Dategli una Ferrari! Charles Leclerc ha mostrato a Las Vegas di cosa sia capace quando la macchina funziona. In una gara scoppiettante che ha avuto tre diversi leader – i tre del podio – ha lottato con le Red Bull superandole tre volte e facendo immaginare agli appassionati scenari nuovi. «Cara Ferrari, per favore dai a quest’uomo un’astronave nel 2024. Saluti, The Tifosi» è stata l’invocazione di un gruppo di fedeli ferraristi di rito leclerchiano.
Leclerc, nuovi orizzonti
Un futuro diverso per il Cavallino è dunque possibile, come suggeriscono due secondi di distacco da Verstappen, tredici giri di Leclerc al comando, sette sorpassi tra effettuati e subiti con le Red Bull, la cattiveria (ma diciamo pure scorrettezza) con cui Max l’ha sospinto fuori alla prima curva beccandosi cinque secondi di penalità («E tanti saluti alla giuria», ha commentato con arroganza l’olandese), il rapido assalto di Leclerc per il secondo posto a Perez rimasto di sasso. E anche la rimonta di Sainz da ultimo a sesto, dopo l’incidente multiplo al via. Questa seconda metà di Mondiale sta vedendo la Ferrari in una posizione di seconda forza: dal GP d’Austria, con l’arrivo delle evoluzioni e dunque la maturazione delle macchine 2023, dopo la Red Bull (501 punti) hanno raccolto più punti McLaren (267) e la Rossa (266). Rimane l’amarezza per quel che avrebbe potuto essere e non è stato. Alla fine dei conti, considerata la buona competitività delle Ferrari (a Las Vegas favorite dalla mancanza di curvoni veloci), la loro gara è stata devastata dall’ingiusta penalità imposta a Carlos Sainz per aver cambiato un pezzo rotto dopo l’impatto contro un tombino. Se Leclerc in pole avesse avuto Carlitos al fianco, la Ferrari avrebbe potuto provare a vincere organizzando una sorta di Singapore al contrario: non Charles a disposizione di Carlos, com’era avvenuto in quella occasione, ma legittimamente e logicamente il contrario.
Ferrari, duello Mercedes
E s’è riaccesa d’improvviso la volata per il secondo posto tra i costruttori, piazzamento che non smuove entusiasmi ma prestigio e milioni di euro di premio in più, questo sì: il distacco dalla Mercedes si è ridotto da venti a quattro punti (erano 56 dopo il Belgio) «e quattro non sono niente – ha osservato Sainz – A me a questo punto è venuta una gran voglia di batterli». Anche perché il «ca**o di tombino», così l’ha chiamato Toto Wolff invitando a non darvi peso, ha devastato la gara sua e non quella di un pilota Mercedes. Deciderà Abu Dhabi domenica prossima. Poi, certo, Verstappen ha fatto il Verstappen, ma stavolta senza il gomito fuori dall’abitacolo: le vittorie sono ora diciotto nella stagione (mai visto niente del genere) su ventuno GP disputati, e cinquantatré in carriera come quelle di Seb Vettel: dunque oggi Max, a ventisei anni da poco compiuti, è il terzo pilota con più successi in Formula 1 dopo Lewis Hamilton (103) e Michael Schumacher (91).
Leclerc, secondo e deluso
In un contorno quasi clownesco tra cloni di Elvis, lanci di dadi luminosi nel cielo e americanate varie, il GP come evento agonistico ha funzionato, al punto di rimettere lo sport al centro del villaggio. Norris a muro dopo aver perso l’auto su un dosso ha dato un brivido (giornata no per la McLaren), mentre sono stati lotta vera e pura, l’essenza del motorsport, il sorpasso di Leclerc a Verstappen (giro 16), quello di Verstappen a Leclerc con doppio affondo in staccata (giro 37), quello di Perez a Leclerc colpevole di un dritto (giro 43) e quello restituito a Checo in vista del traguardo. «La safety car entrata dopo la toccata tra Russell e Verstappen mi ha danneggiato perché avevo cambiato le gomme (tre giri prima, ndr) e non sono rientrato – ha osservato Leclerc – così alla fine gli altri le avevano più fresche delle mie. Senza quell’imprevisto avrei potuto vincere, dunque sono deluso». Gran buon segno, un ferrarista triste per un secondo posto.