ROMA - In un’intervista alla rivista “France Football”, Paulo Sousa ha raccontato i segreti del Basilea (campione in Svizzera per la sesta volta consecutiva) e della sua carriera di allenatore. Ha avuto quattro maestri: «Carlos Queiroz ha lavorato sul mio carattere (nello Sporting Lisbona, ndr), Sven Goran Eriksson mi ha trasferito la mentalità vincente durante l’esperienza nel Benfica, Marcello Lippi è stato decisivo per la mia crescita tattica quando ero alla Juventus e Ottmar Hitzfeld mi ha insegnato a ragionare da leader nel Borussia Dortmund». Da regista-mediano a tecnico emergente: Paulo Sousa è in corsa per prendere il posto di Sinisa Mihajlovic nella Sampdoria. Quarantatré anni, portoghese, nato a Viseu, comune di 90.000 abitanti, ha lasciato subito il suo marchio nel Basilea: è stato ingaggiato nella scorsa estate, dopo aver conquistato il titolo in Israele sulla panchina del Maccabi Tel Aviv, e ha allungato la brillante striscia di successi del club svizzero, che ha festeggiato sei scudetti negli ultimi sei anni con quattro tecnici differenti. Prima di Paulo Sousa, il Basilea aveva centrato l’obiettivo con i tedeschi Thorsten Fink (2010 e 2011), Heiko Vogel (2012) e con lo svizzero di origine turca Murat Yakin (2013 e 2014), nell’ultima stagione al timone dello Spartak Mosca.
IL DOMINIO - Il campionato svizzero si è rivelato una corsa senza ostacoli: il Basilea ha chiuso a quota 78, con ventidue punti di vantaggio sullo Young Boys, secondo in classifica. Ventiquattro vittorie, sei pareggi, sei sconfitte, ottantaquattro gol realizzati e quarantuno subiti in trentasei giornate. Paulo Sousa ha un contratto per altri due anni. Ha iniziato ad allenare nello staff della nazionale portoghese, poi ha esordito a livello di club nel Queens Park Rangers. E ha proseguito il suo viaggio nello Swansea, nel Leicester, nel Videoton e nel Maccabi Tel Aviv. Nel Basilea, a livello dirigenziale, ha trovato l’organizzazione e la competenza per proseguire la sua crescita. Non ha un modulo preferito. Cambia spesso formula: difesa a tre o a quattro; una punta e tre trequartisti oppure il tridente.
IL PROGETTO - Applausi e consensi al “St. Jakob-Park”: Paulo Sousa non ha ancora sciolto il nodo relativo al suo futuro. Si gusta un anno d’oro, proprio come il Basilea, che è pronto a valutare le offerte per i suoi pezzi pregiati, nel pieno rispetto della sua recente tradizione (il 23 gennaio del 2014 aveva ceduto Mohamed Salah al Chelsea per quindici milioni di euro). Adesso il più richiesto è Shkëlzen Gashi, ventisei anni, che ha il passaporto svizzero e gioca nell’Albania di Gianni De Biasi. E’ un esterno sinistro da 4-2-3-1 e ha vinto gli ultimi due titoli di capocannoniere: nello scorso anno ha segnato diciannove gol con il Grasshoppers e in questa stagione ha trascinato il Basilea con ventidue reti. E’ costato due milioni di euro e ora ne vale otto, almeno nei piani dei dirigenti rossoblù.
LA SCHEDA - Shkëlzen Gashi è mancino, è nato a Zurigo il 15 luglio del 1988, è alto un metro e 82, ha un contratto fino al 2018 e ha un rendimento da centravanti. Quarantuno gol e quattordici assist negli ultimi due campionati. Ha cominciato la carriera nelle giovanili dello Zurigo, dopo è passato allo Schaffhausen, dove era cresciuto anche Roberto Di Matteo. Ha giocato più avanti nel Bellinzona, nell’Aarau, nel Neuchatel Xamax e nel Grasshoppers. Eleganza e velocità, scatto e dribbling: insieme con l’attaccante Breel-Donald Embolo, classe 1997, dieci gol nella “Super League” svizzera, può trasformarsi in una ricca plusvalenza per il Basilea.