Elanga e la rivoluzione culturale di Rangnick nel Manchester United

Attaccante esterno, 19 anni, svedese: due gol in Premier e uno in Champions. Nel clima da “tutti in discussione”, introdotto dal tecnico tedesco, sta rovesciando le gerarchie
Elanga e la rivoluzione culturale di Rangnick nel Manchester United© EPA
Stefano Chioffi
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Ha conosciuto i parenti in Camerun e la bellezza della capitale Yaoundé, la terra di suo padre Joseph, durante qualche periodo di vacanza, quando ancora studiava al college. Anthony Elanga è svedese, è nato a Malmö, nel quartiere residenziale di Hyllie, e ha deciso di giocare per la nazionale di Ibrahimovic, anche se deve accontentarsi per il momento delle convocazioni nell’Under 21 di Jens Gustafsson. Ha diciannove anni, mercoledì sera è stato votato "man of the match" al Wanda Metropolitano di Madrid ed è il primo risultato concreto del radicale cambiamento introdotto da Ralf Rangnick nel Manchester United, dove il tecnico tedesco ha imposto a Cristiano Ronaldo di fare il centravanti (tentativo che non era riuscito a Sarri nella Juve) e ha bloccato ogni tentativo di autogestione. Non contano più i nomi, ma il rendimento: vietate intromissioni e lamentele. 

La rivoluzione culturale

Appena arrivato a Old Trafford, dopo l’esonero di Solskjaer, Rangnick è rimasto colpito dalle potenzialità di Elanga, attaccante esterno, in grado di portare una ventata di freschezza a un gruppo che si specchiava nella sua storia passata. Dinamismo e spessore, grande applicazione, ala destra o sinistra nel 4-2-3-1, la capacità di infilarsi negli spazi sfruttando eleganza e agilità. Il suo idolo è Thierry Henry. Anche Solskjaer lo aveva apprezzato, ma Rangnick lo ha inserito a tempo pieno nel gruppo della prima squadra, concedendogli sempre più spazio dopo la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Mason Greenwood, denunciato dalla sua compagna Harriet Robson per stupro e violenze. E le risposte sono state brillanti: Elanga ha segnato in Premier contro il Brentford e il Leeds, provando a mascherare i difetti di un Manchester United dove Solskjaer aveva faticato a gestire forti personalità come quelle di Ronaldo e Pogba. Ha evitato ai Red Devils anche la sconfitta nell’andata degli ottavi di Champions contro l’Atletico Madrid: al Wanda Metropolitano, mercoledì sera, è entrato in campo a un quarto d’ora dalla fine al posto di Rashford e dopo cinque minuti ha firmato il gol dell’1-1. Scatto in profondità, finta per rubare il tempo ai difensori di Simeone e diagonale di destro, il suo piede preferito, sull’altro palo, dove Oblak non è riuscito a intervenire. 

L'academy dei Red Devils

Elanga, a gennaio, aveva chiesto di essere ceduto in prestito. A fargli cambiare idea era stato Rangnick. Ha cominciato a giocare nell’Elfsborg, nel Malmö e nell’Hattersley, sobborgo di Manchester, dove il suo allenatore si chiamava Ian Forder, pronto a pronosticargli un futuro da professionista e a soffiarlo ai dirigenti dell’Hyde. È entrato nell’accademia del Manchester United quando aveva dodici anni. È stato Solskjaer a lanciarlo in Premier League l’11 maggio del 2021 contro il Leicester (1-2) all’Old Trafford. Ha segnato il primo gol in campionato il 23 maggio del 2021: vittoria per 2-1 a Wolverhampton. È nato il 27 aprile del 2002, è alto un metro e 78, gioca con la maglia numero 36 e ha rinnovato il contratto fino al 2026. La mamma si chiama Daniela. Ha due sorelle: Sandra e Chanelle. Suo padre Joseph è stato un calciatore, era un terzino sinistro, ha girato l’Europa: Paok Salonicco, Malmö, Brøndby. Sette gol in sette partite nella Svezia Under 21. Si allena spesso anche da solo, i metodi e la cultura del lavoro di Rangnick stanno accelerando la sua evoluzione, ma il tedesco lascerà la panchina dello United a maggio per dedicarsi al ruolo di direttore generale. Rangnick ha già scelto il suo erede: è l’olandese Erik Ten Hag, allenatore dell’Ajax, abituato a valorizzare talenti come Elanga. L’obiettivo del signor Ralf è riportare presto il club allo splendore dei tempi di Alex Ferguson, dopo aver sfiorato un ruolo di comando nel Milan.


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