Musa, che doppietta davanti a Messi

E’ un attaccante esterno, ha ventidue anni ed è la grande sorpresa della nazionale nigeriana, che si è qualificata agli ottavi di finale del Mondiale per la terza volta nella sua storia. Gioca nel Cska Mosca e ha segnato sette gol nell’ultimo campionato russo
Stefano Chioffi
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ROMA - Dopo aver vinto nel 2013 l’ultima edizione della Coppa d’Africa, la Nigeria ha centrato la qualificazione agli ottavi di finale del Mondiale: traguardo che aveva raggiunto solo due volte, nel 1994 in America (quando fu eliminata poi dall’Italia di Arrigo Sacchi) e nel 1998 in Francia. Insieme con l’Algeria, che ha mandato a casa Fabio Capello e la Russia, la Nigeria è l’altra nazionale africana rimasta in corsa: la Costa d’Avorio di Didier Drogba è sparita dopo il lampo con il Giappone, mentre il Ghana si è tolto solo la soddisfazione di imporre il pareggio alla Germania, prima di farsi travolgere dai litigi interni (Sulley Muntari e Kevin Boateng cacciati dal ritiro) e dalle battaglie economiche con la federazione.

 

L’ESAME - La Nigeria ha dimostrato organizzazione tattica e solidità. Per due partite non ha subito gol: ha preso un punto con l’Iran (0-0) e ha battuto (1-0) la Bosnia del romanista Miralem Pjanic e del laziale Senad Lulic. La sconfitta per 3-2 contro l’Argentina, una sfida decisa dalle magie di Leo Messi (autore di una doppietta), non ha incrinato le certezze della Nigeria, uscita tra gli applausi. Il gruppo del ct Stephen Keshi tornerà in campo il 30 giugno a Brasilia (ore 18) per affrontare la Francia, che ha segnato otto gol in tre gare e vanta il terzo migliore attacco del Mondiale dopo l’Olanda (10 reti) e la Colombia (9). Tra i 23 giocatori convocati da Keshi, c’è solo un “italiano”: è il centrocampista Ogenyi Onazi, ventuno anni, scoperto dalla Lazio e molto corteggiato all’estero (soprattutto in Inghilterra e in Germania). 

 

LA RISPOSTA - Messi ha fatto il marziano contro la Nigeria, che ha giocato comunque con personalità, senza timori: pressing e corsa. L’autostima non è mancata neppure di fronte al genio del Barcellona, che sta cercando di regalare agli argentini una Coppa che manca dal 1986, dai tempi faraonici di Maradona. La Nigeria, adesso, aspetta la Francia con entusiasmo e ambizione. Peter Odemwingie ha firmato il primo gol della nazionale di Keshi in Brasile, regalando il successo contro la Bosnia. E’ uno dei saggi del gruppo, ha trentadue anni, gioca in Premier League nello Stoke City e ha realizzato sette gol nell’ultimo campionato. Si è formato in Europa: il Cska Mosca lo ingaggiò nel 1998, quando aveva diciassette anni. Odemwingie, ala sinistra, è uno specialista del contropiede: dribbling e progressione. Ma la Nigeria, in questo Mondiale, ha accompagnato anche l’ascesa di un’ala destra che ha fatto soffrire la difesa dell’Argentina: Ahmed Musa, ventidue anni, è il nuovo tesoro della nazionale di Keshi. Ha un contratto fino al 31 dicembre con il Cska Mosca, che valuta il suo cartellino intorno ai dieci milioni di euro: il doppio dei soldi che il club russo ha speso nel gennaio del 2012 per prenderlo dal Venlo, in Olanda. Difficile da marcare, Musa è un esterno ideale per il 4-3-3. Contro l’Argentina, nello stadio di Porto Alegre, in base alle statistiche della Fifa, ha percorso nove chilometri, sacrificandosi anche in fase di copertura. E’ una seconda punta che somiglia per caratteristiche a Odemwingie: nello scorso campionato russo ha disputato ventisei gare e ha realizzato sette gol. Si è distinto anche in Champions, andando a segno nell’ultima partita della fase a gironi contro il Viktoria Plzen.

 

LA STORIA - E’ nato il 14 ottobre del 1992 in una regione montuosa della Nigeria, sull’altopiano di Jos, come Obi Mikel, mediano della nazionale e del Chelsea. E’ piccolo di statura, è alto un metro e settanta, può essere utilizzato anche sulla fascia sinistra. Accelera e cerca l’inserimento in area di rigore, preciso nel tiro ma anche altruista e generoso: in passato, nel 2011, prima dell’offerta dell Cska Mosca, Musa era stato seguito dal Borussia Dortmund di Klopp. Ha cominciato la carriera nel Kano PIllars, in Olanda (nel Venlo) si è fatto scoprire a certi livelli. E’ stato uno dei protagonisti del campionato vinto dal Cska, che ha bruciato allo sprint lo Zenit di Villas Boas, chiamato a sostituire Spalletti dopo essere stato esonerato dal Tottenham. Il Cska è allenato da Leonid Slutsky e ha conquistato il suo quinto titolo in Premier Liga, scegliendo come modulo il 4-2-3-1. Musa e il serbo Zoran Tosic (classe 1987, ex Manchester United) si sono mossi alle spalle del centravanti ivoriano Seydou Doumbia, ventisei anni, capocannoniere del torneo con diciotto gol (quattro su rigore).


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