L'orgoglio di Saladini, il ragazzo di Calabria sogna una grande Reggina

Rilevato il club solo un mese fa, ha ingaggiato Inzaghi a Formentera per lanciare un segnale forte e allestire una squadra capace di lottare al vertice
L'orgoglio di Saladini, il ragazzo di Calabria sogna una grande Reggina© LAPRESSE
Xavier Jacobelli
10 min

Questa è una storia d’orgoglio calabrese puro. Purissimo. Un mese fa ha cominciato a scriverla Felice Saladini, l’uomo che ha letteralmente salvato la Reggina, prendendola per i capelli quand’era rotolata sull’orlo del baratro. E non è un modo di dire. Un mese dopo, eccolo qui a raccontare, tuttora permeato dall’Effetto Superpippo che a Reggio Calabria ha scatenato un entusiasmo incredibile: mille abbonamenti venduti in un solo giorno sono lì a testimoniarlo. Dovevamo incontrarci di persona sullo Stretto, ma come si fa a conciliare fisicamente la presenza simultanea degli interlocutori? Sono il Signor MeglioQuesto che, nome omen, per il Gruppo da lui comandato saltabecca da Sud a Nord; il presidente prefetto Marcello Cardona, l’uomo giusto al posto giusto; il direttore generale Gabriele Martino, della Reggina la storia; il direttore sportivo Massimo Taibi, il 1° aprile 2001 entrato nell’enciclopedia del calcio per quel gol di testa all’Udinese segnato da lui, della Reggina portiere, oggigiorno, invece, chiamato a convivere con le 30-40 telefonate quotidiane di Inzaghi (per non dire di whatsapp) che lo martella per sapere quali rinforzi arrivino. Gli impegni dei quattro signori sono tali e tanti che, alla fine, la soluzione tecnologica si è rivelata la migliore, per un inconsueto quanto illuminante Incontro. E poi, tutto si tiene: come poteva non avere successo la videoconferenza con protagonista il ragazzo di 37 anni, professionalmente nato in un call-center e diventato un imprenditore di così eclatante successo da sbarcare in Borsa?

Il sogno e la realtà

Saladini ha il sorriso di chi crede che i sogni divengano realtà. Sprizza ottimismo, voglia di fare, concretezza. «Perché ho preso la Reggina? Perché credo nei valori dello sport e in una Calabria forte, dinamica, apprezzata e rispettata. La Reggina è una vera istituzione per Reggio, per i calabresi e merita ogni sforzo. Può rivelarsi un volano importante di crescita sportiva, culturale, civile. Ho formato una squadra di persone serie, per bene, animate dall’entusiasmo di lavorare per raggiungere lo stesso obiettivo: riportare la Reggina dove merita e lì restarci stabilmente. Sono volato a Formentera da Inzaghi perché credo in lui, un eccellente allenatore, un campione del mondo, un uomo vero». Attenzione alle parole di Saladini. Le parole pesano, le parole sono importanti. Nessun proclama tonitruante, nessuna promessa per ingraziarsi la platea e nemmeno per cavalcare l’onda di un gradimento popolare immediato, sincero, spontaneo che non suona solo gratitudine verso l’uomo capace di salvare il club, a suo tempo onorato da Oreste Granillo ed esaltato dai nove anni in Serie A firmati Lillo Foti. No, Saladini si è messo in testa di rifare la Reggina dalle fondamenta, sa bene che ci vorrà tutto il lavoro faticoso e il tempo necessario per riuscirci. Non vende fumo, ma prende Inzaghi «con un contratto di tre anni per fare le cose nel modo migliore, con la massima trasparenza verso i tifosi, verso Reggio, verso Il calcio che ci guarda con simpatia pari all’attesa».

La cena per farli conoscere

«Siamo innovativi per vocazione», annota Saladini citando il motto di MeglioQuesto. E che cosa può essere più innovativo per la Reggina di un presidente reggino, prefetto dello Stato, in prima linea nella lotta alla criminalità e nel sostegno alle vittime della mafia, ex arbitro di Serie A? Marcello Cardona si riconosce perfettamente nelle parole di Giovanni Falcone: «Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni, non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili». Cardona confida: «Confesso che sino a un mese fa ero decisamente lontano dalla realtà della Reggina. Poi sono stato invitato da cena da Saladini: mi ha colpito la sua gioia, sì, la gioia di un imprenditore calabrese diventato il proprietario di una società importante come quell’amaranto e la sua volontà di restituirle rispetto, passione, successo. Dentro di me, dopo quarant’anni vissuti al servizio dello Stato e dello sport, ho avvertito il desiderio di restituire a Reggio Calabria qualcosa di straordinariamente emozionante. E poi, ho conosciuto un aspetto di Saladini e della sua famiglia che mi ha particolarmente colpito, anche per via delle esperienze vissute nel sostegno alle vittime della mafia e della violenza: la Fondazione Territorio Italia è nata per aiutare gli altri. Il resto è venuto da sé».

Risvegliati dal torpore

Gabriele Martino ascolta e annuisce. Martino è un azzimato signore di settant’anni, dirigente sportivo apprezzato per la competenza e la coerenza nelle scelte e nei comportamenti. Appartiene alla storia della Reggina, di cui è stato giocatore nel giovanili, viceallenatore, direttore sportivo per tredici anni prima di andare alla Lazio chiamato da Lotito, ritornare a Reggio nel 2008 e ancora nel 2015, rientrarvi definitivamente il 28 giugno scorso quale direttore generale. Martino è un prezioso testimone del tempo: «In venti giorni, Saladini ha cambiato il mondo reggino: gli ha restituito fiducia, ha cambiato i suoi orizzonti. Ha ridestato la città dal torpore in cui era caduta, ha suscitato un entusiasmo straordinario, un entusiasmo che io non avevo mai visto, eppure io ho vissuto tutte le stagioni della Reggina. E Inzaghi poi, che colpo! Spero che le rispettive compagne non me ne vogliano, ma fra Saladini e Pippo calcisticamente è scoppiato un amore travolgente. Farà un gran bene alla Reggina. Non so se questa nuova era possa essere paragonabile ai tempi d’oro del passato: so che per me è bello esserci». Anche per Taibi che, dopo la tumultuosa gestione precedente, ora può dimostrare ancora una volta quanto la nomea di ottimo direttore sportivo sia meritata. Dove può arrivare la Reggina, Massimo? Risposta precisa: «Nei giorni scorsi ero a Milano. Un collega mi ha detto: sai, quest’anno in Serie B, in realtà A2, ci sono almeno 16-17 squadre che possono conquistare la promozione. E ognuna di queste squadre può arrivare prima. O diciassettesima». Il mio interlocutore ha detto il vero: mai visto un torneo così equilibrato, avvincente e ricco di protagoniste come il prossimo che si annuncia. Bari, Cagliari, Genoa, Palermo, Venezia: cinque capoluoghi di regione, cinque club ambiziosi come gli altri che si batteranno per Andare o tornare in Serie A. Noi siamo una società nuova, stiamo costruendo una squadra nuova, abbiamo un allenatore nuovo. Come ho ritrovato Inzaghi? E’ esattamente lo stesso di quando giocavamo insieme nel Piacenza, quasi trent’anni fa. Pippo è un martello e un’enciclopedia ambulante del calcio: conosce tutti, ma proprio tutti i giocatori, dalla A alla C. E mi chiama 30-40 volte al giorno, senza contare i messaggi whatsapp. Una cosa posso garantire io, che sono stato un giocatore della Reggina e da quattro anni sono il direttore sportivo della Reggina: questa squadra non si tirerà mai indietro e sarà spinta da un pubblico incredibile».

Debiti molto pesanti

Saladini sorride quando ascolta il pensiero di Taibi rivolto ai reggini. Sa che, causa rifacimento terreno di gioco, in pessime condizioni, la Reggina dovrà giocare Fuori casa le prime due gare di campionato, «ma il 27 agosto debutteremo nel nostro stadio. Stiamo redigendo progetti importanti sia per il Granillo sia per il centro sportivo Sant’Agata. E abbiamo incontrato molta disponibilità nelle istituzioni. Pubblico e privato devono e possono andare a braccetto. Siamo nella Reggina da un mese e, mi creda, abbiamo trovato una situazione delicata, ereditando debiti molto pesanti. Per accollarceli, lo sforzo iniziale è stato enorme, ma l’abbiamo sostenuto con la certezza che ne valga la pena». Cardona annuncia: «La campagna abbonamenti è partita molto bene. Ora lanciamo iniziative e prezzi mirati per i ragazzi, le famiglie, le donne: a fine novembre, quando la Lega di B promuoverà l’iniziativa contro i femminicidi e la violenza di genere, la Reggina sarà in prima fila per sostenerla. La Reggina vuole essere anche sinonimo di impegno civile, in linea con l’impegno della nuova proprietà. Quanto ai giocatori, a loro abbiamo detto semplicemente: faremo di tutto perché qui vi sentiate a casa. L’ho ripetuto anche agli ultimi due ragazzi appena arrivati: la sera, quando telefonate ai vostri, dire loro che li aspettiamo a Reggio perché vedano in quale piazza accogliente avete deciso di vivere e di giocare a calcio». Irrompe Saladini: «Perché ho scelto Inzaghi? Perché voglio una società di gente importante, gente seria e onesta. Ce l’ho fatta e questo è il mio augurio per il futuro».

La notte è passata

Palpabile, l’impressione che il nuovo patron voglia giocare la sua partita a tutto campo: la società, la squadra, i rapporti con i tifosi e con le istituzioni, i piani per lo stadio e il centro sportivo, l’innovazione nella comunicazione mediatica di un club che ha tifosi dovunque nel mondo. Sotto il segno dell’orgoglio di essere calabresi. Qui sta il punto del nuovo, meraviglioso viaggio di Saladini: l’orgoglio di essere calabresi. Viene in mente Leonida Repaci, e il suo “Quando fu il giorno della Calabria: “Utta a fa jornu c’a notti è fatta”. Si sbrighi a far giorno che la notte è passata. E’ passata, Reggina. Sii Felice.


© RIPRODUZIONE RISERVATA