rafforzare e consolidare la nostra reputazione. Responsabilità nei comportamenti sportivi per prevenire nuove truffe, responsabilità nella gestione dei club per evitare illeciti amministrativi e crac finanziari, responsabilità nella tutela della salute per contrastare doping e abuso di farmaci. Per questo la Lega si impegnerà sempre più sul versante della conoscenza e del miglioramento delle regole, della formazione e della informazione dedicate ai rischi in questi ambiti, perché crescano, appunto, a tutti i livelli la consapevolezza e la responsabilità».
Una delle vostre parole simbolo di questi anni è stata RISPETTO. L’avete portata su tutti i campi della sua B. Ma c’è tanto da crescere in questo senso. Cosa fare?
«Il Rispetto è alla base di qualsiasi contesto sociale e per noi è un termine-chiave che rappresenta un grande “contenitore” di Valori e di impegni. In questi anni abbiamo cercato di andare ben oltre la dimensione estetica di un Rispetto posizionato sui campi e sulle maglie, portandolo anche nelle nostre attività sul territorio dedicate alla socialità e alla solidarietà. Ma i fatti del finale di partita della vigilia di Natale tra Salernitana e Cagliari, per ora fortunatamente unici, ci testimoniano comunque il lavoro che c’è ancora da fare perché i protagonisti, chi scende in campo, maturino definitivamente la consapevolezza che il professionismo non può esistere senza il Rispetto. Non è accettabile che l’esultanza per un gol, per quanto colorita ma nei limiti del rispetto nei confronti di chi lo ha subito, possa determinare una vergognosa e ingiustificabile reazione».
Altro concetto che sembra essere un’emergenza nel nostro Paese è quello della credibilità. Se la gente non ci crede più siamo tutti rovinati. O no?
«Gli stadi si riempiono di Tifosi, le televisioni acquistano i diritti e le aziende investono a vario titolo se lo spettacolo è credibile. C’è un filo logico che lega il rispetto, la fiducia, la reputazione e la credibilità e noi abbiamo ben presente quanto questo “filo” vada non solo difeso, ma reso più consistente, perché questi quattro fattori fondamentali vengano alimentati e promossi. Senza rispetto-fiducia-reputazione-credibilità non c’è futuro non solo nel calcio, ma in qualsiasi contesto sociale ed economico, e nella Lega B ne siamo ben consapevoli».
Dopo gli imbroglioni della passata stagione finiti in galera o espulsi dal sistema, almeno per ora, lei ha rimarcato in maniera più corposa la lotta al match fixing, la lotta, cioè, all’alterazione dei risultati delle partite. Sta avendo segnali incoraggianti?
«Partendo dagli imbroglioni della passata stagione, come li ha definiti lei, sarà e saremo pienamente soddisfatti quando, dopo i promotori della truffa e i relativi complici, saranno puniti sportivamente e penalmente anche coloro che si sono resi disponibili, tradendo il proprio club e vendendo la propria dignità professionale e personale. In generale, credo che la lotta alle frodi sportive, una delle sfaccettature del più articolato tema della corruzione, debba rappresentare un impegno permanente e costante nel tempo, e a questa attività stiamo dedicando crescenti risorse umane e finanziarie. I segnali che riceviamo dalle giornate formative presso i nostri 22 Club, in collaborazione con Federbet e l’Istituto per il Credito Sportivo, sono incoraggianti perché calciatori, tecnici, dirigenti e collaboratori delle prime squadre e delle squadre giovanili dimostrano di comprendere responsabilità e rischi. Inoltre le analisi dei flussi delle scommesse elaborate per la Lega da Federbet e per l’UEFA da Sportradar, a oggi, non hanno riscontrato alcuna anomalia. Dopodiché continueremo a lavorare e a collaborare quotidianamente con gli organismi sportivi e con quelli governativi per non abbassare la guardia».
La vostra operazione di rilancio del calcio ha tenuto aperti gli stadi per le festività di Natale accrescendo la visibilità e l’appetibilità del campionato. Un esperimento da estendere alle altre Leghe?
«Per noi della B giocare in queste giornate di festa ormai è una Tradizione e verrà rispettata in futuro. Anche quest’anno i dati sono estremamente incoraggianti con un ulteriore +5% di crescita negli stadi dove abbiamo giocato la 20ª giornata che diventa +16% rispetto alla media delle altre 19 giornate di Campionato. E anche su Sky gli ascolti sono stati in significativa crescita. I nostri Tifosi e, più in generale, gli appassionati di calcio hanno dimostrato di apprezzare la nostra scelta di scendere in campo mentre loro si godono - quelli che possono - qualche giorno di vacanza. Dopodichè, noi mettiamo a disposizione questa esperienza perché altri possano fare le proprie valutazioni».
A proposito di rapporti con le altre Leghe, spesso complicati e litigiosi in passato, come valuta l’elezione di Gabriele Gravina a presidente della Lega Pro?
«In effetti i rapporti con le altre Leghe sono stati caratterizzati in questi 5 anni da indifferenza e conflittualità, nonostante la Lega B abbia sempre cercato il confronto e la costruzione di un sistema più efficiente. Avremo fatto anche noi i nostri errori, ma facendo tesoro del passato preferisco parlare di futuro nel quale intravedo prospettive decisamente migliori. L’elezione di Gabriele Gravina, dopo il necessario e proficuo commissariamento della Lega Pro ben gestito e coordinato da Tommaso Miele, sono certo che favorirà finalmente il dialogo e lo sviluppo di progetti comuni tra le nostre Leghe, ma anche con la Lega Dilettanti che considero una comunità sportiva ricca di opportunità che sono state già valorizzate. Mi auguro che la Lega di A, locomotiva del nostro sistema, abbia la capacità di guardare al di fuori del suo perimetro, riconoscendo tutte le potenzialità, i ruoli e le funzioni che possiamo sviluppare per rendere il nostro calcio più forte e competitivo. Credo che il presidente Tavecchio possa a questo punto consolidare il suo percorso di riforme (ri)chiamando proprio le Leghe e le Componenti Tecniche attorno a quello che preferirei definire il “tavolo delle soluzioni”, per completare il processo di ammodernamento del calcio italiano».
I diritti tv hanno garantito maggiori risorse alle società e lei da anni insiste sulla corretta gestione economica e finanziaria dei suoi club. In cosa si può migliorare sotto entrambi questi aspetti?
«L’accordo in esclusiva con Sky per tre stagioni ci ha garantito non solo una significativa crescita dei ricavi per un moltiplicatore superiore a tre, ma una crescita altrettanto significativa della qualità del prodotto televisivo al servizio dei nostri Tifosi e degli appassionati di calcio che ormai ci guardano al di là dell’appartenenza alla nostra categoria. Devo anche dire che per noi Sky rappresenta una piattaforma di contenuti e di servizi che sta contribuendo al nostro oggettivo salto di qualità. E queste risorse finanziarie, frutto della valutazione dei manager di Sky, ma soprattutto dei “contributi” dei suoi Abbonati, rappresentano per noi motivo d’impegno a migliorare e a investirli in modo intelligente. Tetto salariale e rapporto “emolumenti tesserati-valore della produzione” al 55% rappresentano strumenti che ci stanno aiutando a ridurre sensibilmente le perdite, senza intaccare la qualità della Competizione, e a diversificare gli investimenti dedicando risorse al miglioramento della qualità del capitale umano, dei settori giovanili e delle infrastrutture sportive. L’obiettivo a tendere è far crescere ulteriormente i nostri fatturati e il miglior presupposto è dimostrare di saper investire in modo proficuo quanto ci è già stato riconosciuto».
Parliamo dei risultati tecnici. Dopo le sorprese Carpi e Frosinone promosse in A lo scorso torneo, rischiamo, secondo alcune logiche, di vedere anche il Crotone nella massima serie. L’imprevedibilità diventa una costante di questa B?
«Non è un rischio. Sarebbe un’opportunità per il Campionato, oltre che, naturalmente, per il Crotone e il suo territorio. Il tema non è che salga in Serie A la squadra che non ti aspetti, ma come salga e da questo punto di vista noi ci stiamo impegnando per fare in modo che i club promossi abbiano sempre più le carte in regola per andare e restare nella massima serie. Quindi non solo il merito sportivo che rimane la stella polare, ma anche l’organizzazione, quadro economico e infrastrutture. Credo che anche su questi argomenti sarebbe interessante, utile e necessario parlarne con la Lega di A e, con la stessa logica, con le altre Leghe per costruire una vera filiera sportiva, coordinata e integrata nella complementarietà funzionale delle sue componenti. All’imprevedibilità della Serie B siamo ormai piacevolmente abituati, d’altro canto penso che questa caratteristica rappresenti uno degli “ingredienti” qualificanti di una competizione che sono certo ci riserverà ancora tante sorprese con la formula dei play off».
Nuovi tecnici si propongono con nuove idee di calcio. L’esempio di Juric, che rinnova a Crotone una tradizione importante, è significativo. E altri talenti si affacciano alla ribalta. Il “laboratorio B” sembra l’unico in grado di assicurare ricambi al nostro sistema. Non le sembra poco?
«Non mi sembra poco, nella misura in cui considero comunque la B una tappa di transito per il calcio di vertice e quindi non vorrei neanche che si minimizzasse il lavoro di qualità che sto notando a livello di allenatori delle nostre squadre, con uno stile nella comunicazione che associa, salvo rarissime eccezioni, competenza, correttezza ed educazione. Stessa considerazione sui giovani talenti che anche in questa stagione stanno emergendo, occupando spazi importanti nei taccuini dei DS di club maggiori (e non solo italiani) e nelle convocazioni delle Nazionali Azzurre U21, 20 e 19, dopo essere passati per la preziosa Rappresentativa B Italia. Se vogliamo di più dobbiamo lavorare meglio, e si ritorna al tema della collaborazione tra le Leghe e delle Leghe con la FIGC».
Il Napoli manda in campo solo Insigne tra i talenti nostrani. La Roma Totti, De Rossi e Florenzi, altro prodotto della cadetteria. Trovare tracce di italiani nell’Inter è un’impresa. Come evitare che tutto ciò che si produce in B venga disperso nella massima serie?
«Il tema della scuola italiana credo che non lo si affronti solo con la statistica o con le regole. D’altro canto non vorrei sembrare presuntuoso o inadeguato, affrontando un tema tecnico che avrebbe bisogno comunque del concorso di tutte le Componenti Federali, possibilmente un po’ più aperte a ragionamenti e progetti di sistema, anche a costo di perdere un po’ di sovranità e di rendita di posizione. La B per ora conferma due indicatori importanti: tanti giovani e tanti italiani o di scuola italiana in campo, e questo per “il Campionato degli Italiani” rappresenta un fattore identificativo e qualificante. Ma da soli non bastiamo e le migliori esperienze di altri paesi europei ci insegnano come alcune Federazioni siano riuscite a progettare e guidare la crescita, con le Leghe che ne hanno riconosciuto
e rispettato il ruolo».
A proposito di strutture, è orgoglioso che la piattaforma B Futura partecipi concretamente alla realizzazione di nuovi stadi in importanti città, come Cagliari e Pescara?
«Molto orgoglioso perché B Futura rappresenta in Italia e in Europa un modello di sviluppo infrastrutturale unico nel suo genere. In poco più di due anni siamo passati dall’idea, al progetto, a una società di scopo che inizia ad avere un “portafoglio” importante. Il progetto dello stadio di Cagliari sarà oggetto della prima Conferenza dei Servizi a metà del mese prossimo, a Pescara presenteremo entro gennaio il piano di fattibilità del nuovo impianto e il progetto di Avellino sta subendo una decisiva e positiva accelerazione. Ma ne arriveranno altri perché stiamo dimostrando che anche nel Paese del “non si può fare”, se si adotta il modello giusto che parte dalle analisi e non dai disegni, è possibile realizzare opere sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale e finanziario».
Si sta per aprire il calciomercato di riparazione. Presidente Abodi, ci faccia dieci nomi di calciatori di B che consiglierebbe a occhi chiusi a presidenti suoi amici di A?
«I presidenti dei Club di A e i loro Direttori Sportivi non hanno bisogno dei consigli di un presidente di Lega sulle scelte tecniche, primo perché loro conoscono la materia infinitamente meglio di me e secondo perché io conosco bene i limiti del mio ruolo. Dopodichè mi auguro che i nostri migliori giovani rimangano almeno fine alla fine del torneo perché ne abbiamo bisogno a livello di spettacolo e di interesse».
Invece la squadra che l’ha impressionata di più qual è stata?
«Nonostante la mia tradizionale resistenza a fare citazioni singole, anche per il rispetto che porto a tutte le nostre Società, non posso non citare il Crotone, per tante ragioni e non solo sportive. Un progetto tecnico che si è migliorato nel tempo, cambiando guida ma confermando il suo valore nella scelta degli allenatori e dei calciatori, che in questa stagione sono un gruppo in grado di offrire un calcio brillante e determinato. Tutto questo in una terra difficile, straordinariamente ricca di opportunità storiche, culturali e naturalistiche, tendenzialmente inespresse e alle quali la squadra di calcio potrebbe dare una spinta decisiva. Ma c’è sempre il campo tra i sogni e la realtà ed è il solo che confermerà o meno tra qualche mese le impressioni di questa prima parte di stagione».
La Lega B ha appena pubblicato il suo terzo Bilancio Sociale. Avete coinvolto le società nella vita delle città d’appartenenza, premiato Onlus impegnate in progetti concreti, promosso iniziative di socialità e solidarietà. Può dirci qual è stato il progetto più bello e umanamente più rilevante?
«Credo sia impossibile rispondere in modo netto. Tutti i progetti sviluppati da B Solidale e dai 22 Club sul territorio, promossi da noi o a supporto delle Onlus selezionate dal Comitato Etico della Lega B, avevano qualcosa di speciale, nella loro semplicità e umanità. E questa serie di attività ha rappresentato e rappresenta uno dei fattori decisivi della nostra crescita, un costante allenamento delle coscienze e delle sensibilità di tutti noi, che ha contribuito e contribuirà a consolidare quella consapevolezza e quella responsabilità decisive per riavvicinare la gente al calcio e per farci camminare con i piedi ben piantati per terra».


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