Le feste natalizie tra squat e pasti felici
Che il mondo dei social sia vastissimo, lontanissimo eppure a portata di mano, lo sappiamo. Che non sia facile districarsi tra le infinite offerte di qualsiasi cosa, pensabile e impensabile, lo verifichiamo ogni giorno, basta desiderare una cosa, avere una necessità, un’urgenza che quella si palesa. Spiati o meno che siamo, non basta la parola, ma il solo pensiero: et voilà quel pensiero si fa offerta. In questo mare magnum di “consigli per gli acquisti” di una nuova categoria di influencer, che per un like o un "seguimi" offrono il mondo, dai film ai libri, dal calcio al tennis, dalla mobilia ai vestiti, dalla medicina alla magia, dalle ricette alle diete, vanno fortissimo i canali dedicati al fitness e ovviamente alla nutrizione. Un fisico bestiale è il sogno di molti, dopotutto. Spopolano personal trainer, fisioterapisti, esperti di yoga e tai chi, gente in carne e ossa, da ogni parte del mondo, e robot, coi muscoli che si illuminano, che ti dicono come allenarti e cosa mangiare per dimagrire o solo per stare o rimetterti in forma, che tu sia giovane o attempato, in menopausa, con le ginocchia a posto o malconce, qualcosa adatta a ogni esigenza si trova.
Nel mondo parallelo si vive di attrazione e innamoramenti, chi ci mette la faccia deve essere non solo convincente ma accattivante e se ne deve inventare una al giorno per sfidare la concorrenza. Tra questi c’è Matteo Sciaudone, uno e centomila (in foto). Cofondatore e Ceo di “Corpo sostenibile”, napoletano di origine e romano di adozione ma ormai cittadino del mondo, non solo parallelo, si muove tra Bali e Dubai, a soli ventiquattro anni (per dimostrarne di più si è fatto crescere la barba, corta e curata), ha fondato una società online da quasi dieci milioni di fatturato. Sciaudone è il frontman di una squadra multiprofessionistica. Ha un fisico asciutto, per niente pompato, parla in termini comprensibili a tutti - la cacca la chiama cacca, e la pancia la chiama panza - ti mostra come allenarti, anche pochi minuti al giorno, in modo non convenzionale, dalla camera da letto o dalla cucina, in jeans, a petto nudo o in camicia e infine ti cattura con una frase a cantilena, che è il suo refrain: “se sapessi che... lo staresti già faceeeendo”.
Sciaudone, lei è figlio di un avvocato e una magistrata, forse era destinato ad altro?
«Ho studiato economia, odiando l’università. Tempo perso, io volevo fare, volevo costruire. Così per aprire un po’ la testa e smettere di ascoltare i “dovresti fare questo, dovresti fare quello”, me ne sono andato in Russia. Dopo tre anni di insuccessi con un metodo online di fitness, a Mosca ho conosciuto la mia compagna, Angelina, e abbiamo iniziato a lavorare assieme. Quel metodo è stato fallimentare perché era troppo incentrato su di me e poco sugli altri. Invece, ho capito, si deve partire dal prossimo. Di qui nasce “Corpo sostenibile”, un centro online di integrazione olistica di nutrizione, sport e psicologica, che ha origine in Russia e in America e che noi abbiamo portato in Europa, abbiamo il brevetto della Comunità Europea».
Lei non è né un personal trainer, né un nutrizionista, né uno psicologo, però sembra che sia tutto questo. Esattemente come si definisce?
«Un imprenditore. Sono il Ceo dell’azienda, mia e di Angelina, che fattura 9 milioni e mezzo di euro annui e ha 140 impiegati».
Cos’è “Corpo sostenibile”?
«Una clinica online. Abbiamo nutrizionisti, psicologici, coach, tutti iscritti agli albi di competenza in Italia».
E qual è la particolarità?
«L’approccio umano, rivolto alla persona che vive il quotidiano, fatto di stress, di imprevisti, di poco tempo, vita vera insomma. Il messaggio che mandiamo non è giudicante ed è molto inclusivo».
Lei ci mette la faccia. Una sorta di acchiappa clienti?
«Sì, ma non interagisco personalmente. A differenza di tutti i professionisti che lavorano per me. Ognuno di loro ha una pagina social specifica che riporta a “Corpo sostenibile”. La mia comunicazione funziona perché sono il primo cliente della nostra azienda e non uso tecnicismi. Oggi abbiamo 3300 clienti attivi, abbiamo lavorato su diecimila persone e quello che dicono io l’ascolto».
Il linguaggio che usa è... originale.
«Non dico adipe in eccesso, ma “panza a marsupio” perché è quello che ti definisce non l’adipe in eccesso. Uso pochi tecnicismi per parlare di un metodo che ha un fondamento scientifico: è come te lo offro che è rivoluzionario».
Dov’è la rivoluzione?
«Che non c’è giudizio. Che se hai voglia di un Kinder Bueno devi mangiarlo, nessuno ingrassa per un Kinder Bueno. Contano le quantità e devono essere piccole».
E poi ci sono gli esercizi mostrati in pantalone, a petto nudo, dalla camera da letto o dalla cucina: basta davvero fare dieci squat per essere in forma?
«Non mi faccio vedere in tenuta sportiva, con il tappetino o il manubrio ma... in mutande, come dice mia madre. Hai cinque minuti? Bene, vai in camera e fai questo esercizio. Non hai i pesi? Vanno bene due bottiglie d’acqua. L’importante è che ti ritagli quei cinque minuti per te che ti cambiano la vita. La modalità comunicativa deve avere a che fare con la vita normale di persone che la mattina si alzano presto e devono preparare i figli per la scuola e andare al lavoro».
Come si entra in “Corpo sostenibile”?
«Il clienti hanno una consulenza iniziale, in cui ascoltiamo il perché vogliono raggiungere un obiettivo. Dobbiamo capire il “vero perché” così a ogni risposta che danno noi poniamo un altro perché. La persona deve essere realmente motivata e avere un perché forte e consapevole per voler riprendersi cura di se stesso».
Chi sono i vostri clienti?
«Gente che pesa 130, 150, 180 chili, gente con disturbo del comportamento alimentare, donne con problemi ormonali, persone che hanno avuto un tumore e sono ripartite. La clientela è varia, tendenzialmente tutta over 30, il cliente più anziano ha 73 anni, il più giovane ne ha 13».
Non è ingannevole il suo messaggio, come quello degli squat antistress?
«Attraverso i video sui social non si può strutturare un programma one-to-one completo che ti garantisca risultati. Allo stesso tempo le informazioni condivise sui social sono quelle su cui si basa il programma. Quindi non è un messaggio ingannevole, semmai incompleto».
L’offerta online di metodi per dimagrire, o rimettersi in forma, è tantissima, come si fa a scegliere tra un personal trainer e un altro?
«È ovvio che il consumatore sceglie anche la persona che parla, e non gli interessa quanto sappia. Nel momento in cui è non giudicato, ma compreso, ascoltato, allora si sente concretamente aiutato e la scelta diventa facile. Il consumatore si autoindirizza verso la persona in cui si riconosce e magari rivede. Io, da imprenditore, devo far parlare le persone dei problemi, devo utilizzare le loro stesse parole, comprendere il dolore che provano in quello che vivono. Insomma devo individuare una nicchia a cui rivolgermi, studiarla, capirla, immedesimarmi. Mi immagino una persona che vive quello che vivo io, la differenza è che io ho il problema ma so come risolverlo».
Tra competitor di fitness e nutrizione vi copiate?
«Ci sono cose che già funzionano. Io non faccio l’inventore. Quello che faccio è comprendere ciò che il mercato già ama e riprodurlo con un messaggio coerente con i valori aziendali. Il 70% dei nostri format è testato da noi o da altri, è verificato che funziona e porta risultati. Il polso del mercato è fondamentale, quindi un 80% è ciò che già funziona, che noi riadattiamo, rimoduliamo, mentre andiamo a produrre completamente il restante 20%».
Come si tiene il passo con i social che oggi mutano tanto velocemente?
«I format si esauriscono molto prima rispetto al passato, ogni 14 giorni dobbiamo fare un check e ridefinire la strategia».
Com’è una sua giornata?
«Al mattino in piedi senza sveglia, non accendo il telefono e faccio mezz’ora di passeggiata con la mia compagna. Colazione al bar. Poi leggo un libro, prevalentemente di psicologia o di nutrizione e sport. E dopo mi metto al lavoro».
Chi la aiuta nelle riprese casalinghe per i suoi reel?
«Faccio tutto da solo, con treppiedi, telefono, microfono giro per casa».
In mutande...
(sorride) «Utilizzo la fisicità per far fermare lo schermo. Non ho un fisico estremo, irraggiungibile, ma passa il messaggio di un corpo che sta bene e si può ottenere con poche cose».
Non teme insulti e odiatori di passaggio?
«No, perché per uno che ti odia mille ti amano».
Qualche consiglio alimentare durante queste feste natalizie?
«Concederci quello che vogliamo, è l'unico modo per non esplodere, non perdere totalmente il controllo e sentirsi in colpa, come capita quando ci sono questi eventi che aspettiamo con ansia per uscire dalla regola. Il pasto-sgarro, anzi il pasto libero ancora peggio, ci dovrebbe far capire che siamo schiavi della dieta. Perché devo essere libero a Natale? Non posso esserlo un altro giorno. Perché devo essere schiavo di qualcuno, di qualcosa? Se stai aspettando il Natale per mangiare quello che vuoi c'è qualcosa da cambiare oggi nel tuo approccio alla nutrizione. Si può finire col sentirsi doppiamente in colpa per aver mangiato qualcosa in più che non volevamo realmente mangiare, oppure per aver sprecato un bel momento in compagnia, davanti a qualcosa di buono, perché vissuto con ansia e stress».
I suoi genitori cosa pensano di lei?
«Subito non hanno compreso la mia scelta. L’università l’ho fatta per loro, "alla peggio", dicevano "hai la laurea", ma per me non esisteva un piano B. Non esiste "alla peggio". Se non molli mai non puoi perdere. All’inizio sei solo tu e lo stadio è vuoto. Le cose vanno male e tu sei da solo e ti applaudi, non hai il supporto di nessuno se non di te stesso e della tua speranza e del tuo impegno. Ora i miei genitori sono contenti e orgogliosi».
Visto il successo economico?
«Il successo è fare quello che piace».
Lei è iperattivo?
«Sono un neurodivergente con un po’ di ADHD, che ho reso funzionale e non disfunzionale, nel senso che ho costruito una vita che mi permette di performare bene. L’essere iperattivo, sempre dinamico, funziona se già funzioni in quella dinamica. Vado veloce e va bene così. Comunque a scuola e all’università ero bravo ho sempre avuto voti alti».
Cosa le manca dell’Italia?
«La famiglia. I miei però vengono a trovarmi e io torno un paio di volte l’anno».
Resterà per sempre lontano dall’Italia?
«No, un giorno tornerò a vivere a Napoli».
Tifa Napoli?
«Sono ormai poco interessato al calcio, mi definisco un ex tifoso del Napoli. Seguo poco anche se ho festeggiato gli scudetti con mio padre e mio fratello. Il Napoli ci accomuna».
Qual è il suo hobby?
«Il mio lavoro. Non sento il bisogno di prendere una vacanza né una domenica off».
Non si stanca mai?
«Diciamo che il mio sistema nervoso è in iperallerta, sono in iperproduzione di ormone dello stress e di cortisolo data la neurodivergenza, l’iperattività, i volumi di lavoro molto pesanti. È stato importante imparare a regolare i livelli di stress e cortisolo con la nutrizione, con l'attività fisica, con forme di autoregolazione che mi permettono di dormire meglio, di non svegliarmi la notte, di sentirmi riposato, di staccare ogni tanto la spina, perché fa parte anche quello della performance».
Come si vede tra dieci anni?
«La nostra missione è aiutare gli italiani a ottenere il corpo che vogliono e non sentirsi imprigionati nelle diete. Quindi tra dieci anni voglio aver compiuto la missione grazie anche al nostro team, fatto di persone straordinarie, che rende possibile quello che si vede da fuori. E anche se quello che si vede è Matteo Sciaudone, senza i suoi collaboratori e la sua compagna non sarebbe Matteo Sciaudone: perché da solo vai veloce ma se vuoi andare lontano devi andare in team».
