Capolavoro Grosso, Frosinone meraviglia

La fantastica galoppata della capolista si chiude con la promozione anticipata davanti alla sua gente impazzita di gioia
Tullio Calzone
4 min

Un omaggio doveroso e sentito e tanta gioia da condividere nonostante tutto. La scomparsa inattesa e dolorosissima del fratello del presidente Maurizio Stirpe, l’ingegner Curzio, getta un’ombra di tristezza su un evento straordinario ma non spegne la felicità del popolo ciociaro per questa incredibile promozione in Serie A del Frosinone, forse la più bella di tutte. Nessuno immaginava, infatti, che potesse arrivare così in fretta e in maniera così travolgente dopo la rifondazione avviata dal club due anni fa non solo per rimettere in equilibrio i conti devastati dalla retrocessione in B e aggravati ancor più dalla pandemia e dal lockdown quando si era andati a un passo dal chiudere i battenti ovunque. Anche il presidente Stirpe, in realtà, era arrivato a pensare di iscrivere la squadra al campionato di Serie D, facendo un passo di lato e uscendo di scena. Almeno dal teatrino di un calcio non più sostenibile. Ma la passione con la quale aveva alimentato un progetto così avvincente - con l’appoggio della sua famiglia e in particolar modo del fratello - ha avuto ancora la meglio sui pensieri negativi e sulle tentazioni pure razionali e non immotivate. D’altra parte il Frosinone, al di là della retrocessione patita con tutti gli annessi inevitabili in termini di costi e sul conto economico, aveva fatto parlare di se investendo su uno stadio di proprietà, il “Benito Stirpe”, e su un Centro sportivo destinato a diventare un polo d’impianti sul territorio con altre infrastrutture in divenire e nuove ambizioni. E tutto non poteva essere ridimensionato rinunciando alla sfida.

Resettare il passato

Resettato il passato e smaltiti gli effetti negativi di esso, s’è investito su giovani di qualità, dopo aver creato le infrastrutture in cui far crescere e sbocciare i propri talenti. La cessione di Federico Gatti alla Juve ha tracciato un modello. Ma altri giovani sono già in rampa di lancio grazie al lavoro di Fabio Grosso, il tecnico a cui il direttore sportivo Guido Angelozzi ha affidato il progetto dopo l’esonero di Nesta. «Abbiamo fallito i playoff lo scorso anno per un soffio. Ma già quella squadra aveva fatto capire che eravamo sulla buona strada - spiega oggi il massimo dirigente tecnico del club - Ovviamente tutto sarebbe stato impensabile senza la visione e la concretezza del nostro presidente Stirpe. Il vero artefice di questo successo a cui lo dedichiamo». 

Il calcio di Grosso

Stirpe, Angelozzi, Grosso: un trittico perfetto. Tutti con un’incredibile nostalgia di futuro. L’altra qualità che ha spinto una squadra perfetta per il gioco espresso ovunque e costantemente durante l’intera stagione. Un solo dato sugli altri: la squadra giallazzurra è rimasta finora da sola in testa alla classifica per 2178 minuti. Nessuno, ovviamente, ha saputo fare meglio e di più. Ma non era scontato riuscirci. «L’anno scorso abbiamo ricostruito tutto - ha spiegato a caldo Fabio Grosso, rivivendo le emozioni per il mondiale vinto nel 2006 e il percorso attraversato in questi anni -, c’erano tanti esordienti, ma abbiamo fatto ugualmente un grande campionato. Poi siamo usciti dai playoff. Ma non è cambiato nulla. Anzi abbiamo trovato le energie e le motivazioni per andare oltre quella delusione». Un grazie speciale al presidente Stirpe per la grande opportunità avuta. «Ho avuto la fortuna di venire a lavorare in questa società - ha aggiunto il tecnico capitolino che ha ringraziato e abbracciato uno a uno i sui calciatori - con un grande presidente e un direttore molto molto bravo. Serve la serenità per portare avanti stagioni così difficili». Ma la gioia ora è incontenibile come quella vissuta ancora dalla città. Nonostante la pioggia battente e la morte nel cuore! 


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