La rivoluzione abortita di Baku

Leggi il commento dell’ultimo Gp di Formula1
La rivoluzione abortita di Baku© EPA
Mauro Coppini
2 min

Tanto rumore per nulla. Ed è subito “carovana”. Sarà pur vero che il “cliente”, in questo caso lo spettatore di un Gran Premio, ha sempre ragione ma non sempre è ragionevole accontentarlo. Specie quando seguirne gli istinti rischia di trasformare il Circus della Formula 1 in un caos. Sinonimi sul vocabolario, nemici giurati nella realtà. E così l’incrocio inestricabile tra prove libere ridotte al minimo, qualifiche anticipate e gare raddoppiate, finisce di chiudere la porta in faccia proprio a quel pubblico generalista per il quale la “rivoluzione” di Baku è stata frettolosamente proclamata.

Una Formula 1 a due velocità

L’obiettivo era quello di trasformare un evento sportivo in uno spettacolo per grandi e piccini. Così non è stato perché l’effetto “carovana” della gara, pochi sorpassi e ancor meno emozioni, non è stato minimamente intaccato dalle nuove norme. Il tentativo di fare di una gara sprint il sabato, dove i “piccoli” avrebbero potuto aggredire i “grandi”, attenti a non compromettere la gara della domenica, è fallito. E non poteva essere altrimenti perché i rapporti economici tra le squadre non lo consentono. Ma la “rivoluzione” di Baku per Liberty Media è il necessario passo avanti verso la normalizzazione di una Formula 1 dove lo sport lascia spazio ad uno spettacolo nel quale ogni evento avrà una vita a se stante, al di là di ogni campionato. Corre la Formula 1. A due velocità. Non solo in pista ma anche sui cavilli regolamentari. Così veloce da lasciare fermi ai box proprio chi quei regolamenti ha provveduto e senza parole chi la segue in tribuna o davanti allo schermo televisivo. Dalla libertà della diversità alla prigionia dell’omologazione il passo è breve.


© RIPRODUZIONE RISERVATA