Disastro Ferrari, la grande fuga di Sanchez: tutti gli scenari dopo l’addio

L’addio dell’ingegnere francese apre un buco nel vertice tecnico: no comment del Cavallino, clima sempre più difficile
Fulvio Solms
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Si è dimesso David Sanchez, che per chi segue con passione Formula 1 e Ferrari non ha bisogno di presentazioni. Chi invece osserva con distacco potrebbe non conoscerne il nome, che qui racchiudiamo in una manciata di parole: è il responsabile del concetto di vettura. Francese di Montpellier a dispetto del nome che tradisce origini spagnole, era nel vertice della piramide tecnica con Enrico Cardile ed Enrico Gualtieri. Cardile uguale telaio, Gualtieri uguale motore, Sanchez uguale filosofia tecnica: formalmente Head of Vehicle Concept, era quello che dirigeva il coordinamento tra prestazioni, aerodinamica, gomme, dinamica del veicolo. A strettissimo contatto con lui operava Diego Tondi, il capo dell’aerodinamica.

Un vero terremoto

Basta e avanza per comprendere come questa non sia una scossa d’avvertimento ma un vero terremoto. La Ferrari non ha voluto dire una parola oltre il classico no comment. Sanchez, centrale quanto il tema tecnico di cui aveva delega, uomo inflessibile anche con sé stesso e dal carattere spigoloso, osserverà un periodo di gardening (inattività forzata) dopo il quale potrebbe tornare alla McLaren, da cui era arrivato più di dieci anni fa (ottobre 2012). Dopo quattro stagioni aveva sostituito Dirk de Beer come capo aerodinamico, per prendere la responsabilità del settore nel febbraio 2019 e divenire capo ingegnere della performance nel gennaio 2021. Tre promozioni che aveva firmato Binotto, la prima in qualità di direttore tecnico e le altre due come capo della squadra.

Atto drastico

Non è ancora certo cosa abbia spinto l’ingegnere francese all’atto drastico: se il rapporto con Vasseur, o più probabilmente l’essere messo sotto pressione come ex figura vicinissima a Binotto. Dagli elementi che siamo riusciti a raccogliere: avrebbe sentito attorno a sé un clima tossico e avrebbe deciso di togliere il disturbo, cogliendo l’occasione offertagli dalla McLaren. Potrebbe anche avere già firmato: non si tratta dunque di una decisione presa a seguito del GP Bahrain, né dei test appena precedenti, ma di qualcosa che è rapidamente maturata in dicembre. Alla McLaren Sanchez ritroverebbe come team principal Andrea Stella, altro ex ferrarista di valore. Si tratta dunque di una grave perdita per Maranello che avrà difficoltà a sostituire l’ingegnere francese con una figura di pari livello, non essendoci i tempi per risolvere il problema sul mercato.

Tante uscite

Le dimissioni di Sanchez si aggiungono ad altre uscite che citiamo a titolo di cronaca, avendo ognuna un elemento ispiratore diverso: Gino Rosato, potentissimo uomo-ombra fin dai tempi di Jean Todt, Jonathan Giacobazzi manager ferrarista fin nel midollo, Iñaki Rueda tolto dalla pista. Ma per le circostanze in cui è maturata - Binotto è stato dimissionato per scelta ostinata della presidenza - Sanchez è indubbiamente la perdita più grave: secca, imprevista e senza appello, tale da aprire un buco nel vertice della Scuderia, già sofferente per la mancanza di un vero direttore tecnico. Cosa ne dice l’amministratore delegato Benedetto Vigna, in capo alla squadra sopra la testa di Vasseur e dunque primo responsabile di queste tensioni? Speriamo che tale serie di eventi non contribuisca a rendere la Ferrari sempre meno appetibile per figure di vertice eventualmente da ingaggiare, come già avvenuto nel caso del “no grazie” di Christian Horner (Red Bull) e Andrea Seidl (McLaren) al presidente John Elkann che li aveva fatti cercare per proporre loro il ruolo del team principal.


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