© EPA Dro e la magia della cantera
La sua maglia numero 38, quella dell’esordio, non ha prezzo: merita un vetro e una cornice. Pedro Fernández Sarmiento, per tutti Dro, diciassette anni e otto mesi, ha una storia speciale da raccontare. Il ragazzo di Nigrán, nel cuore della Galizia, ha già lasciato il segno al Camp Nou. Il 28 settembre, contro la Real Sociedad, ha debuttato da titolare in Liga. Faccia da liceale, ma nessuna incertezza. Il Barcellona lo considera un patrimonio dal valore ancora indefinito.
I campi del Val Miñor
Nato il 12 gennaio del 2008, Dro è cresciuto nei campi del Val Miñor. Non correva più veloce degli altri, non era il più forte fisicamente. Ma aveva qualcosa di diverso: giocava a testa alta, come chi vede la partita da un altro piano. A quattordici anni il Barça lo nota e lo porta alla Masia, dove ogni tocco è scuola e responsabilità. Lui non si perde: umile, concentrato, con un’idea precisa di calcio fatta di lucidità e pensiero veloce. Qui, tra sfide quotidiane, si rafforza la sua idea di calcio: un gioco fatto di precisione, intelligenza tattica e una lucidità che spesso mancano anche ai più grandi. Trequartista, un metro e 89, destro naturale. Papà galiziano e mamma filippina.
Trequartista, mezzala o falso nueve
Il suo calcio è elegante e allo stesso tempo efficiente. Può giocare come centrocampista offensivo, mezzala o anche come “falso nueve”. Ogni posizione la interpreta con lo stesso rigore. I suoi tocchi sono ordinati, il suo controllo è elegante, nei baby del Barcellona ha la capacità di dettare i tempi. Nella scorsa estate, Dro ha partecipato alla tournée del Barcellona in Giappone. Durante una partita contro il Vissel Kobe è entrato in corsa e ha segnato. Un piccolo premio dopo anni di sacrifici e allenamenti. Il vero banco di prova è arrivato però a settembre, quando il tecnico Hansi Flick l’ha schierato titolare contro la Real Sociedad. Il Camp Nou è un teatro di emozioni forti. E quel giorno lo accoglie con un misto di curiosità e rispetto. Dro risponde giocando con maturità. Dimostra una naturalezza rara. Quella partita è più di un debutto: è la conferma che il Barcellona ha un altro talento. E lui, nonostante la giovane età e la delicatezza di certi esami, sembra pronto ad assorbirne tutta la responsabilità.
Il suo soprannome
Lo chiamano “Dro”, un soprannome che nasce da una tenerezza familiare: il fratellino non riusciva a pronunciare correttamente “Pedro”. Ora quel nome, Dro, è stampato sulle maglie del Barcellona, e rappresenta un’identità fatta di umiltà, sacrificio e talento puro. Flick l’ha voluto tenere in estate, l’ha portato in tournée, l’ha fatto allenare con i big. E Dro si è ritrovato come in un’aula dell’università.
